Sta suscitando enorme interesse l’ultimo lavoro di Enzo
Ciconte, calabrese di Soriano Calabro (VV), autore di numerose opere, deputato
nella X legislatura ed attualmente consulente presso la Commissione parlamentare
antimafia.
Con "Mi riconobbe per ben due volte" –Storia
dello stupro e di donne ribelli in Calabria (1814-1975) Ed. dell’Orso, Enzo
Ciconte rende un gran servizio alle donne di Calabria ed alla Calabria tutta,
ribaltando luoghi comuni e stereotipi che ancora oggi impediscono una visione
equa di questa terra e dei suoi fenomeni.
Attraverso lo studio di circa 2000 sentenze conservate nell’archivio
di Stato di Catanzaro, sentenze riguardanti processi per stupro ed atti di
libidine, lo studioso fa emergere una Calabria nuova ed inaspettata.
Protagonisti di questa storia piuttosto lunga, le donne
violentate, gli uomini violentatori ed i magistrati chiamati a giudicarli.
Viene così fuori un mondo femminile fiero e dignitoso, che
denuncia la violenza e rifiuta il matrimonio riparatore, una consapevolezza
delle propria dignità che accomuna i vari ceti sociali, dignità che porta le
donne a parlare, andando contro ad una cultura che imponeva il silenzio.
Siamo nell’ Ottocento: non c’è nessun uomo, nelle storie
che emergono da ogni sentenza, nessun padre, marito , fratello, che abbia mai
fatto "giustizia" da sé: sparisce la figura dell’uomo calabrese
passionale e vendicatore "dell’onore" compromesso.
E la maggior parte delle sentenze emesse da quei magistrati
sono uno schiaffo morale a certi processi per stupro e relative conclusioni dei
nostri giorni: condanne esemplari per i violentatori e riconoscimento del
coraggio delle donne, in un’epoca non molto tenera con le stesse.
Un libro di cruda denunzia, una ricerca sociologica
imponente, che aiuta far rientrare la Calabria nella "normalità"
evidenziando, attraverso uno spaccato di storia della nostra terra, che non c’è
differenza tra quello che succedeva qui e le altre parti d’Italia.
L’opera non vuol dare certamente un quadro idilliaco della
Calabria: qui ci sono, come altrove, uomini violenti, ma anche uomini che non si
vendicano per un falso concetto dell’onore, c’è, come altrove, la cultura
maschilista e ci sono le madri che l’appoggiano, ma ci sono anche le donne che
denunciano con coraggio.
Lo stupro, la denunzia e i processi, in un arco di tempo che
va dall’inizio dell’800 al crepuscolo del 900, diventano per Enzo Ciconte
uno strumento per parlare della Calabria e delle forze che in essa si sono
mosse: fondamentali in tal senso sono state le donne, la cui storia è stata ed
è la meno facile da scrivere.
Un grosso contributo adesso lo ha dato il nostro autore al
quale siamo grate per la lucidità di analisi e la capacità d’indagare nei
comportamenti sociali e nella mentalità di un mondo storicamente lontano, ma
nel contempo estremamente attuale.