Potresti spiegare come è nato il progetto "aree disagiate" che l'Eti (Ente Teatrale Italiano ) sta portando avanti da alcuni anni?
Questo progetto nasce dalla volontà governativa, espressa nel gennaio del '98, dell'allora presidente Veltroni con delega allo spettacolo, progetto che era, ed è ancora, un intervento mirato alla promozione teatrale nelle aree problematiche del paese, disagiate, depresse, per dirla con gli indicatori economico-finanziari. Era un intervento 'straordinario' perché questo fondo è stato trovato in maniera straordinaria ma, nelle modalità, previste dal decreto governativo, molto moderno e 'ordinario', intendendo per 'ordinario' un concetto positivo di intervento dello Stato. La dicitura "disagiate" è riferita ad aree che lo sono sicuramente per quel che attiene alle strutture, alle capacità organizzative e di impresa, ma non certo sul piano creativo. Tale progetto tocca tutte le regioni cosiddette a 'obiettivo 1', che sono sei, esclusa la Sicilia, perché lì, gli indicatori dello spettacolo che hanno generato l'individuazione di queste regioni come aree depresse, hanno verificato che lo Stato in Sicilia è molto presente. In effetti esistono due teatri stabili, molte compagnie anche di teatro di ricerca, un centro di sperimentazione e di ricerca teatrale (diretto da Beno Mazzone), alcuni Festival (tra cui il Festival del Novecento e il Festival di Taormina). Le sei regioni sono Campania, Basilicata, Molise, Puglia, Calabria, Sardegna e poi ce n'è una settima che è la Valle d'Aosta, perché in questa circostanza specifica è stata segnalata in quanto isolata, rispetto ad un contesto nazionale. Un isolamento diverso da quello sardo, tanto da risultare l'unico caso di una regione con assenza totale di interventi dello Stato e nessuna compagnia riconosciuta dal ministero, pure essendo presenti dei teatri della Regione e del Comune.
Queste sei regioni del sud, hanno dei punti in comune rispetto al disagio?
Si tratta di regioni diverse e il disagio è completamente diverso regione per regione. La Puglia è disagiata fino ad un certo punto, poiché nel volgere di poco tempo è tutta un rifiorire di attività, forse anche grazie a questo intervento. Oltre la riconferma del Kismet con la sua intensa attività di promozione teatrale a Bari, oggi, il Kismet medesimo è coinvolto al Teatro Rossini di Gioia del Colle dove, con l'appoggio dell'Eti, c'è un intervento molto forte del Comune.
Il Crest di Taranto, sempre attraverso questo progetto e con la collaborazione del Comune di Martinafranca, fa un intervento interessante a Martinafranca, ce n'è poi un altro molto importante a Lecce con Koreja, nei cantieri del loro nuovo spazio teatrale. A Bari ancora facciamo un intervento legato al teatro di figura con il Comune di Bari, Il Gran Teatrino di Comentale, diretto da Paolo Comentale, un artista dedito al teatro di marionette. Credo che i punti di riferimento siano divenuti importanti e si possa già parlare di una rete reale di collaborazioni che unisce i diversi centri. L'Ente fa da cerniera e da mediazione anche tecnica, cosa che reca un beneficio a tutti, non solo in termini economico organizzativi ma soprattutto per un discorso di progettazione culturale.
Hai citato gruppi preesistenti al momento dell'intervento.
Sì, preesistevano ed erano 'vivi', avevano un'attività che però stentava a uscire fuori, a qualificarsi a livello nazionale. Oggi Koreja, dopo un paio d'anni è diventata una realtà importante, si è trasformata. Sono tutte realtà dove tentiamo di integrare e non sovrapporre il nostro l'intervento, di lasciare la posizione di protagonisti agli operatori teatrali, offrendo alla città un teatro che si rivolge ai bambini di quattro anni fino agli adulti, passando per la contemporaneità e la sperimentazione, con attività di formazione per gli insegnanti e di educazione al teatro.
Cosa ha aggiunto questo progetto all'attività precedente di questi gruppi ?
Innanzitutto ha rafforzato e potenziato la rete. Cioè, grazie a questo rafforzamento gli operatori teatrali cercano in ogni modo di collaborare, di progettare insieme. Non è una cosa facile per il teatro italiano, ma progettare insieme è importante per l'accesso ai fondi comunitari. La programmazione finanziaria delle Regioni 2000-2006, e i relativi finanziamenti, risulta accessibile solo se si fa un buon lavoro di rete, di collaborazione anche con gli enti istituzionali locali. Questo intervento permette loro di avere una visibilità maggiore anche nel rapporto col Comune con la Provincia.
