Da quando il governo di centro destra si è insediato stiamo
assistendo a una serie di attacchi frontali verso alcuni importanti settori del
welfare che non possiamo liquidare semplicemente considerandoli strumentali agli
interessi di quella consorteria di parte che è il governo Berlusconi.
Coglieremmo,dicendo questo, solo una parte del problema. I tentativi di
cancellare, riformandoli, molti diritti di cittadinanza sono iniziati da
almeno un decennio e sono stati portati avanti con intensità diversa, ma con la
stessa costanza, dai vari governi che si sono susseguiti nel nostro Paese, ed
anche dai vari governi che si sono avvicendati nei diversi Paesi della tanto
acclamata Euro-pa unita. Basti pensare, ad esempio, ai cosiddetti lavoratori
"atipici"e "flessibili" che sono oramai presenti nel Sud
dell’Italia quanto nel Nord industriale della Gran Bretagna. Cancellare alcuni
diritti fondamentali che sono di ostacolo alla lunga mano a offensiva anche il
sapere e i luoghi dove questo si crea, si insegna e si trasmette. Infatti il
sapere, la capacità di decifrare la realtà in una società dove si domina
soprattutto controllando le informazioni (da quelle scientifiche a quelle dei
mass media ) è senza ombra di dubbio uno dei più importanti diritti di
cittadinanza.
Per chiarire meglio il mio pensiero mi affiderò ad un film.
Mi è capitato in questi giorni di vedere Spartacus, film meno celebre
tra quelli che ha girato il grande Kubrick. In questo film si narrano le vicende
dello schiavo Trace e degli altri schiavi che, in nome della libertà, riescono
a far vacillare il forte Impero Romano. Ora, ad un certo punto Kubrick-Spartacus
si abbandona ad una riflessione sulla libertà e sulla dignità affermando che
"la vera libertà è sapere perché le stelle e gli uccelli non cadono dal
cielo e conoscere dove nasce il vento". Bene, io credo che l’attacco al
sapere sia una delle ultime fasi del progetto della globalizzazione neoliberista
per ridurre tutti noi a schiavi del Mercato. Il sapere critico rimane uno dei
principali antidoti al progetto omologante e devastante del neoliberismo
capitalista. Di qui l’attenzione verso i luoghi della formazione: una
formazione che deve essere capace di creare non cittadini consapevoli, ma automi
di orwelliana memoria capaci di produrre profitto senza porsi troppe domande e
senza interrogarsi sull’utilità sociale di quello che insegnano, studiano,
scoprono e producono. I grandi gruppi di interesse sono sempre più presenti all’interno
delle nostre Università, soprattutto nel settore scientifico. Sono nati e
nasceranno sempre più, corsi di laurea decisi in base alle indagini di mercato
di alcune grandi corporations. Giovani studenti, dunque, studiano e studieranno
in laboratori ultramoderni, convinti di fare ricerca scientifica libera,
conducendo invece ricerca scientifica docile sul prossimo farmaco che farà
impennare i guadagni degli azionisti di note corporations. Per non parlare delle
borse di studio finanziate da "importanti aziende del settore" con
clausole capestro sulla proprietà dei risultati delle ricerche, che hanno
distrutto quella solidarietà scientifica fra gli scienziati che li portava a
scambiarsi dati e progressi in nome appunto della Scienza. Le Università
vengono ridotte sempre più a caserme dell’ Impero del Mercato dove la grande
maggioranza degli studenti viene trasformata più o meno inconsapevolmente in
soldati di questo Impero.
E così arriverà il punto in cui la chimica che studieremo
sarà solo quella utile per un potentissimo e nuovo gas da impiegare nei
prossimi conflitti; le equazioni matematiche che risolveremo saranno quelle
necessarie per ottenere un missile dalla traiettoria più intelligente. Al ritmo
dei tamburi del mercato e del profitto saremo ridotti come gli schiavi delle
galere romane in rotta per distruggere una nuova Cartagine. Il sapere diventa
così un utile strumento per un nuovo e più feroce colonialismo, ma diventa
anche il modo per controllare le nostre menti imponendoci una immagine del mondo
irreale che diventa la nostra realtà. Questo movimento che non è nato con
Genova, ma che in Genova ha avuto il suo punto di accumulazione massima, ha una
grande forza: non si pone il problema della presa del potere, ma si pone il
problema del destino del mondo e dei suoi abitanti ritornando a fare Politica,
a fare conflitto e a fare società sul territorio. Gli studenti, i docenti
ragionevoli hanno anche loro un compito importante, fare società all’interno
delle Università e di tutti i luoghi della formazione, r-esistendo al tentativo
di trasformare gli Atenei in Società per Azioni. Solo così si potrà creare un
movimento forte con proposte serie e alternative al modello neoliberista.