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Ombre sul paesaggio

- Itinerari calabresi fantastici -

di Michele Pingitore



Architetture del luogo. Paesaggi della mente.  L'urbano nel suo essere uniforme e piatto ci fa dimenticare le complesse/complete trame dell'extraurbano: dove la prima finisce l'altra si disperde.
Il territorio ci appare circoscritto in luoghi, punti e itinerari. La geografia non modifica mai i suoi segni convenzionali: le strade, i fiumi, i laghi, le montagne e i propri toponimi. Decifrare il paesaggio per quello che ci appare, inseguendolo sulle tracce di una mappa o attraverso un itinerario inventato, da punto a punto, verso una meta, una zona definita. Nel mezzo c'è il niente, una zona franca sospesa, nessuno sa come ci si approda e per dove ci s'inoltra.
Sentieri e piani. Escursioni e attraversamenti. Tralasciando i punti cardini
e più convenzionali delle pratiche esplorative/turistiche calabresi - un nome per tutti "la Sila" -, ci addentriamo in luoghi, forse, poco conosciuti, sicuramente non facili da raggiungere, spesso posti ai margini degli itinerari più battuti. Zone e posti che conservano e perpetuano ancora un loro fascino, tale da essere definiti "fantastici", non fosse altro per le leggende e credenze che le circondano, vere o false, questo non possiamo saperlo.
Oltre i confini e senza sentieri, dove le montagne delineano l'orizzonte. Li' non c'è il senso unico e non esistono semafori, non ci sono più regole o codici da seguire. Meta senza ritorno. Sotto la terra e sopra il cielo che si schiude toccato per incanto dalle nuvole.
Il Dolcedorme è la cima più alta del Pollino con i suoi 2271 metri. La vetta dove dalla terra ci si innalza di più verso il cielo.Quando si è sopra la cima, allungando la mano si ha la sensazione di toccare le nuvole, ma salirci sopra non è impresa facile. Per esempio qualche anno fa, una comitiva di cinquanta persone tentò la scalata della montagna, ma sulla vetta arrivarono soltanto in cinque di quei cinquanta, gli altri sono stati costretti lungo il sentiero a tornare indietro per le avverse condizioni atmosferiche.  La leggenda narra che proprio in cima c'è nascosto un tesoro, e a chi lo troverà, dopo alcune nefaste e pagane pratiche, la montagna si aprirà mostrando le sue cavità interiori ricolme d'oro.
Altri orizzonti e altri paesaggi. A pochi chilometri da Cosenza presso Bisignano si trova Cozzo Rotondo, un mistero della natura. Una collina perfettamente rotonda in mezzo al paesaggio circostante, un tumulo di terra costruito artificialmente, non si sa da chi e per cosa. Il cozzo ormai è completamente integrato nel paesaggio, qualcuno ha azzardato che li sotto si troverebbe la tomba e il tesoro di Alarico, altri hanno ipotizzato sagre e racconti da fine del mondo. Chi svelerà il mistero di Cozzo Rotondo?
Pietra Kappa una montagna di roccia nel cuore dell'Aspromonte. Una roccia titanica che si eleva in mezzo ai boschi, posta come roccaforte e sigillo in un territorio sterminato e misterioso. Intorno strade, stradine, sentieri, incroci e bivi senza ritorno. Un tempo regno non delle fate ma delle cosche. Vista da lontano sembra una montagna di un deserto americano, quella di Incontri ravvicinati di Spielberg per intenderci, qui però non c'è né il deserto né i marziani. Talvolta, per incanto nel silenzio della montagna si può udire, facendo un po' d'attenzione, un leggero sibilo portato dal vento. Sembrano voci umane cupe e addolorate. Ma di chi sono? Forse quelle di un brigante sperduto o quelle di un sequestrato rimasto chiuso all'interno di Pietra Kappa. Il vento continua a sibilare intorno alla montagna rocciosa.
Poco oltre il paese, scendendo giù da Fagnano Castello giace da secoli la Pietra Scivolente. Un'enorme pietra posta obliquamente sul dolce paesaggio, quasi come elemento estraneo. Chi non si accontenta di una spiegazione geologica, che pure esiste, deve usare un po' d'immaginazione e fantasia. Tralasciando le superstizioni religiose, la pietra è materia e osservandola dal basso verso l'alto, ci appare come una lunga pista con lo stesso colore dell'asfalto, perfettamente levigata, una pista forse per fare decollare le astronavi verso lo spazio. Assurdo ma non troppo, se si tiene conto della perfetta simmetria della pietra e soprattutto delle strane sensazioni che si provano quando la si percorre in bilico a piedi, una sorte di trampolino verso altre mete. Quali? Che dire poi delle numerose bolle sferiche sulla Pietra Scivolente?
L'ultima tappa di questo breve viaggio ci porta ai confini tra Calabria e Basilicata. Siamo nel cuore del Pollino, da Terranova in direzione della Casa del Conte, proseguendo ci si inoltra sui sentieri della montagna. Seguendo la sterata sulla sinistra dopo qualche km si intravede all'improvviso per incanto la Timpa di Pietrasasso. Un'apparizione per gli occhi, sembra la visione fulminea di un sogno. Intorno solo vallate e piani, e al centro un immenso monolito di roccia che si eleva al di sopra di ogni cosa creando un effetto paesaggistico dalle tinte surreali. Pietrasasso è in realtà la montagna che muore. Avvicinandosi, infatti si intravede tutt'intorno nella vallata massi e segmenti di questa formazione rocciosa che nel corso del tempo si è sgretolata. L'effetto è ancora più avvincente e suggestivo al tramonto o di notte con la luna piena. Nel buio della notte il paesaggio sembra evocare qualcosa di sacro. Un territorio posto ai limiti dello spazio e del tempo, probabilmente un passaggio per altre dimensioni.



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