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Per una storia dell'idea repubblicana

di Franco Crispini


La cultura repubblicana ha una lunga e consolidata tradizione di riflessione teorica, di pratica civile e politica, di elaborazione letteraria.
Vediamo brevemente sotto quali profili ed in quali modalitàvienedeclinata nel corso degli anni e fino a noi l'idea repubblicana negli elementi che la strutturano e la costituiscono.
Una storia dell'idea repubblicana a rigore dovrebbe essere scritta tenendo conto di altre storie con cui è annodata, quella dell'idea di democrazia, quella delle forme delle istituzioni civili. Per niente agevole quindi l'impresa che abbiamo davanti, la quale ci costringe a procedere per tagli entro un quadro considerevolmente ampio ed articolato nel quale è assai duro muoversi sciogliendo tutti i nodi.Tanti gli interrogativi nel lavoro di ricostruzione storica e filosofica di questa idea repubblicana: quale posto assegnare alla storia civile e sociale, quale peso riconoscere alla storia delle formazioni politiche?
Ciò premesso, è necessario circoscrivere il terreno entro cui rendere la cifra di certi passaggi storici e fare emergere talune scansioni teoriche tra antichità e modernità, dalla Politeia di Platone al De republica di Cicerone, dalla Politica di Aristotele ai Discorsi di Machiavelli, a Cattaneo alla teoria repubblicana elaborata in tempi vicini a noi quale si può trovare in un Pocock. Ma anche così facendo resterebbero egualmente inesplicate non poche questioni.
Radicamento storico e filosofico dell'ideologia repubblicana, ma anche, a chiusura e compimento di questa riflessione, validità della cultura repubblicana ad alimentare nel presente la vita della comunità politica. Insomma, passato e futuro di quell'insieme di valori che costellano l'idea repubblicana.
Sono state identificate tradizioni distinte di pensiero repubblicano e questo non ha un rilievo semplicemente storiografico, di riconoscimento cioè di una collocazione delle radici della cultura repubblicana in questo o in questo altro contesto storico con riferimento a questo o quell'altro autore, bensì una portata teorica che coniuga diversamente i referenti interni principali dell'idea repubblicana stessa.
Recentemente sono state date due letture della tradizione repubblicana che ne collocano le origini, l'una, con Pocock (autore del Il Momento machiavelliano, trad.it.1980), nel "civic humanism" fiorentino del '400,l'altro,con Quentin Skinner, nel pensiero politico "neo-roman" del XIII sec. L'Italia della esperienza repubblicana fiorentina, di cui è segretario Maciavelli, quella di Venezia che rimane a lungo il paradigma di repubblica, si conservano come miti incancellabili. E' significativo che nel 1651 nell'introdurre la sua concezione antirepubblicana di "libertà negativa", Hobbes prenda di mira la scritta "libertas" sui bastioni della città-repubblica di Lucca (Leviatano,XXI,8).Già a questo punto possiamo accennare alla difesa della "libertà repubblicana fatta contro Hobbes da Harrington il quale ritiene che quella vada intesa come libertà tramite la legge e non dalla legge, come governo della legge e non degli uomini, come un governo della legge che è strumento di difesa contro l'arbitrarietà del potere tirannico.
La doppia genesi di un pensiero repubblicano non vuole certo dare ragione della maggiore consistenza dell'uno rispetto all'altro. Non si tratta di questo, poiché avviene invece che tanti siano i punti sui quali è possibile avvicinare le immagini di tradizione politica costruite dal lavoro di storici dell'utopia e del pensiero positivo repubblicani e da quello dei filosofi della politica.
C'è chi si è chiesto attraversando la eguale rilevanza di queste due linee di lettura: il pensiero politico repubblicano ha influenzato la identità nazionale italiana e il concetto italiano di cittadinanza? Può avere esso un significato attuale? Interrogativo questo non banale, vista la rilevanza in ogni caso della ricerca delle proprie origini, del faticoso cammino dalla forma utopica o letteraria a quella istituzionale dell'idea repubblicana, incalzati dallo spettro del distacco dalle proprie ragioni, dalle proprie peculiarità iscritte nel proprio svolgimento.
