Alla fine dell'intervento di Pasquale Poerio, l'Auditorium
"Pertini", stracolmo di ragazzi e ragazze, esplode in un applauso
intenso e ricco di calore umano. E' la mattina del 10 marzo e centinaia di
giovani studenti, accompagnati dai loro insegnanti, assistono al dibattito,
organizzato dal Provveditorato agli Studi, nell'ambito della giornata
della memoria su: "la questione agraria nel Crotonese, dalla
cronaca alla storia". Antonella Romeo, più che mai brava, da il via al
dibattito; l'intoduzione davvero pregevole, è del professore Saverio Di
Bella. Dopo qualche intervento tocca a Pasquale: il Preside del
"Geometra Vittorio Emanuele Esposito", alquanto emozionato, lo
presenta all'Auditorio, accennando al suo passato di infaticabile organizzatore
delle lotte per la conquista della terra e l'emancipazione delle masse
lavoratrici. Pasquale parla brevemente delle condizioni di vita di quegli anni
nelle campagne del "Marchesato", delle straordinarie lotte per
strappare la terra alla malaria e alla rendita parassitaria e restituirla alla
sua funzione sociale e produttiva, del "tradimento" della riforma
agraria, dell'esodo di massa e dell'incommensurabile responsabilità della
Democrazia Cristiana; intercetta e conquista l'attenzione dei giovani
presenti che comprendono, si lasciano coinvolgere e, alla fine, lo ripagano
applaudendolo. Non poteva esserci manifestazione più bella e appagante, regalo
più significativo di quello offerto da tantissime ragazze e ragazzi insieme e
spontaneamente: tra qualche mese Pasquale compie ottant'anni e noi con
«Ora locale», vogliamo complimentarci, rendere omaggio al suo impegno e
augurargli una lunga vita ancora da protagonista. Pasquale era visibilmente
commosso e se avesse potuto replicare avrebbe certamente detto: essere
giovani è un privilegio importante è molto bello ma non è facile; ed è
ancora più difficile vivere liberi e felici in un'epoca senza memoria,
sradicata dai sentimenti, dalle idee, dalla storia delle persone, dove l'unico
modello di vita apprezzabile sembra essere quello dei soldi che producono altri
soldi. E' una prospettiva aberrante, un mondo che non ci appartiene,
da cambiare e spetta a voi farlo. Siete il presente che porta la responsabilità
di preparare il futuro e non potete sbagliare, lasciarvi avviluppare dai
tentacoli delle lusinghe inventate dai potenti per gabbare il prossimo, come è
già capitato a quella "mandria di giovani puledri che correvano al galoppo
inseguendo il vento, senza sapere dove stavano andando né se stavano fuggendo o
cercando qualcosa, né se fossero arrivati da qualche parte o crollati sull'erba
con gli occhi sbarrati dalla fatica e dalla delusione". Da qualche tempo
sentirci con Pasquale e scambiarci qualche idea è diventata una piacevole
abitudine. Non è stato sempre così: prima ci univa solo il
partito; il comune pensare le cose della vita e della politica e la
solidarietà che allora era ancora un sentimento molto forte: non eravamo
nulla di più che dei compagni che andavano per la stessa strada e nella stessa
direzione: ora siamo anche molto amici. Quando l'ho conosciuto era già un
dirigente politico affermato: aveva condotto le prime lotte e assunto le
prime responsabilità; sapeva parlare di cose anche molto importanti con
semplicità e determinazione; aveva carisma, era abbastanza riservato ed
il suo agire, apparentemente dogmatico, metteva una certa soggezione che mi sono
portato dentro per anni. Pasquale é nato nella vicina Casabona, un centro
agricolo di una certa importanza economica, popolato di gente fiera e
combattiva, di antiche tradizioni antifasciste. Ha iniziato gli studi classici
al Liceo Ginnasio di Crotone, lì ha proseguiti al Convitto Nazionale di Vibo e
conclusi, col massimo dei voti, a Nicastro. Si iscrisse all'Università e
frequentò la facoltà di Lettere e Filosofia, dove titolare della cattedra era
Aldo Moro, lo statista trucidato a Roma dalle Brigate Rosse nel maggio del 1978.
