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Gli Atenei non sono società per azioni

di Fiorino Pietro Iantorno (Attac Italia)


Da quando il governo di centro destra si è insediato stiamo assistendo a una serie di attacchi frontali verso alcuni importanti settori del welfare che non possiamo liquidare semplicemente considerandoli strumentali agli interessi di quella consorteria di parte che è il governo Berlusconi. Coglieremmo,dicendo questo, solo una parte del problema. I tentativi di cancellare, riformandoli, molti diritti di cittadinanza sono iniziati da almeno un decennio e sono stati portati avanti con intensità diversa, ma con la stessa costanza, dai vari governi che si sono susseguiti nel nostro Paese, ed anche dai vari governi che si sono avvicendati nei diversi Paesi della tanto acclamata Euro-pa unita. Basti pensare, ad esempio, ai cosiddetti lavoratori "atipici"e "flessibili" che sono oramai presenti nel Sud dell’Italia quanto nel Nord industriale della Gran Bretagna. Cancellare alcuni diritti fondamentali che sono di ostacolo alla lunga mano a offensiva anche il sapere e i luoghi dove questo si crea, si insegna e si trasmette. Infatti il sapere, la capacità di decifrare la realtà in una società dove si domina soprattutto controllando le informazioni (da quelle scientifiche a quelle dei mass media ) è senza ombra di dubbio uno dei più importanti diritti di cittadinanza.
Per chiarire meglio il mio pensiero mi affiderò ad un film. Mi è capitato in questi giorni di vedere Spartacus, film meno celebre tra quelli che ha girato il grande Kubrick. In questo film si narrano le vicende dello schiavo Trace e degli altri schiavi che, in nome della libertà, riescono a far vacillare il forte Impero Romano. Ora, ad un certo punto Kubrick-Spartacus si abbandona ad una riflessione sulla libertà e sulla dignità affermando che "la vera libertà è sapere perché le stelle e gli uccelli non cadono dal cielo e conoscere dove nasce il vento". Bene, io credo che l’attacco al sapere sia una delle ultime fasi del progetto della globalizzazione neoliberista per ridurre tutti noi a schiavi del Mercato. Il sapere critico rimane uno dei principali antidoti al progetto omologante e devastante del neoliberismo capitalista. Di qui l’attenzione verso i luoghi della formazione: una formazione che deve essere capace di creare non cittadini consapevoli, ma automi di orwelliana memoria capaci di produrre profitto senza porsi troppe domande e senza interrogarsi sull’utilità sociale di quello che insegnano, studiano, scoprono e producono. I grandi gruppi di interesse sono sempre più presenti all’interno delle nostre Università, soprattutto nel settore scientifico. Sono nati e nasceranno sempre più, corsi di laurea decisi in base alle indagini di mercato di alcune grandi corporations. Giovani studenti, dunque, studiano e studieranno in laboratori ultramoderni, convinti di fare ricerca scientifica libera, conducendo invece ricerca scientifica docile sul prossimo farmaco che farà impennare i guadagni degli azionisti di note corporations. Per non parlare delle borse di studio finanziate da "importanti aziende del settore" con clausole capestro sulla proprietà dei risultati delle ricerche, che hanno distrutto quella solidarietà scientifica fra gli scienziati che li portava a scambiarsi dati e progressi in nome appunto della Scienza. Le Università vengono ridotte sempre più a caserme dell’ Impero del Mercato dove la grande maggioranza degli studenti viene trasformata più o meno inconsapevolmente in soldati di questo Impero.
E così arriverà il punto in cui la chimica che studieremo sarà solo quella utile per un potentissimo e nuovo gas da impiegare nei prossimi conflitti; le equazioni matematiche che risolveremo saranno quelle necessarie per ottenere un missile dalla traiettoria più intelligente. Al ritmo dei tamburi del mercato e del profitto saremo ridotti come gli schiavi delle galere romane in rotta per distruggere una nuova Cartagine. Il sapere diventa così un utile strumento per un nuovo e più feroce colonialismo, ma diventa anche il modo per controllare le nostre menti imponendoci una immagine del mondo irreale che diventa la nostra realtà. Questo movimento che non è nato con Genova, ma che in Genova ha avuto il suo punto di accumulazione massima, ha una grande forza: non si pone il problema della presa del potere, ma si pone il problema del destino del mondo e dei suoi abitanti ritornando a fare Politica, a fare conflitto e a fare società sul territorio. Gli studenti, i docenti ragionevoli hanno anche loro un compito importante, fare società all’interno delle Università e di tutti i luoghi della formazione, r-esistendo al tentativo di trasformare gli Atenei in Società per Azioni. Solo così si potrà creare un movimento forte con proposte serie e alternative al modello neoliberista.



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