E certamente, come si vedrà anche da queste nostre schematiche considerazioni, da una tradizione che ha i suoi punti di forza disseminati in tutta la storia del pensiero politico dai classici, come Platone, gli Stoici, Cicerone, a Machiavelli a Rousseau, non possono che discenderne germi vitali per la  riflessione moderna e contemporanea, una eredità storica e normativa rispetto ai contenuti di una etica e di una politica di stampo repubblicano.
Prima di passare, dopo l'accenno ad Harrington, a dare qualche riscontro circa il dibattito teorico contemporaneo sulle tesi di due teorici della politica, Philip Pettit (Il repubblicanasimo,1997) e Quentin Skinner i quali vedono il pensiero repubblicano portatore di una idea di "libertà negativa" che si oppone al liberalismo classico e al liberalismo progressista contemporaneo, prima di guardare a tutto questo, occorre rendere evidente qualche altro aspetto dell'idea repubblicana nella sua storia. Il mito repubblicano porta al suo interno il sentimento della patria e della indipendenza: lo si constata facilmente da Petrarca, a Machiavelli, teorico della libertà repubblicana, al Foscolo. Il patriottismo repubblicano non ha solo fonti letterarie, pensiamo ancora all'apporto della tradizione romana quale possiamo cogliere in questa affermazione di Cicerone:" omnium societatum nulla est gravior nulla carior quam ea, quae cum re publica est uni cuique nostrum";  o anche al patriottismo repubblicano cittadino di un Machiavelli, o alle "piccole patrie" di Montesquieu, o alle "patrie singolari" di Cattaneo sostenitore di una appartenenza multipla, alla città ed alla comunità nazionale, di una libertà che si identifica con la repubblica ma è "una pianta di molte radici". Un cenno ancora al patriottismo repubblicano del Machiavelli: esso include una idea politica di cittadinanza, un forte senso della libertà e delle istituzioni del vivere libero, una idea dei conflitti e delle "dissensioni" come necessari allo sviluppo della libertà scrive: "posto ogni altro rispetto seguire al tutto quel partito che le salvi la vita, e mantenghile la libertà" ( per tutto questo si ricordino i Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio e le Istorie fiorentine).A Machiavelli tra l'altro, bisogna guardare come ad un critico di quei teorici che "si sono immaginati republiche e principati  che non si sono mai visti né conosciuti in vero essere.".
La cultura politica repubblicana resiste ad ogni usura del tempo e delle intricate vicende civili italiane, francesi o di altro paese: il seicento della rivoluzione napoletana del 1647,il settecento delle "repubbliche giacobine" e della repubblica partenopea, l'ottocento delle repubbliche romana e veneziana del 1848-49.Sono esperienze storiche che non hanno mancato trovare significative elaborazioni teoriche attraverso i Mattia Doria, Melchiorre Gioia, Cuoco, Cattaneo, Mazzini. La faticosa costruzione di una cittadinanza italiana, di una identità nazionale ne è stata profondamente marcata; la tradizione repubblicana e radical democratica, tra le altre (del cattolicesimo, del nazionalismo etc), ha in modo specifico, peculiarmente, posto un rilevante nesso, a momenti caratterizzante tutta la ideologia repubblicana tra dimensione di patriottismo, principi di libertà ed eguaglianza, con in più il richiamo alla memoria delle virtù repubblicane per "eccitare all'imitazione", e perché "non eternare la memoria della tirannia per farcela odiare eternamente?". Il patriottismo repubblicano rifiuta inoltre ogni idea di "primato nazionale" che come è noto è idea cara al Gioberti.
La riflessione sugli elementi fondanti una cultura ed una coscienza repubblica prosegue nel tempo fino ai Rosselli, ai Gobetti  e si intreccia con un esame critico della storia d'Italia. La ricerca della identità nazionale è  venuta sviluppandosi con ed attraverso di essa. Non si contano i momenti di annebbiamento, gli scacchi, sono momenti in cui l'idea repubblicana appare alternativa ed eversiva, appare irrealizzabile ed intraducibile in ordinamento costituzionale. Con l'avvento della democrazia repubblicana, per tanti anni fino agli ultimi è sembrato che altre culture contrapposte potessero meglio sostanziare la identità nazionale. L'elemento repubblicano, come insieme di virtù, di diritti e di doveri, come idealità etica non elitaria, non ci pare tuttavia che stato cancellato o emarginato o comunque spodestato dal suo ruolo di fattore fondativo ed identificante. Certo nella situazione italiana odierna in cui per un concorso perverso di cause è divenuto indispensabile ridisegnare l'identità nazionale, la tradizione repubblicana, opportunamente ripensata, se non proprio un antidoto, può essere un correttivo importante per tanti mali che insidiano la identità nazionale italiana.
