E' ormai una banalità, un "luogo comune":
l'informatica sta penetrando in modo sempre più pervasivo nella nostra vita..
Con l'informatizzazione si stanno modificando non solo gli
stili d'esistenza ma anche, e persino, i nostri modi di sentire e di pensare .
Dunque si può dire - e non si creda si tratti di un'
esagerazione - che essa sta producendo una grande trasformazione antropologica .
Si aggiunga poi che questo fenomeno è:
1. altamente
diffusivo: sempre nuove aree della nostra vita individuale, sociale , economica,
culturale vengono sottoposte alle "ragioni" dell'organizzazione
informatica ; 2. inarrestabile : s'è affermato tra scarsi entusiasmi e notevoli
diffidenze , anche per la inadeguata "amichevolezza" del software dei
primi "personal computers" ; ma ha sempre travolto ogni resistenza ed
ogni opposizione, anche quelle motivate da interessi davvero "
nobili"; 3 ineluttabilmente irreversibile: come per l'automobile, o per la
corrente elettrica, tutto mostra che si è superato il punto di non ritorno.
Certo, ancora si può vivere una propria vita senza computer;
del resto si può vivere pure senza l'automobile e senza il telefono, o senza la
radio e la televisione. Ma negli ultimi decenni si sono verificati fenomeni
importanti, tra cui bisogna ricordare, per quel che ci riguarda ora : a) la
sempre più ricca articolazione e la progressiva complessificazione delle nostre
società , b) la diffusione ormai istantanea e planetaria delle informazioni, c)
la sempre più marcata internazionalizzazione dei rapporti politici. Data questa
situazione, rinunciare all'aiuto informatico significa rinunciare a priori a
tutta l'area degli ulteriori servizi e vantaggi alla portata di coloro che
dispongono di un minimo di conoscenze e di competenze informatiche; ovvero
significa rinunciare preventivamente a nuove possibilità conoscitive e
operative.
Si capisce allora che, volenti o nolenti, dobbiamo fare i
conti con questo fenomeno. E' venuta l'ora.
Ho detto "fare i conti": ovvero fare un bilancio.
Un bilancio- come si dice- "in itinere", ossia sapendo che non siamo
in grado neppure di sospendere il movimento delle cose, e non possiamo sottrarci
in alcun modo all'incalzare di questo movimento. E naturalmente un bilancio
sempre provvisorio, perché le cose appunto vanno avanti, allargando la nostra
esperienza e quindi arricchendo la nostra considerazione di sempre nuovi
elementi di giudizio, di segno sia positivo che negativo , che modificheranno
inevitabilmente le conclusioni a cui si è appena pervenuti.
Ci si chiederà che valore possa avere un tale effimero
rendiconto . A mio avviso, grandissimo.
Le trasformazioni, che si stanno verificando dentro e fuori
di noi , sono praticamente fuori dal nostro controllo. Ma anche , di fatto ,
fuori della nostra consapevolezza . Sta succedendo qualcosa di grosso , ma
ancora non capiamo bene che cosa .Stanno mutando le prospettive del futuro, ma
non comprendiamo esattamente come . Stiamo mutando rotta ma non vediamo
chiaramente in quale direzione si vada.
Quel che si percepisce allo stato attuale è una sorta di
diffusa fibrillazione nelle società avanzate. Nuove attese nascono dallo
sviluppo della "new economy" , nuove speranze per l'occupazione, e per
il benessere collettivo , si affidano ai nuovi mercati legati all'incremento e
alla diffusione delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione.
Dunque, si offre una sempre più debole resistenza a questi
mutamenti forzosi , anche perché persino i singoli individui ormai si giovano
degl' indiscutibili benefici che ne derivano. E del resto, perché si dovrebbe
resistere se lo sviluppo di queste tecnologie fa intravedere un' ulteriore
" razionalizzazione" della nostra quotidiana esistenza, oltre che un
miglioramento qualitativo dell'assetto sociale?
Tuttavia non bisogna nascondersi che quei mutamenti sono
determinati e regolati da ragioni e criteri di ben altri poteri, di poteri
economico- finanziari e politico- sociali di carattere ultranazionale, di
dimensioni mondiali . Detto con franchezza , già ora la nostra vita individuale
è collettiva si va conformando ai modelli imposti dai poteri economico -
politici che questa continua trasformazione producono, favoriscono, sostengono ,
e che di questa trasformazione si giovano in termini di incremento di profitto e
di accrescimento di potere.
Per tanto, se gli strumenti informatici trasformano anche la
nostra vita d'individui e di cittadini, modificando persino i rapporti di
ciascuno con se stesso, con gli altri, con le cose, con le istituzioni, non
possiamo restare inconsapevoli e inerti . E' in gioco- e non sembri anche questa
un'ingiustificata esagerazione - il senso stesso della nostra esistenza.
Bisogna dunque che si faccia uno sforzo, individuale e
collettivo , per comprendere meglio in che cosa e come vengono modificati non
solo gli assetti della vita personale, ma anche i sentimenti, i gusti, i
desideri, il senso estetico, il senso morale, i modi del conoscere, le procedure
della trasmissione dei saperi, le forme della comunicazione inter-individuale e
pubblica; e per sino il senso dello spazio e del tempo. E bisognerà che coloro
che dispongono, simultaneamente ,.di un adeguato armamentario culturale e di un
minimo di competenza tecnica, ripropongano- alla luce di quella che , con un
po'di enfasi, potrebbe dirsi " la condizione informatica "dell'
individuo contemporaneo le domande di sempre : che cosa è, oggi , il vero e il
falso ; che cosa il bene e il male; che cosa significa pensare, amare ; che cosa
natura e che cosa cultura, che cosa deve intendersi ora per persona , e per
società , e come va inteso attualmente il giusto e l' ingiusto;per vedere se ,
ed eventualmente come , questi concetti, con la " svolta informatica"
, abbiano acquisito nuovi contenuti , nuove estensioni , nuove valenze.
Solo quando si sia conquistata un'adeguata consapevolezza
potremo poi tentare di "orientare" , per quanto ci sia possibile, e
attraverso la opportunità e gli strumenti della politica, lo sviluppo
"informatico" delle nostre società. Solo quando si siano prese le
misure giuste per considerare ed esaminare razionalmente le cose, si potrà
tentare di indirizzare questo sviluppo in modo da contenerne gli eccessi e di
neutralizzarne gli eventuali abusi e soprusi che dovessero rendere più meschina
la nostra mente e la nostra esistenza , da una parte; e in modo da favorire la
crescita della nostra umanità individuale e collettiva, dall'altra.
Va da sé che, mirando alla formazione di una consapevolezza
collettiva, nei discorsi da fare bisogna evitare sia le vuote sottigliezze da
intellettuali , sia i tecnicismi propri dei super- esperti. Si può parlare di
cose serie anche con il linguaggio semplice e chiaro e con tono
"leggero" . E' meglio per tutti.