Mi puoi fare un esempio di progetto speciale già realizzato o ancora in atto aldilà dell'attività di produzione e di offerta di spettacolo?
Noi stiamo lavorando su alcune aree tematiche, stiamo lavorando alla progettazione di un Equal, che è un progetto comunitario finanziato con l'obiettivo di mettere a fuoco alcuni temi cardine, fra cui, nel caso specifico, i luoghi teatrali. È fondamentale fare riferimento al tema dello spazio, all'identità del luogo teatrale, alla sua capacità di essere flessibile rispetto ad attività differenziate che vanno ben oltre l'offerta di spettacoli dal vivo. Quindi il luogo come tema principale, e poi la formazione. Le compagnie hanno compreso che questo è un campo in cui è necessario studiare i profili professionali operativi, come quelli degli organizzatori, degli imprenditori, degli operatori teatrali. Non è più possibile infatti pensare a compagnie il cui rapporto di committenza sia limitato agli enti locali alla Regione, al Comune, alla Provincia, oggi si devono conoscere le strade che portano al sostegno degli atti creativi, fra cui la Comunità Europea.
Le nuove programmazioni regionali sono dei punti di riferimento ai quali bisogna sapere accedere con strumenti che gli operatori teatrali ancora non possiedono. Noi stiamo portando avanti un'azione di affiancamento all'impresa che al Sud si sta dimostrando importantissima. L'abbiamo avviata nel giugno del 2000 e si concluderà (per quel che riguarda questa prima fase) nel giugno del 2001 con la presentazione di una ventina di progetti riguardanti tutte le regioni del Sud già citate. I progetti vedranno la luce intorno a giugno 2001, una volta conclusa questa fase di studio concreto da parte degli operatori teatrali per avviare una programmazione integrata e acquisire la capacità di saper sfruttare le tecnologia informatica.
È vero, ad esempio, che le notizie intorno ad Equal sono consultabili in internet, ma non è vero affatto che tutti saranno capaci di poter presentare questo progetto complesso, un progetto che va organizzato con la partecipazione delle amministrazioni locali, che spesso non sono sensibili a questi temi. Stiamo lavorando, in maniera trasversale, ad una proposta culturale per le città e per i piccoli luoghi, senza imporre nulla, in questo mutando molto l'intervento dell'Eti come è stato concepito in passato, cioè come imposizione di un circuito distributivo. Con gli operatori teatrali noi facciamo realmente un lavoro insieme, mirando allo sviluppo dei territori (perché questa è la missione del progetto), al beneficio comune e non a quello esclusivo della singola compagnia che realizza il progetto e comunque rimane protagonista assoluta della vicenda.
Che cosa le istituzioni centrali, Ministero, Eti, hanno fatto negli ultimi cinquanta anni per il Sud?
Prima di questo intervento ci sono stati, e ci sono ancora, in maniera strutturata i circuiti teatrali preposti alla distribuzione e promozione del teatro nel territorio nazionale. Tale distribuzione era di fatto ineguale, in Molise non c'era niente, in Basilicata, prima dell'avvento dell'ottimo circuito Abs diretto da Rocco Laboragine - che preesisteva al nostro intervento - nemmeno. Oggi anche in questi territori c'è un'attività teatrale qualificata, e si è stabilita una collaborazione, a Matera, con il Teatro dei Sassi, svolgendo un ruolo istituzionale di sostegno alla creatività anche progettuale del Teatro dei Sassi. Matera rappresenta uno dei punti di forza di questo progetto, che significa saper puntare sulla capacità creativa e progettuale dei cosiddetti agenti di sviluppo locale, in termini economici, la vera risorsa.
In Campania dove e come siete intervenuti?
