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DISCUTIAMONE INSIEME

Appello per il rilancio della sinistra*

di Cesare Salvi e Aldo Tortorella


Non può non essere motivo di seria preoccupazione per la democrazia italiana l'aggravarsi della situazione del paese con il consolidamento di forme di governo che tendono ad instaurare – quasi con connotati di regime – un sistema istituzionale, giuridico, sociale ed economico che costituisce un grave arretramento rispetto alle conquiste dei passati decenni, che introduce misure e soluzioni fortemente lesive di fondamentali diritti individuali e collettivi, e che arriva a violare essenziali principi di legalità.
La situazione è tanto più preoccupante perché il procedere della destra trae vantaggio dalla crisi che perdura e si accentua nel centrosinistra e nella sinistra: non solo per le divisioni, i cedimenti, le sfilacciature che logorano l'area di centro ma anche per la scelta compiuta al recente congresso di Pesaro dalla maggioranza dei DS di insistere in una politica sostanzialmente centrista, nonostante la pesante sconfitta elettorale cui essa ha condotto, determina un vuoto a sinistra nello schieramento politico italiano. Vi è un'insufficienza strutturale della sinistra italiana e della sua rappresentanza. Pesano drammaticamente le divisioni di questi anni. C'è inoltre un'area estesa di elettorato, tra la linea antagonista di Rifondazione comunista e quella ufficiale dei DS, che non trova più espressione e rappresentanza e perciò si è distaccata o tende ad allontanarsi dalla partecipazione politica. Quest'area si è ulteriormente allargata anche a causa della presa di posizione della grande maggioranza dell'Ulivo a favore dell'intervento militare italiano in Afghanistan e in altri paesi; e comprende molti militanti del sindacato, dei movimenti per la pace, dei movimenti ambientalisti e femminili, intellettuali, una parte consistente del vecchio elettorato del Pci.
E' nostra convinzione che senza una riorganizzazione politica, che dia rappresentanza a quest'area e che torni a farla pesare nella vita politica italiana, e senza un impegno culturale e programmatico per dare fondamento a una proposta di governo che sia davvero alternativa al centrodestra, è praticamente impossibile delineare una strategia che aspiri a sconfiggere il pericoloso blocco raccolto attorno a Berlusconi.
Questa strategia va costruita a partire da una critica aggiornata alla società presente e all'attuale modello di globalizzazione, per proporre idee nuove per il governo dell'Italia e per la funzione dell'Europa.
Al primo punto viene la pace. La vittoria nella guerra attuale e in quelle che vengono annunciate non risolverà il problema del terrorismo, ma aumenterà gli odi e i rancori. La guerra ridurrà gli spazi di libertà e di democrazia esaltando ancora di più la violenza come valore supremo.
La sinistra europea, che non è incolpevole per l'attuale atroce divisione del mondo tra ricchi e poveri, deve acquisire un ruolo determinante perché l'Europa assuma una funzione nuova, innanzitutto per la modificazione delle priorità economiche. E' caduta l'illusione che il mercato da solo avrebbe risolto tutti i problemi. Il liberismo e il privatismo esasperati hanno portato alla recessione e alle paurose contraddizioni planetarie. La sinistra occidentale, fin qui incapace di una critica adeguata, dovrebbe oggi riconoscere la necessità di un orientamento dello sviluppo che stabilisca come priorità il risollevamento del terzo mondo, una meno iniqua distribuzione della ricchezza nel mondo e nelle metropoli, un limite ad una crescita basta unicamente sull'esasperato stimolo di stili di vita che hanno come valore determinante, se non unico, il consumo.
La sinistra, e in particolare quella italiana, ha troppo spesso dimenticato il valore primario della democrazia e delle sue precondizioni, che stanno nella salvaguardia dei diritti fondamentali oggi violati o messi in pericolo dal monopolio della informazione, dalla disparità dei mezzi economici, dal disprezzo per la giustizia. La rappresentanza politica di conseguenza è in grave crisi: lo dimostra la scarsa presenza femminile, il contrasto tra orientamenti diffusi e decisione politica, com'è emerso sul tema della guerra.
Anche sui temi sociali la sinistra è chiamata a una svolta profonda. Il partito del socialismo europeo ha finora accettato troppo passivamente un'Europa che si esprime quasi esclusivamente attraverso i controllori del patto di stabilità e la politica monetarista della Banca centrale. La crescita, l'occupazione, i diritti sociali e quelli civili devono essere posti al centro di un diverso modello di sviluppo e di una nuova Costituzione europea, democratica e sociale.
In questo quadro, la sinistra deve riproporre l'esigenza della redistribuzione del reddito, che è un obiettivo in sé, ed anche una necessità per sostenere la crescita e realizzare la società di piena occupazione. Le politiche di contenimento salariale non hanno più senso, e la lotta alla precarietà deve superare la fase difensiva per porsi il tema di nuove tutele, a cominciare da quelle contro i licenziamenti, con l'obiettivo di estendere ad altri lavoratori, e ad altre ipotesi, quanto oggi previsto dallo Statuto dei lavoratori.
Sono molti coloro che ritengono radicalmente errata la politica delle sinistre attuali, per opposti motivi. Ma molti sono scoraggiati e senza speranza. Vi è anche la necessità di rivedere la legge elettorale con iniziative di riforma per coniugare stabilità e rappresentanza politica e dei partiti.
In ogni caso la politica non è solo nel giorno del voto; e le elezioni sono solo la conseguenza di ciò che si è creato prima.
I più giovani stanno dimostrando che la speranza può rinascere, che si può e si deve agire. Una sinistra degna delle sue migliori tradizioni e capace di rinnovarsi deve stare dalla loro parte. E siamo convinti che una sinistra atta al governo e ispirata da una visione di trasformazione della realtà è possibile.
Rivolgiamo perciò un appello a tutti coloro che avvertono il problema di dare nuova voce, nuovo vigore, nuova capacita di iniziativa alla sinistra italiana, quale che sia la loro attuale collocazione partitica, sindacale, associativa. Non si tratta di prefigurare semplicistiche soluzioni organizzative: ma di lavorare insieme, anche da collocazioni diverse, per dar vita a un'iniziativa che dia espressione alla domanda di una nuova soggettività politica della sinistra italiana. Una robusta soggettività politica di sinistra è necessaria per dare all'opposizione un vigore di cui essa è oggi totalmente priva; e per cominciare a tessere una rete di alleanze che, quando si giungerà a nuove elezioni, riesca a mobilitare contro il centrodestra l'intero schieramento di centrosinistra e di sinistra, Rifondazione inclusa, andando oltre l'attuale assetto dell'Ulivo.
Quali forme organizzative prenderà questa iniziativa è tema da discutere. Ma sono da discutere, innanzitutto, le proposte ideali e culturali che debbono dar fondamento a questo rilancio della sinistra. L'appello che rivolgiamo a tutti è di discutere insieme.

Roma, 10 gennaio 2002

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*a cura dell'Associazione per il Rinnovamento della Sinistra e
dell'Associazione "Socialismo 2000"



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