Cerchiamo ora di capire dove portano quelle due linee di lettura, quella machiavelliana di Pocock  e quella neoromana del repubblicanesimo classico di Skinner (Liberty before Liberalism), cui abbiamo accennato. Ossia a quali esiti teorici ed etico-politici pervengono le due tesi di cui l'una fa risalire l'origine del repubblicanesimo alla concezione aristotelica dell'individuo come animale politico che può realizzarsi solo attraverso una appartenenza radicata " nella sostanza etica di una comunità particolare", e l'altra che considera la partecipazione politica come un mezzo per difendere le libertà civili. Entrambe si oppongono alle forme moderne e contemporanee di liberalismo, richiamandosi o ad un comunitarismo antiindividualista di matrice neoaristotelica o addebitando al paradigma repubblicano una idea di libertà negativa, di libertà dalla dipendenza-dominio. Filoni diversi di pensiero politico, italiano, francese, anglosassone, sul  scorrono all'interno di queste discussioni sul concetto di uomo repubblicano, di virtù civile, di libertà repubblicana con le quali si tenta di configurare il repubblicanesimo come teoria di governo e teoria di libertà. Ci manca il tempo per potere entrare nel vivo di questi importanti confronti di idee che tentano di  costituire l'idea repubblicana in paradigma politico-istituzionale ed etico.
Dalla tradizione di esperienze e di pensiero, come anche dalle riflessioni di quelli che oggi ritengono che bisogna attivare una cultura ed un sentimento repubblicani come risorsa fondamentale per la democrazia, vogliamo trarre alcune indicazioni che ci sembrano legittimate dalle complesse vicende della storia nazionale e dai principali punti di arrivo della elaborazione teorica.
Ci pare di potere dire che il rapporto stretto tra cittadinanza-identità nazionale è uno dei portati fondamentali storici e teorico-normativi, assieme a quello di appartenenza, di una linea di pensiero repubblicano. Una appartenenza che prescinda da riferimenti ad un jus sanguinis ad una comunità di storia e di destino; una appartenenza che ingloba elementi affettivi e simbolici, sentimento e passione.
Nozione civica dell'identità collettiva, articolazione pluralistica dell'appartenenza: ecco i coefficienti essenziali della forma repubblicana di vita sociale e di essere. Un nuovo patriottismo come attaccamento ad un pianta dalle molte radici : i comuni sono la nazione, sonio la nazione nel più intimo asilo della sua libertà( ancora Cattaneo), da essi, dai comuni, o dal quartiere, dal villaggio, cresce e prende corpo la nuova identità repubblicana. Sono tratte indebitamente queste indicazioni rigeneranti per il nostro presente? Non crediamo. Il repubblicanesimo nella sua carta storica e nelle dimensioni di teoria politica permette veramente di ridefinire "il nesso necessario in una democrazia tra impianto istituzionale e motivazioni di comportamento dei cittadini" (Rusconi, Patria e Repubblica).
Se è vero, come sostiene la ricerca sociale empirica, che vi è una stretta correlazione tra la tradizione civica di regioni italiane che hanno conosciuto la esperienza repubblicana e l'efficacia delle istituzioni, allora si può sostenere che civismo e idea repubblicana vincono insieme e sono l'alimento delle società democratiche. Ma il problema è sicuramente più complesso, al di là della differenziazione tra un repubblicanesimo di matrice aristotelica ed uno di matrice machiavelliana, perché sia l'idea di libertà uguale cittadinanza, sia il circolo roussoviano virtù, patriottismo, libertà repubblicana, sono termini che almeno sul piano del pensiero alternativo a comumitarismo, liberalismo e democrazia, vanno meglio e più adeguatamente chiariti ed approfonditi.
Se la nostra Repubblica deve ritrovarsi nella sua più profonda essenza, occorre davvero che né si facciano discendere dalla tradizione repubblicana arbitrarie ed erronee ricette per una migliore salute, né per le due o tre forme di libertà, quante ne teorizzano Skinner, Pettit, Berlin (Due concetti di libertà), si semplifichi perdendo di vista tutto il corso storico dell'età moderna che ha portato alle costituzioni democratiche e repubblicane.



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