Roma, 10 gennaio 2002
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La situazione è tanto più preoccupante perché il
procedere della destra trae vantaggio dalla crisi che perdura e si accentua
nel centrosinistra e nella sinistra: non solo per le divisioni, i cedimenti,
le sfilacciature che logorano l'area di centro ma anche per la scelta compiuta
al recente congresso di Pesaro dalla maggioranza dei DS di insistere in una
politica sostanzialmente centrista, nonostante la pesante sconfitta elettorale
cui essa ha condotto, determina un vuoto a sinistra nello schieramento
politico italiano. Vi è un'insufficienza strutturale della sinistra italiana
e della sua rappresentanza. Pesano drammaticamente le divisioni di questi
anni. C'è inoltre un'area estesa di elettorato, tra la linea antagonista di
Rifondazione comunista e quella ufficiale dei DS, che non trova più
espressione e rappresentanza e perciò si è distaccata o tende ad
allontanarsi dalla partecipazione politica. Quest'area si è ulteriormente
allargata anche a causa della presa di posizione della grande maggioranza
dell'Ulivo a favore dell'intervento militare italiano in Afghanistan e in
altri paesi; e comprende molti militanti del sindacato, dei movimenti per la
pace, dei movimenti ambientalisti e femminili, intellettuali, una parte
consistente del vecchio elettorato del Pci.
E' nostra convinzione che senza una riorganizzazione
politica, che dia rappresentanza a quest'area e che torni a farla pesare nella
vita politica italiana, e senza un impegno culturale e programmatico per dare
fondamento a una proposta di governo che sia davvero alternativa al
centrodestra, è praticamente impossibile delineare una strategia che aspiri a
sconfiggere il pericoloso blocco raccolto attorno a Berlusconi.
Questa strategia va costruita a partire da una critica
aggiornata alla società presente e all'attuale modello di globalizzazione,
per proporre idee nuove per il governo dell'Italia e per la funzione
dell'Europa.
Al primo punto viene la pace. La vittoria nella guerra
attuale e in quelle che vengono annunciate non risolverà il problema del
terrorismo, ma aumenterà gli odi e i rancori. La guerra ridurrà gli spazi di
libertà e di democrazia esaltando ancora di più la violenza come valore
supremo.
La sinistra europea, che non è incolpevole per l'attuale
atroce divisione del mondo tra ricchi e poveri, deve acquisire un ruolo
determinante perché l'Europa assuma una funzione nuova, innanzitutto per la
modificazione delle priorità economiche. E' caduta l'illusione che il mercato
da solo avrebbe risolto tutti i problemi. Il liberismo e il privatismo
esasperati hanno portato alla recessione e alle paurose contraddizioni
planetarie. La sinistra occidentale, fin qui incapace di una critica adeguata,
dovrebbe oggi riconoscere la necessità di un orientamento dello sviluppo che
stabilisca come priorità il risollevamento del terzo mondo, una meno iniqua
distribuzione della ricchezza nel mondo e nelle metropoli, un limite ad una
crescita basta unicamente sull'esasperato stimolo di stili di vita che hanno
come valore determinante, se non unico, il consumo.
La sinistra, e in particolare quella italiana, ha troppo
spesso dimenticato il valore primario della democrazia e delle sue
precondizioni, che stanno nella salvaguardia dei diritti fondamentali oggi
violati o messi in pericolo dal monopolio della informazione, dalla disparità
dei mezzi economici, dal disprezzo per la giustizia. La rappresentanza
politica di conseguenza è in grave crisi: lo dimostra la scarsa presenza
femminile, il contrasto tra orientamenti diffusi e decisione politica, com'è
emerso sul tema della guerra.
Anche sui temi sociali la sinistra è chiamata a una svolta
profonda. Il partito del socialismo europeo ha finora accettato troppo
passivamente un'Europa che si esprime quasi esclusivamente attraverso i
controllori del patto di stabilità e la politica monetarista della Banca
centrale. La crescita, l'occupazione, i diritti sociali e quelli civili devono
essere posti al centro di un diverso modello di sviluppo e di una nuova
Costituzione europea, democratica e sociale.
In questo quadro, la sinistra deve riproporre l'esigenza
della redistribuzione del reddito, che è un obiettivo in sé, ed anche una
necessità per sostenere la crescita e realizzare la società di piena
occupazione. Le politiche di contenimento salariale non hanno più senso, e la
lotta alla precarietà deve superare la fase difensiva per porsi il tema di
nuove tutele, a cominciare da quelle contro i licenziamenti, con l'obiettivo
di estendere ad altri lavoratori, e ad altre ipotesi, quanto oggi previsto
dallo Statuto dei lavoratori.
Sono molti coloro che ritengono radicalmente errata la
politica delle sinistre attuali, per opposti motivi. Ma molti sono scoraggiati
e senza speranza. Vi è anche la necessità di rivedere la legge elettorale
con iniziative di riforma per coniugare stabilità e rappresentanza politica e
dei partiti.
In ogni caso la politica non è solo nel giorno del voto; e
le elezioni sono solo la conseguenza di ciò che si è creato prima.
I più giovani stanno dimostrando che la speranza può
rinascere, che si può e si deve agire. Una sinistra degna delle sue migliori
tradizioni e capace di rinnovarsi deve stare dalla loro parte. E siamo
convinti che una sinistra atta al governo e ispirata da una visione di
trasformazione della realtà è possibile.
Rivolgiamo perciò un appello a tutti coloro che avvertono
il problema di dare nuova voce, nuovo vigore, nuova capacita di iniziativa
alla sinistra italiana, quale che sia la loro attuale collocazione partitica,
sindacale, associativa. Non si tratta di prefigurare semplicistiche soluzioni
organizzative: ma di lavorare insieme, anche da collocazioni diverse, per dar
vita a un'iniziativa che dia espressione alla domanda di una nuova
soggettività politica della sinistra italiana. Una robusta soggettività
politica di sinistra è necessaria per dare all'opposizione un vigore di cui
essa è oggi totalmente priva; e per cominciare a tessere una rete di alleanze
che, quando si giungerà a nuove elezioni, riesca a mobilitare contro il
centrodestra l'intero schieramento di centrosinistra e di sinistra,
Rifondazione inclusa, andando oltre l'attuale assetto dell'Ulivo.
Quali forme organizzative prenderà questa iniziativa è
tema da discutere. Ma sono da discutere, innanzitutto, le proposte ideali e
culturali che debbono dar fondamento a questo rilancio della sinistra.
L'appello che rivolgiamo a tutti è di discutere insieme.
*a cura dell'Associazione per il Rinnovamento della Sinistra e
dell'Associazione "Socialismo 2000"