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Raffaele Gaetano, La benda sugli occhi

Teoria della conoscenza, etica e politica in Paul-Henri Thiry d'Holbach,
Rubbettino, Soveria Mannelli, 1999


di Carmine Chiodo


Il barone Paul Henri Thiry d'Holbach ebbe «come una doppia vita: una pubblica, modellata sul grado sociale di nobile nella Parigi borghese e salottiera della seconda metà del settecento, ed una sotterranea, densa di importanti avvenimenti culturali che solo la conoscenza postuma del suo pensiero ha permesso di svelare appieno» (p. 21). Nato in un piccolo paese dello stato tedesco del Palatinato, in giovinezza si trasferì a Parigi dove nel 1751 conobbe Diderot e Rousseau: con quest'ultimo arrivò ben presto alla polemica e alla rottura. L'amicizia con Diderot significò collaborazione all'Encyclopédie per la quale nel 1765 scrisse vari articoli attinenti alla metallurgia, alla mineralogia, alla storia naturale, alla politica e alla filosofia. Gli enciclopedisti s'incontravano spesso nella casa dello stesso barone D'Holbach e vi si discuteva di letteratura, di filosofia e di politica. Ospiti dei conviti organizzati dal maître d'hôtel de la philosophie erano D'Alembert, Voltaire, Turgot, Galiani, Alessandro Verri, Rousseau, Hume, Cesare Beccaria e tanti altri. Nel 1765, durante un soggiorno inglese, il "barone" si mise in contatto con Hume e Garriek ed «ebbe modo di collaudare i canali di diffusione clandestina dei propri scritti» (p. 23). Nel 1770 vide la luce, sotto il nome di un altro, l'opera dal titolo Système de la nature, venduta a 2 Louis ad esemplare. Ebbe un grande successo e il Parlamento di Parigi ne ordinò la «pubblica lacerazione ed il rogo» e la Chiesa lo mise all'Indice dei libri proibiti il 9 novembre 1770.
Il 21 gennaio 1789, all'età di sessantasei anni, il "barone" d'Holbach morì e venne sepolto con «rito cattolico nella [...] chiesa di Saint Roch, un vero e proprio mausoleo degli atei» (p. 23). Il successivo 2 febbraio venne pubblicata sul "Journal de Paris" La lettre sur la mort de M. le Baron d'Holbach del discepolo J. André Nageon che mostrò all'Europa sauvage la sua «prismatica personalità di uomo e di intellettuale sovversivo».
In Italia un contributo determinante alla conoscenza di questo filosofo è venuto dalla traduzione delle sue principali opere: Sistema della natura (1978), Etocrazia (1980), Il buon senso (1985), Elementi di morale universale (1993) e Saggio sui pregiudizi (1993), a cui hanno fatto seguito i saggi di W. Tega e A. Minerbi Belgrado; mentre una segnalazione a parte merita la splendida Prefazione di S. Timpanaro all'edizione italiana di Il buon senso.
Ne La benda sugli occhilo studioso calabrese Raffaele Gaetano, che si interessa in particolar modo di estetica e di storia delle idee e che ha al suo attivo l'ottimo volume Beati se non sanno la loro miseria. Formazione e primi sviluppi del concetto di natura nella filosofia di Leopardi (Cosenza, Periferia, 1997), ricostruisce, passo dopo passo, con un linguaggio limpido e penetrante, l'iter filosofico di d'Holbach, concentrando la sua attenzione sulle idee del filosofo illuminista sulla religione, lo Stato, la morale e la conoscenza, raccogliendo i giudizi molto positivi di noti studiosi, che vale la pena richiamare. Così Vittorio Mathieu -  che ha scritto la Prefazione al volume -  osserva che il principale pregio del saggio di Raffaele Gaetano è «di render chiaro che la filosofia di d'Holbach -  che abbraccia, come già è stato sottolineato, diversi ambiti di ricerca -  è precisamente l'esposizione più coerente e articolata di ciò che si suole chiamare materialismo». Un libro, quindi, che va, come sottolinea Ferdinando Abbri nella Postfazione storica, «salutato con soddisfazione>> in quanto innanzitutto «dimostra la piena maturità che gli studi storico-filosofici sul settecento francese hanno ormai acquisito in Italia» (p. 176). Dal canto suo, Aniello Montano dell'Università di Salerno ha sottolineato la giustezza e la chiarezza delle tesi sostenute nel libro di Gaetano, di cui viene condiviso il metodo e il tipo di lettura.
La figura del filosofo d'Holbach viene dal Gaetano proiettata nella Parigi illuminista, una città ovviamente cosmopolita, in cui sono molti i salons letterari e dove abbondano i gabinetti scientifici e le accademie. In quella città salottiera ed accademica, il "barone" sarebbe rimasto uno dei tanti dotti della seconda metà del settecento se non avesse saputo elaborare una complessa e raffinata riflessione teorica <<il cui posto nella weltanschauung del secolo è stato possibile acclarare solo dopo la morte, con la definitiva attribuzione di scritti pubblicati anonimi o pseudonimi sin dal 1751>>(p. 27).  Questa bifrontalità rappresenta -  come nota Raffaele Gaetano -  un «punto di forza per l'interpretazione della filosofia di d'Holbach». Ed è appunto sui «contenuti teorici di questa bifrontalità» che lo studioso calabrese concentra la sua attenzione, ben focalizzando i vari momenti e lo sviluppo della riflessione del filosofo illuminista. Così come risulta compiutamente analizzata la teoria della conoscenza in d'Holbach, che insieme a La Mattrie ed Helvéthius, si distingue dagli altri uomini di cultura del "secolo dei lumi" in quanto nella sua elaborazione concettuale (ortodossa e sistematica) è solito ridurre «casualmente l'attività mentale, le raisonnement, alla materia» (p. 53). Molto chiare ed esaustive sono pure le pagine che ricostruiscono la sua virulenta polemica anticristiana, i motivi dell'antireligiosità del filosofo illuminista, a partire dal suo dramma familiare: la morte della «dolce e amabile» moglie Basile-Geneviève d'Aine, a causa della quale -  come ha scritto Alessandro Verri -  il "barone" è «divenuto un ateista furiosissimo», su cui ha avuto un peso determinante anche l'influenza delle idee di Diderot.  
Il già citato Vittorio Mathieu nella Prefazioneal libro osserva che nessun filosofo materialista ci spiega in modo convincente che cosa sia la materia. Ciò vale per La Mettrie, per Helvéthius e, soprattutto, per il "barone" d'Holbach. Il Gaetano puntualizza che «il postulato» che la materia «esista e porti i suoi frutti nelle diverse dimensioni dello scibile» è per questi filosofi «assoluto e per questa ragione necessita di essere accolto dogmaticamente, acriticamente», precisando però che proprio «in questa presunta assolutezza» sta «il maggior limite di quel postulato» (p. 170).
Il libro di Raffaele Gaetano rappresenta, in sostanza, un fondamentale contributo alla studio e alla comprensione della figura e della filosofia del "barone" d'Holbach che ebbe, come già si è detto, interessi abbastanza diversificati e che svolse un ruolo di primaria importanza nella diffusione della letteratura clandestina libertina e della chimica tedesca. Come ha sottolineato Ferdinando Abbri nella Postfazione, il d'Holbach fu un «critico feroce, aspro del sentimento religioso, della religione organizzata, sostenitore di un materialismo radicalmente ateo [...] e il centro motore di una coterie che si configurò come luogo critico di idee e di tradizioni plurisecolari e di elaborazione di nuove prospettive ideologiche» (p. 175).



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