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Trasformazione tecnologica della società.
Occorre una nuova consapevolezza antropologica

di Giuseppe Tortora


E' ormai una banalità, un "luogo comune": l'informatica sta penetrando in modo sempre più pervasivo nella nostra vita..
Con l'informatizzazione si stanno modificando non solo gli stili d'esistenza ma anche, e persino, i nostri modi di sentire e di pensare .
Dunque si può dire - e non si creda si tratti di un' esagerazione - che essa sta producendo una grande trasformazione antropologica .
Si aggiunga poi che questo fenomeno è:
1. altamente diffusivo: sempre nuove aree della nostra vita individuale, sociale , economica, culturale vengono sottoposte alle "ragioni" dell'organizzazione informatica ; 2. inarrestabile : s'è affermato tra scarsi entusiasmi e notevoli diffidenze , anche per la inadeguata "amichevolezza" del software dei primi "personal computers" ; ma ha sempre travolto ogni resistenza ed ogni opposizione, anche quelle motivate da interessi davvero " nobili"; 3 ineluttabilmente irreversibile: come per l'automobile, o per la corrente elettrica, tutto mostra che si è superato il punto di non ritorno.
Certo, ancora si può vivere una propria vita senza computer; del resto si può vivere pure senza l'automobile e senza il telefono, o senza la radio e la televisione. Ma negli ultimi decenni si sono verificati fenomeni importanti, tra cui bisogna ricordare, per quel che ci riguarda ora : a) la sempre più ricca articolazione e la progressiva complessificazione delle nostre società , b) la diffusione ormai istantanea e planetaria delle informazioni, c) la sempre più marcata internazionalizzazione dei rapporti politici. Data questa situazione, rinunciare all'aiuto informatico significa rinunciare a priori a tutta l'area degli ulteriori servizi e vantaggi alla portata di coloro che dispongono di un minimo di conoscenze e di competenze informatiche; ovvero significa rinunciare preventivamente a nuove possibilità conoscitive e operative.
Si capisce allora che, volenti o nolenti, dobbiamo fare i conti con questo fenomeno. E' venuta l'ora.
Ho detto "fare i conti": ovvero fare un bilancio. Un bilancio- come si dice- "in itinere", ossia sapendo che non siamo in grado neppure di sospendere il movimento delle cose, e non possiamo sottrarci in alcun modo all'incalzare di questo movimento. E naturalmente un bilancio sempre provvisorio, perché le cose appunto vanno avanti, allargando la nostra esperienza e quindi arricchendo la nostra considerazione di sempre nuovi elementi di giudizio, di segno sia positivo che negativo , che modificheranno inevitabilmente le conclusioni a cui si è appena pervenuti.
Ci si chiederà che valore possa avere un tale effimero rendiconto . A mio avviso, grandissimo.
Le trasformazioni, che si stanno verificando dentro e fuori di noi , sono praticamente fuori dal nostro controllo. Ma anche , di fatto , fuori della nostra consapevolezza . Sta succedendo qualcosa di grosso , ma ancora non capiamo bene che cosa .Stanno mutando le prospettive del futuro, ma non comprendiamo esattamente come . Stiamo mutando rotta ma non vediamo chiaramente in quale direzione si vada.
Quel che si percepisce allo stato attuale è una sorta di diffusa fibrillazione nelle società avanzate. Nuove attese nascono dallo sviluppo della "new economy" , nuove speranze per l'occupazione, e per il benessere collettivo , si affidano ai nuovi mercati legati all'incremento e alla diffusione delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione.
Dunque, si offre una sempre più debole resistenza a questi mutamenti forzosi , anche perché persino i singoli individui ormai si giovano degl' indiscutibili benefici che ne derivano. E del resto, perché si dovrebbe resistere se lo sviluppo di queste tecnologie fa intravedere un' ulteriore " razionalizzazione" della nostra quotidiana esistenza, oltre che un miglioramento qualitativo dell'assetto sociale?
Tuttavia non bisogna nascondersi che quei mutamenti sono determinati e regolati da ragioni e criteri di ben altri poteri, di poteri economico- finanziari e politico- sociali di carattere ultranazionale, di dimensioni mondiali . Detto con franchezza , già ora la nostra vita individuale è collettiva si va conformando ai modelli imposti dai poteri economico - politici che questa continua trasformazione producono, favoriscono, sostengono , e che di questa trasformazione si giovano in termini di incremento di profitto e di accrescimento di potere.
Per tanto, se gli strumenti informatici trasformano anche la nostra vita d'individui e di cittadini, modificando persino i rapporti di ciascuno con se stesso, con gli altri, con le cose, con le istituzioni, non possiamo restare inconsapevoli e inerti . E' in gioco- e non sembri anche questa un'ingiustificata esagerazione - il senso stesso della nostra esistenza.
Bisogna dunque che si faccia uno sforzo, individuale e collettivo , per comprendere meglio in che cosa e come vengono modificati non solo gli assetti della vita personale, ma anche i sentimenti, i gusti, i desideri, il senso estetico, il senso morale, i modi del conoscere, le procedure della trasmissione dei saperi, le forme della comunicazione inter-individuale e pubblica; e per sino il senso dello spazio e del tempo. E bisognerà che coloro che dispongono, simultaneamente ,.di un adeguato armamentario culturale e di un minimo di competenza tecnica, ripropongano- alla luce di quella che , con un po'di enfasi, potrebbe dirsi " la condizione informatica "dell' individuo contemporaneo le domande di sempre : che cosa è, oggi , il vero e il falso ; che cosa il bene e il male; che cosa significa pensare, amare ; che cosa natura e che cosa cultura, che cosa deve intendersi ora per persona , e per società , e come va inteso attualmente il giusto e l' ingiusto;per vedere se , ed eventualmente come , questi concetti, con la " svolta informatica" , abbiano acquisito nuovi contenuti , nuove estensioni , nuove valenze.
Solo quando si sia conquistata un'adeguata consapevolezza potremo poi tentare di "orientare" , per quanto ci sia possibile, e attraverso la opportunità e gli strumenti della politica, lo sviluppo "informatico" delle nostre società. Solo quando si siano prese le misure giuste per considerare ed esaminare razionalmente le cose, si potrà tentare di indirizzare questo sviluppo in modo da contenerne gli eccessi e di neutralizzarne gli eventuali abusi e soprusi che dovessero rendere più meschina la nostra mente e la nostra esistenza , da una parte; e in modo da favorire la crescita della nostra umanità individuale e collettiva, dall'altra.
Va da sé che, mirando alla formazione di una consapevolezza collettiva, nei discorsi da fare bisogna evitare sia le vuote sottigliezze da intellettuali , sia i tecnicismi propri dei super- esperti. Si può parlare di cose serie anche con il linguaggio semplice e chiaro e con tono "leggero" . E' meglio per tutti.



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