A Bari Pasquale abitava nella stessa pensione e gli ottimi risultati degli esami
gli valsero la considerazione e l'apprezzamento del suo professore. Con la
liberazione dell'Italia dai nazi-fascisti e la ripresa della vita democratica,
Pasquale cede al fascino della politica e alle pressioni di Gennaro Miceli ,
l'allora segretario della Federazione Comunista; abbandona gli studi
universitari e si trasferisce a Catanzaro dove inizia l'avventura
"rivoluzionaria". La reazione dei è stata grande e ci volle del tempo
prima che le ire del padre si placassero, ma, si sa che "cosa fatta capo
ha" e così alla delusione fece seguito la rassegnazione. Nel 1963
Pasquale, eletto Deputato, incontrò a Montecitorio il suo vecchio professore,
ormai ai vertici del Partito della Democrazia Cristiana e dello Stato. Il padre,
lo "zio Anselmo, era un contadino agiato e molto professionale, possedeva
un bel pezzo di terra e produceva grano, olio, e vino in abbondanza. In
gioventù era stato emigrato nel Nord America dove aveva lavorato tantissimo e
imparato sulla propria pelle, "il mestiere di vivere". Del
"Tata", un vero "padre padrone" Pasquale parlava con
rispetto e smisurato orgoglio. La madre, Angela Curcio, invece era una donna
coraggiosa, ammodo, una "spalla" molto importante che aveva saputo
crescere ed amalgamare il numeroso "clan" dei Poerio, anche se la
fatica e le preoccupazioni le avevano logorato il fisico e spento
l'entusiasmo: purtroppo, alle nostre campagne è capitato troppo spesso
che la vita più che una gioia di vivere è diventata un peso da sopportare con
lucida consapevolezza e grande dignità. In famiglia erano tutti d'accordo che
almeno Pasquale avrebbe dovuto studiare e laurearsi: non voleva essere
solo la risposta ad un desiderio che ora sembrava possibile realizzare; e
nemmeno l'aspettativa di chi aveva investito e aspettava la
"ricaduta"; ma molto di più. Voleva essere il segno tangibile
dei tempi che stavano cambiando, la fine di una intollerabile e odiosa
discriminazione sociale, inizio di una stagione diversa, dove anche ai figli dei
contadini era possibile studiare e laurearsi. E poi una persona istruita alla
"plebe" poteva essere sempre utile! Ma la "storia" è
andata in tutt'altra direzione: Pasquale preferì la politica e si
iscrisse all'"Università" del Partito Comunista, dove conseguì la
laurea di "rivoluzionario professionale", che non ha mai esercitato
perché strada facendo, i comunisti "scoprirono" di essere solo
riformisti, con qualche modestissima proiezione "bordighiana". La
Quinta Armata Americana era appena giunta a Crotone, quando
"stimolati" da Pasquale pochi coraggiosi occuparono le terre di don
Antonio Caputi: era l'inizio della fine del latifondo; nulla sarebbe
stato più come prima e sbaglia chi sostiene che quel movimento era spontaneo e
dettato sola dalla disperazione e dalla fame prodotti dalla guerra e dagli
speculatori del mercato nero e non anche il risultato di una "presenza
politica organizzata", che affondava le sue radici in quel retroterra
antifascista che nel "Marchesato" non ha mai smesso di coltivare l'idea di
libertà e di giustizia sociale. Anche a Casabona, come nella Pallagorio di
Pasquale Tassone e in tanti altri centri del Crotonese, durante il fascismo
"qualcuno" cercò di spiegare il perché di quelle angoscianti
condizioni di vita della povera gente; il perché di quelle terre lasciate
alla gramigna ed ai cardi e, soprattutto il perché di quella guerra assurda con
le sua tragiche conseguenze. A Pasquale Poerio, ancora giovanissimo ma
abbastanza "sveglio" non è stato difficile captare e mettere a frutto
il senso dei ragionamenti di Nicola Caligiuri, un intellettuale comunista
astromesso dall'insegnamento perché antifascista, che la gente stimava per il
suo sapere e il suo dire che penetrava lentamente nel profondo del loro animo
come un grande sollievo. Anche Fofò Oliviero, altro generoso e straordinario
compagno di "viaggio", il segretario della prima sezione comunista di
Casabona, è un prodotto di quella "contaminazione" antifascista che
nell'immediato dopoguerra facilitò l'organizzazione del movimento che impose al
governo De Gasperi la riforma agraria e trasformò un popolo di braccianti e
contadini analfabeti da "servi della gleba" a protagonisti del loro
destino. Il processo di cambiamento, non è stato indolore, ma la
