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Liberismo e Mezzogiorno

di Francesco Martorelli


Nella riunione che si è tenuta all'Università ad iniziativa di "Ora Locale" il 26 marzo 2002, il prof. Mario Alcaro ha sviluppato un chiaro discorso sul tema del "liberismo" indicando anche l'esigenza che per il superamento di questo cultura, che presiede ai comportamenti politici della destra, le forze di sinistra, non solo partiti tradizionali ma anche associazioni e movimenti, sappiano ritrovare un'unità di lineee che non annulli le inevitabili diversità.
La destra italiana in particolare oggi si caratterizza per un'affermazione quasi apodittica del liberismo inteso soprattutto quale dottrina della libertà assoluta, del mercato senza alcuna regola, protagonista della affermazione del principio che tutto si riconduce al profitto contro qualsiasi forma di solidarismo. Questo discorso, si è detto in quella sede, deve essere portato avanti con iniziative di gruppi sociali ed economici che vedano, invece, come punto di riferimento essenziale la dottrina del welfare. In questo modo, ritengo anch'io, la base sociale da contrapporre alla destra che oggi governa il Paese necessariamente va al di là di alcuni ceti subalterni come la classe operaia o il bracciantato agricolo della antica sinistra storica. Il mercato della dottrina liberista è, infatti, ha ragione il prof. Alcaro, un moderno dinosauro che distrugge ogni entità economica e culturale diversa dalla "concezione globalista" come viene intesa oggi dai grandi gruppi nazionali ed internazionali del mercato. In questa contrapposizione, liberismo welfare, stanno anche le grandi questioni che oggi agitano il mondo, in particolare Afghanistan e Medio Oriente. La questione, se ci si riflette, è di grande ampiezza e di grande interesse ed è in definitiva la questione vera che si affaccia nel primo secolo del nuovo millennio. Volendo essere estremamente sintetici, anche se imprecisi, il conflitto che si apre oggi vede da una parte i grandi gruppi economici internazionali e, quindi, i gruppi economici dominanti nazionali che, com'è noto, ceracno una intesa comune per una sicura globalizzazione in diversi incontri internazionali; e dall'altra parte i ceti subalterni anche se di serie dimensioni produttivie nelle economie nazionali come la piccola media impresa insieme, naturalmente, alla grande massa del lavoro subordinato. Questa contrapposizione, deve essere chiaro, è tra liberismo, che è concretamente una degenerazione del liberismo, e solidarismo che trova applicazioni in diversi territori attraverso il welfare.
A guardare bene, con occhio attento e in profondità, questa contrapposizione riflette il conflitto nord-sud nel mondo. Si può anche dire che questo conflitto nord-sud sostituisce il conflitto est-ovest che non c'è più perché il mondo politico non è più bipolare come prima della caduta del muro di Berlino . Oggi il mondo è assolutamente monocratico: è Bush che stabilisce chi è liberista e chi no; chi è democratico e chi è terrorista; quali sono gli "stati canaglia"; chi è global e chi è antiglobal. Con il terribile conflitto in Medio Oriente e, ancor prima con al guerra in Afghanistan, lo scontro nord-sud ha assunto queste enormi dimensioni. Quale sarà l'esito del conflitto a medio termini non è prevedibile. Mentre le carrette del mare con gli immigrati clandestini arrivano sulle nostre coste nonostante le urla del fondamentalista Bossi, esistono anche i fondamentalisti nel sud ed il conflitto cruento si propone nello scontro tra i due fondamentalismi.
In questa prospettiva occorre darci una spiegazione dell'intervento militare in Palestina e della violenta repressione cui da luogo in quei territori. Come mai si disattendono delibere del consiglio di sicurezza dell'ONU con clamorose contraddizioni degli Stati Uniti d'America che votano all'ONU in un certo modo per poi dichiarare il giorno dopo con Bush l'esatto contrario.
Anch'io scorgo in questo conflitto una resistenza di culture locali ad una globalizzazione che tutto vuole omogeneizzare in virtù del mercato senza regole e del liberismo ormai selvaggio. In questo conflitto l'iniziativa armata in Israele ha un ruolo strategico che si fa sempre più evidente. Sharon è una avanguardia potentemente armata del liberismo internazionale. Occorre tuttavia dire che una breccia è stata aperta nella barricata liberista con la presa di distanza della Comunità Europea dall'oltransismo di Sharon. Questa circostanza è tanto importante che ha portato Bush a fare alcuni passi indietro timidi ma significativi: anche lui chiede a Sharon che i carrarmati lascino i territori palestinesi e manda il suo segretario di Stato in quelle zone.
Nel contesto della competizione noerd-sud si colloca la nuova questione meridionale per il nostro Paese e la sinistra deve riproporsi soprattutto nella prospettiva del solidarismo contro il liberismo. La questione, perciò, ha un profilo internazionale certo, come le vicende attuali nel Medio Oriente ma anche nell'Afghanistan testimoniano. Io riconosco ai giovani di diversi paesi che sono convenuti a Genova nei giorni del G8 l'assunzione di una ipotesi politica di sinistra di grande momento e mi piace ricordare come Luigi Berlinguer, già Ministro della pubblica istruzione, riconobbe questo valore all'internazionale giovanile convenuta a Genova. Berlinguer disse allora: ecco i ragazzi che fanno politica con la p maiuscola, riconoscendo appunto ai giovani antiglobal il valore di una riscoperta della politica in senso alto: poveri e ricchi; paesi sviluppati e non sviluppati; nord e sud. Anch'io sono convinto che la sinistra, inevitabilmente, va assumendo queste dimensioni e che, in conseguenza, la vecchia formula partitica comunista appare insufficiente e rachitica.
Da qui il valore della iniziativa di "Ora Locale" di proporre un discorso comune a partiti della sinistra e movimenti della sinistra intanto alla ricerca di una base sociale più ampia di quella tradizionale. Io, anche a nome dell'associazione Carlo Pisacane, ho accolto con favore questa iniziativa e penso che occorre dar vita ad un programma efficiente in ogni sede provinciale, perché la riunione, come sappiamo, era a carattere regionale.



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