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Una nuova associazione a Catanzaro
Cittadini per il futuro dei diritti e della democrazia


Una nuova società civile
C'è un grande risveglio della società civile nel nostro paese: lavoratori, professionisti, intellettuali, giovani e donna, esprimono una volontà nuova di partecipazione alla vita pubblica, manifestano per la democrazia, denunciano un rischio per le libertà e i diritti.
In forme varie, in tante città d'Italia, persone diverse per opinioni politiche e appartenenze sociali, si incontrano nei cortei, in grandi dibattiti collettivi, coll'esplicito obiettivo di intervenire nell'aspro confronto aperto nel paese.
La difesa della Costituzione, del principio di legalità, della libera informazione, dei diritti sociali universali, è il tratto comune alle esperienze e ai movimenti delle ultime settimane.
Nei movimenti non c'è l'aristocratico rifiuto della politica dei partiti, la presuntuosa contrapposizione ad essi dei cittadini autoconvocati ed autoorganizzati.
C'è invece la volontà di scuotere la sinistra e il centro riformista perché vengano superate incomprensibili divisioni e un dibattito ancora troppo ripiegato sugli equilibri e sugli assetti interni, perché tutti si impegnino in una difficile battaglia comune e nell'apertura di una nuova prospettiva democratica.

Cittadini: un'Associazione di politica e cultura
Nella città di Catanzaro, nel nostro territorio, va però contrastata e sanata una doppia debolezza, quella delle forze politiche del centro sinistra e quella della società civile.
I firmatari di questo documento costituiscono perciò l'Associazione di politica e cultura CITTADINI. Siamo docenti universitari, operatori della giustizia, della sanità e della scuola, esponenti del mondo ambientalista, dell'associazionismo e dello sport, studenti e donne che scelgono un nuovo impegno civile.
CITTADINI si nasce per mobilitare idee ed energie, per sviluppare iniziativa civica, sollecitare il dissenso democratico, contribuire col dibattito e le proposte alla ripresa di un confronto politico e delle idee ancora sopito o spento.
Condividiamo, con milioni di persone e di lavoratori del nostro paese, l'idea che si vive una fase straordinaria ed eccezionale, nella quale va profuso l'impegno più alto per la tutela della democrazia, delle libertà, dei diritti.
Non sappiamo se un vero regime illiberale può farsi strada nell'Italia di un centrodestra che lancia tanti contraddittori messaggi.
Ma è fuor di dubbio che gli indirizzi e le scelte della maggioranza che governa hanno tutti una chiara ispirazione e un chiaro significato.

Una democrazia a rischio?
Il disegno di riduzione dell'indipendenza e dell'autonomia dei giudici è esplicito e già dichiarato. Crediamo anche noi che bisogna garantire il cittadino in un processo giusto. Ma il bilanciamento dei poteri, politico e giudiziario, e la garanzia dei controlli di legalità, presidi delle moderne società liberali, sono concretamente a rischio se il potere esecutivo subordina la magistratura. Il controllo unico di TV pubbliche e private, di giornali nazionali e locali, di grandi quote del mercato pubblicitario, sembra sancire un pesante monopolio dell'informazione. Un capo del governo grande proprietario di media può fabbricare consenso politico, plasmare il senso comune e l'opinione pubblica.
Tutto ciò è, oltre ogni volontà politica, un'oggettiva e grave compromissione della libertà e del pluralismo dell'informazione che stanno a fondamento delle democrazie.
Il proposito di modifica dell'art. 18, ribadito con spregiudicatezza arrogante verso il mondo del lavoro con pronto spirito di servizio verso l'attuale potere confindustriale, denuncia la precisa volontà di intaccare, con atto unilaterale, un diritto consolidato dei lavoratori italiani, di non più negoziare con essi e col sindacato un nuovo, moderno sistema di sicurezza sociale. Si è cercata una via maestra per licenziare più facilmente, senza giusta causa o giusto motivo, per fare di chi lavora un individuo debole e solo dinanzi alla volontà suprema dell'impresa, per colpire la rappresentanza sindacale, per mandare in crisi la contrattazione nazionale, per spazzar via la concertazione e l'idea di responsabilità comuni davanti ai problemi dell'economia e del lavoro.