In Campania siamo intervenuti prima a Napoli e a Salerno, dove oggi si continua in maniera molto limitata. Ci siamo occupati, per quanto è stato possibile e in base alle risorse, di alcuni luoghi più bisognosi fra coloro che hanno risposto al nostro appello. Uno di questi è Santa Maria Capo a Vetere, con un progetto teatrale straordinario proprio perché lì nato e poi da noi supportato. Concepito dalla compagnia Onorevole Teatro Casertano, composta da due attori molto bravi formatisi nei Teatri Uniti, e oggi, grazie all'intelligenza di un sindaco giovanissimo, esiste un teatro che è un esempio da seguire. Un teatro antico all'italiana che è in via di ristrutturazione, ed è stato aperto con poche decine di milioni, situato proprio nel cuore di Santa Maria Capo a Vetere, che il Sindaco, con un atto di coraggio straordinario, ha riaperto pensando ad una ristrutturazione intelligente, cioè offrendolo alla città sebbene ancora con i sedili bruciati e incompleto. È già in programma una conferenza stampa con il Presidente Bassolino e il Ministro Melandri per lanciare e rafforzare questa speciale 'residenza' di Santa Maria Capo a Vetere, che si presenta già multidisciplinare, con gli Avion Travel a curare la parte legata alla produzione musicale. C'è anche una buona possibilità di attecchire nel territorio, se siamo solo al primo anno di attività e a Santa Maria Capo a Vetere il teatro è pieno sempre. Oltre a questo abbiamo un intervento a Castellammare di Stabia indirizzato ai giovani che vogliono avvicinarsi al teatro. Abbiamo preso spunto da una situazione particolare, dalla presenza di una bravissima educatrice, Camilla Scava, che ha un talento eccezionale per la formazione dell'attore. Abbiamo deciso di collaborare con l'intervento culturale e finanziario del Comune per rafforzare questa esperienza inizialmente limitata a pochi giovani e farla così diventare un'esperienza più estesa. Il suo bacino d'utenza va dai 16 ai 22 anni, quindi è realizzata con ragazzi che vanno ancora a scuola per cui, proprio per facilitarne la frequenza si svolge in padiglioni messi a disposizione del comune. I risultati del laboratorio sono sorprendenti. Inoltre a Castellammare c'è anche un teatro che si sta aprendo e questa può essere la possibilità di inserire una attività viva in una storia che altrimenti potrebbe essere morta. Abbiamo poi un intervento molto serio ad Ercolano, sempre finalizzato ai ragazzi, perché questa era l'esigenza del Comune e noi abbiamo voluto assecondarla. In Campania abbiamo quindi Ercolano - Portici, Castellammare di Stabia, Santa Maria Capo a Vetere e, in ultimo, Caivano, tutti luoghi molto disagiati.
A Caivano, in rapporto con il comune, quando ancora il nostro progetto stava per avviarsi, Laura Angiulli - che sta facendo un lavoro straordinario - aveva deciso comunque di partire con un progetto che andasse a fondo in quella realtà, dalla scuola agli adulti, utilizzando un teatro vero, ristrutturato, in un luogo così forte. E ancora un altro intervento di promozione teatrale è ad Avellino, che è uno dei luoghi più disagiati della Campania.
Mi sembra che il segreto della produttività di questo progetto sia quello di capire quali siano le forze vitali del luogo, e partire da quelle...
Certo, occorre saper ascoltare il luogo. È un ribaltamento a 360 gradi rispetto a quella che è stata in passato l'azione dell'Ente. Il ministro Bassanino, uno dei ministri più illuminati che noi abbiamo avuto in questi anni, ha riconosciuto questo progetto, fra i dodicimila presentati, con un premio, un'indicazione straordinaria che il ministero attribuisce ai quaranta progetti migliori in Italia per la capacità di arrivare ai cittadini. Questo è un riconoscimento importante anche per i comuni da noi coinvolti che investono in maniera mirata. Per esempio a Matera, il Comune di Matera, la Regione e la Provincia, hanno dovuto scegliere, intervenendo in maniera decisa. Fino a qualche anno fa questo non sarebbe accaduto, sarebbero andati avanti i finanziamenti a pioggia, in maniera miope seppure più redditizia nell'immediato. In Basilicata oggi c'è un intervento molto qualificato proprio dedicato al teatro contemporaneo, grazie al direttore del Teatro dei Sassi, Massimo Lanzetta, che ha fatto una proposta radicale.
Nel Molise c'è anche un buon intervento sul teatro per ragazzi con Agimus di Michele Lanza a Campobasso, e anche in Sardegna, in un'area complicatissima come quella di Tortolì, Lanusei e la Comunità Montana, un'area di movimento, vivace, difficilissima, con tantissimi problemi. È proprio lì che abbiamo cercato di fare un intervento perché peraltro la Regione Sardegna, contrariamente alle altre Regioni del Sud, finanzia moltissimo il teatro. L'area che noi abbiamo individuato è un'area di caduta molto forte, per questo cerchiamo di fare un intervento sia di teatro ragazzi sia di teatro per adulti come anche di formazione ed educazione al teatro. Sono interventi complessi che si spera abbiano anche dei ritorni.
In rapporto a queste esperienze, quali sono i limiti dell'intervento nella regione Calabria?