"semina" deva essere stata sicuramente buona se ancora nel Crotonese
continua a dare frutti abbondanti. Erano gli anni dell'entusiasmo e delle scelte
di campo quelli in cui costruimmo il Partito, il Sindacato Unitario dei
Lavoratori, la Cooperazione e quel favoloso movimento organizzato di bisogni, di
idee e di sentimenti che, via via, ha scritto le più belle pagine di storia
moderna del "Marchesato" e della Calabria. Pasquale era tra i costruttori di
coscienze, Fausto Gullo, Eugenio Musolino, Paolo Surace, don Ciccio Malgeri,
Gennaro Miceli, Paolo Cinanni, Cesarino Curcio, Gigino Triopegno, Enzo Misefari,
Gino Picciotto, Gigino Silipo, Ciccio Spezzano, Silvio Messenetti e tanti altri
ancora, alla testa della Ferterra, prima, e della Camera del Lavoro, dopo, a
diffondere tra i lavoratori il "verbo" dell'organizzazione e della
lotta. Tra i suoi collaboratori più immediati c'erano don Francesco Caporale,
un sacerdote che non difettava certo di intelligenza, immerso nel sociale, con
un ruolo attivo e molto importante nella politica agraria della Democrazia
Cristiana e nella costruzione della Cooperazione "bianca", e Paolo
Apostoliti, un socialista colto e sensibile verso il mondo operaio e contadino,
un sincero democratico. Poi è stata la volta degli impegni istituzionali:
Consigliere Provinciale, Sindaco di Casabona e Isola Capo Rizzuto, Deputato e
Senatore della Repubblica. Ma per i lavoratori è rimasto sempre il compagno
Poerio, quello delle lotte per la terra e l'uso plurimo delle acque del
Neto-Tacina-Passante, che già irrigano oltre 25.000 ettari di terra; la
voce dei più deboli, il "messaggero" della diplomazia
comunista; l'uomo che ha fatto delle relazioni umane la sua filosofia di
vita; il punto di riferimento più immediato e disponibile per chiedere un
consiglio, prospettare nei vari Enti un problema, rivendicare una cosa,
sollecitare l'erogazione di un prestito agrario o il disbrigo una pratica di
pensione. Una esperienza umana eccezionale segnata da episodi di grande umiltà
e anche di estenuanti ed incomprensibili silenzi. La
fama del ragazzo, cresciuto ad immagine e somiglianza della
politica, aveva varcato i confini della Calabria: Ruggiero Grieco, Giorgio
Amendola, Emilio Sereni, Giancarlo Paletta e tanti altri compagni della
Direzione del PCI, apprezzavano quel giovane compagno calabrese educato e di
poche parole, quasi impacciato, non solo per gli "assaggi" dell'ottimo
vino e le squisite soppressate che da Casabona viaggiavano verso "Botteghe
Oscure", ma anche perché sembrava l'espressione di quei poveri cristi di
contadini che un tempo avevano ostentato la loro vita tra lunghi periodi
di rassegnazione e improvvisi esplosioni di collera e che ora invece
guardano avanti con animo sereno perché sanno di non essere più soli. A
Catanzaro, i fratelli Poerio, in una viuzza di Piazza Roma, avevano aperto un
locale, una via di mezzo tra la trattoria e la mensa popolare, dove si potevano
gustare i prodotti tipici del Tata e le specialità della
casa: lo "stufato" e il soffritto. Nessuno ha mai
saputo se l'iniziativa voleva essere una risposta della provincia
povera al mitico morzello della capitale, anche se
a giudicare dalla numerosa e variegata frequentazione, dalla qualità e dal
costo del prodotto, è andata comunque abbastanza bene; e per
molti di noi, che spesso non avevamo nemmeno quelle poche lire per pagare il
conto, benissimo: una vera manna dal cielo! a quei tempi Pasquale
era il Segretario della Camera del Lavoro e tra un comizio ed una dichiarazione
di sciopero, a conferma della sua atipicità di rivoluzionario professionale,
trovava anche il tempo per dare una mano ai fratelli assistendo la clientela.
Sul versante della lotta politica è stato alquanto riluttante, abituandoci a
sopportare la sua ambiguità amletica e a leggere nei
suoi pensieri il perché di quella intima inquietudine "stampata" su
quell'ampio volto impassibile, appena sfiorato da un filo di tristezza. Avrebbe
potuto e dovuto fare molto di più per evitare che nella vita del Partito
mettesse radici la tracotanza della "filosofia gattopardiana", ma
recriminare ora non serve: Pasquale ai lavoratori ed ai comunisti
calabresi ha dato proprio tanto; anche merito di Rosa, la sua
straordinaria e generosa compagna, che non ha mai smesso di sostenerlo ed
incoraggiarlo ad andare avanti per consumare fino in fondo la sua invidiabile
"avventura" umana e politica.