Catanzaro, società civile e politica
Esiste nella città di Catanzaro una disponibilità di singoli, di ceti, di organizzazioni, all'iniziativa civile e politica, al confronto delle idee, al quotidiano lavoro per una vasta presa di coscienza delle grandi questioni che scuotono il paese e continuano a travagliare la società cittadina?
E' bene essere sinceri e ripeterlo ancora: la società civile è fragile e si esprime in modo debole e intermittente. Le tante associazioni democratiche, professionali e di settore, pur presenti in città con passione, agiscono a volte senza un progetto o dichiarando la distanza e l'estraneità dai luoghi della decisione civica e politica. La frammentazione rende poco rilevante il loro peso sui temi portanti dello sviluppo e della prospettiva del capoluogo di regione.
D'altro canto la politica, i partiti dell'area di centrosinistra, dentro e fuori i confini dell'Ulivo, stentano ad elaborare una piattaforma politico-programmatica, ad unificare gli sforzi in un impegno comune; appaiono ai cittadini ancora insufficienti per capacità d'ascolto, di attrazione sociale, di mobilitazione delle idee e delle persone.
"L'aria della città rende liberi": il bel motto che accompagna l'Italia già all'uscita dal mondo feudale sembra non valer del tutto per una Catanzaro senza slanci, che appare ancora estranea al dibattito pubblico e intrisa di qualunquismo.
Le pesanti, dure sconfitte, di tutto il centrosinistra e dell'Ulivo, denunciano un distacco dalla società, un serio ritardo politico, la difficoltà non superata di spingere i cittadini alla partecipazione democratica.

Governi locali, città, territorio
Espandono intanto la loro egemonia le forze di un centrodestra comunque attivo e dinamico, che, nei momenti decisivi, sta sulla scena con una classe dirigente capace di esibire unità e fermezza di contro all'irresolutezza e all'estenuante discussione interna del centrosinistra.
Si riconosca francamente il consenso perdurante per le Amministrazioni vincenti, dovuto ad un certo spirito d'iniziativa, alla capacità di completare opere pubbliche significative e di introdurre alcuni mutamenti nel profilo della città.
Tuttavia rimangono sul tappeto, irrisolti, i grandi temi dello sviluppo cittadino.
Dove allocare la "cittadella" regionale, in quale area dovrà funzionare il capoluogo amministrativo della Calabria? E qual è il disegno per trasformare la provinciale di Catanzaro in una vera, moderna città di servizi avanzati?
E come vincere la maledizione del cemento, che ha continuato a sfigurare la città proprio nelle ultime stagioni, come un esorbitante, irragionevole rilascio di concessioni edilizie?
E dove e come programmare infrastrutture e servizi (spazi, verde, attrezzature) per bambini, i giovani, gli anziani?
E quale può essere il destino dei grandi quartieri, a cominciare dalla deturpatissima Lido, e a quali ruoli "specializzati" possono assolvere?
E quale progetto d'insieme per i traffico è necessario per rendere agibile, godibile ed umana la città?
E come impostare un nuovo rapporto territoriale, nella giusta diversità in funzioni, con l'area ionica e quella tirrenico-lametina, prima che si espanda per contagio la domanda di nuove province?
E cosa pensare a proposito di un piano regolatore generale ancora abortito, e cioè di una grande questione incredibilmente aperta dai lontani anni cinquanta dell'altro secolo?
Le Amministrazioni e i governi attuali non hanno una risposta all'altezza della domanda né un convincente disegno generale; resta troppo forte l'intreccio con gli interessi e con un mondo dell'impresa tuttora troppo "vocato" alla speculazione edilizia, senza un orizzonte strategico e produttivo moderno, e troppo dipendente dal committente politico.

Cosa ci serve
Un progetto della politica; un'impresa più libera ed ambiziosa; forze sociali capaci di combinare la tutela del lavoro e dei giovani disoccupati con una visione moderna dello sviluppo; intellettuali in grado di pensare e stimolare la politica oltre le barriere dell'Accademia; forze professionali capaci di incidere al di là del loro nobile orto, sulla qualità della vita e dei servizi che possono ancora scendere la scala del degrado; una gioventù più critica e aperta; un mondo femminile più esigente e capace di riprendere un'intelligente iniziativa: tutto ciò è egualmente indispensabile per una prospettiva di futuro della città e del suo territorio.
Gli spazi per un rilancio ed un riscatto della sinistra, del centro riformista e dell'Ulivo sono oggi ampi e praticabili. L'aggressivo liberismo del governo nazionale e i limiti profondi delle Amministrazioni locali generano nuove condizioni per agire sulle coscienze e sulle cose.
La politica deve restare al centro, ma ha bisogno di una società civile che la incalzi con idee ed azioni efficaci e, se necessario, con un'autonoma proposta.
L'Associazione Cittadini, con la promozione di iniziativa politico-culturale e di interventi su grandi temi di settore, spera di rappresentare una componente viva del confronto e della battaglia democratica che si è aperta.



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