La vicenda della Calabria è complessa. Ci sembrava doveroso cercare di attivare le forze disponibili. A Reggio, in realtà, l'unico teatro aperto era quello dell'Edis - Calabria, struttura con cui abbiamo cercato di collaborare, anche riuscendoci. Lì c'è una situazione di questo tipo: l'Edis affida a una struttura campana l'organizzazione teatrale, persone anche capaci, ma non si sa che futuro può avere questo sistema, perché si tratta di qualcosa non radicato nel territorio, una sorta di appalto. Abbiamo la mancanza di forze competenti nel territorio... Quest'attività, sia quella dell'Edis che dell'Eti viene finanziata dalla Regione, noi come Ente utilizziamo i fondi della Regione Calabria perché facciamo un intervento cospicuo: con l'Edis programmiamo una stagione di teatro di tradizione, di teatro contemporaneo e di teatro ragazzi. Quindi è tutto ben strutturato e il teatro è molto frequentato, soprattutto da studenti universitari, ma è una situazione senza futuro.
Di recente sono stato ad un convegno per la riapertura del teatro Cilea, che appartiene al Comune, e le intenzioni del sindaco Falcomatà, che è un sindaco straordinario, sono serie e importanti, in quanto pensa a un teatro di un intero bacino, dello stretto, che è un'intuizione politica e culturale importante..
In questi ultimi anni sia a Reggio che a Catanzaro, due città più silenziose, dal punto di vista culturale, rispetto a Cosenza, c'è stato un investimento visibile. Pensiamo a iniziative come l'Università Eurasiana di Eugenio Barba a Scilla (RC) o a quella sul cinema XXI Secolo a Reggio, mentre a Catanzaro c'è stata l'apertura del museo, un teatro in costruzione... eppure ho l'impressione che queste iniziative siano tutte senza un raccordo, senza una logica.
È vero, hai ragione. Noi abbiamo una difficoltà maggiore in Calabria che negli altri luoghi, c'è una dispersione, probabilmente anche perché è molto diversa dalle altre regioni. Non che la Puglia sia da meno, per esempio, però la differenza è che in Puglia ci sono degli operatori teatrali bravi e capaci, e che in Calabria ce ne sono di meno, quindi è veramente difficile trovare operatori che abbiano già proposto o avviato un progetto adeguato. L'eccezione c'è sempre, come nel caso di Scena Verticale che lavora ormai da anni nel territorio di Castrovillari, dove si può in qualche modo prospettare un intervento più mirato.
Ma c'è anche Palmi, Lamezia, il nuovo Teatro Stabile a Crotone. Forse in Calabria l'Eti non ha trovato quelle intelligenze istituzionali (e non solo operative) che ha invece trovato in altre regioni del sud?
La realtà di Palmi non la conosciamo bene, poi c'è l'altra realtà di Gioiosa Jonica, precisamente a Rizziconi. Poi c'è a Crotone questo Teatro Stabile privato, ma con fondi pubblici, come tanti altri teatri italiani. Ma qualche intervento c'è stato, il Comune di Catanzaro ad esempio, c'è qualche proposta di intervento della struttura alla quale ci appoggiamo, che è fatta di persone competenti e si occupa di cinema, Nuove Ipotesi. Credo che se stimolati i Comuni farebbero anche un intervento più sostanzioso. A Lamezia abbiamo cessato di fare l'intervento perché la difficoltà è stata quella di individuare un referente, non essendoci stata una scelta definita da parte del Comune. Gli interventi, se non ci sono gli operatori adeguati, non possono andare bene.
A Lamezia, Teatrop. Esiste però da molti anni...
Il problema è stato che il Comune non ha dato fiducia a Teatrop. Se non funziona l'accordo localmente, noi non possiamo intervenire, si deve andare via dal territorio per non fare danni.
A Castrovillari quindi, la contingenza fortunata è stato il fatto di avere un teatro in riapertura, una compagnia attiva e con una proiezione nazionale, un'amministrazione comunale illuminata...
Certo, seppure con una certa ingenuità quantomeno ti confronti con un linguaggio appropriato. È questa la difficoltà della Calabria. Esiste una dispersione nelle cose che è propria della Calabria, probabilmente anche a causa nostra, non siamo riusciti, non riusciamo bene a coordinare.. Vorremmo fare il punto della situazione in Calabria, proprio in questi giorni per capire come intensificare la nostra riflessione e ricerca sulle metodologie utilizzate e da utilizzare per un nostro futuro intervento.