Extraits de Lucrèce avec commentaire, études et notes,
viene pubblicato nel 1883 dall’Editore Delagrave di Parigi; poi ripreso
in Mélanges a cura di André Robinet, P.U.F., 1972.
Oggi, il testo bergsoniano esce per la prima volta in
italiano nelle Edizioni Medusa, col titolo Lucrezio.
Bergson, nel 1883, insegnava filosofia al Liceo Pascal di
Clermont – Ferrand e i suoi primi scritti sono strettamente legati all’attività
didattica. Egli ebbe modo di criticare, a proposito dello studio del greco e del
latino, una didattica troppo concentrata sulla grammatica rispetto agli autori
ed ai testi, e di contrapporle "una didattica imperniata sia sullo studio
diretto dei classici, sia sullo stimolo alla riflessione interiore e personale
sui problemi della vita, e anticipa così, tanto negli argomenti quanto nell’impostazione,
lo stile ed i contenuti del suo pensiero più maturo"(1).
Garantire una formazione globale della personalità degli
allievi, con attenzione allo sviluppo delle capacità più che all’acquisizione
passiva dei contenuti: è questa la direttiva del suo impegno pedagogico.
Extraits de Lucrèce è un breve lavoro, di tono
didattico, su brani scelti dal De Rerum Natura, unica opera di Lucrezio:
un poema, in sei libri, dedicato a Gaio Memmio, genero di Silla e amico di
Catullo, dove l’autore si propose di esporre in poesia e divulgare la dottrina
di Epicuro.
Bergson sceglie Lucrezio perché, come afferma De Benedetti
nell’Introduzione, la poesia dell’autore latino, i quadri descrittivi, l’uso
sapiente e innovativo della lingua, sono destinati a favorire, sempre, la
comprensione e il consenso a "qualche grande principio filosofico"(2).
Lucrezio ha sempre descritto per dimostrare qualcosa, e
citando solo le pagine puramente letterarie, insieme ai sommari, i commenti e i
titoli, Bergson si propone di far capire al lettore qual è l’intenzione
filosofica del poeta e ciò che ha voluto dimostrare.
Così, una prima parte del lavoro comprende uno studio della
poesia, della filosofia e della fisica di Lucrezio, per mettere in luce l’originalità
delle idee del poeta rispetto ad Epicuro e Democrito; una seconda parte, con una
ricostruzione della storia del testo, vuole mostrare agli studenti la grande
influenza esercitata da Lucrezio sulla letteratura classica.
Quindi una spiegazione sulle principali difficoltà della
lingua.
Una lettura così facilitata potrebbe appassionare gli
studenti.
Lucrezio è l’esponente dell’atomismo democriteo
ma, come afferma De Benedetti, anche l’espressione di un pensiero filosofico
che non esita a trasformarsi in poesia. Per Bergson, infatti, l’autore
fornisce più un atteggiamento, una postura filosoficamente rilevante che una
dottrina vera e propria o un sistema filosofico capace di interpretare
definitivamente la realtà. Lucrezio, infatti, pur aderendo alla concezione
deterministica della realtà, è colui che riveste la natura di una colorazione
poetica del tutto nuova e che carica la natura di qualità umane, quali la
pietà e l’inquietudine difronte alle leggi eterne del mondo.
"Lucrezio è anche un osservatore appassionato della
natura; eccelle nel cogliere il lato pittoresco, le sfumature mobili e
cangianti. Particolare ammirevole, Lucrezio scorge nella natura al tempo stesso
ciò che interessa il geometra e ciò che seduce il pittore.[…] Egli descrive
per dimostrare, e ciascuna delle sue descrizioni vibra come d’un palpito
oratorio che le anima e ci coinvolge"(3).
Nell’atomismo c’è così una concezione poetica dell’universo.
Il testo bergsoniano, qui presentato, afferma De Benedetti,
non vuole essere solo un esordio, incerto o incompleto, dal tono didattico e
lontano dalle vette di pensiero e dottrina delle opere più importanti di
Bergson. Proprio il tono "minore" di queste pagine, la loro
destinazione scolastica, ci indicano una condizione della filosofia che la
riflessione attuale evita, perchè rivolta alla ricerca della grande opera e
della grande sintesi.
NOTE
(1). C. Migliaccio, Invito al pensiero di Henri Bergson,
Mursia, Milano, 1994, pp. 16-17.
(2). H. Bergson, Lucrezio, con un saggio di J. Hersch,
(a cura di R. De Benedetti), Edizioni Medusa, Milano, 2001, p. 29.
(3). Ivi, p. 54.