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In Calabria il movimento è già in cammino

di Giuseppe Lavorato

(Sindaco di Rosario)



Caro Mario,
l'analisi e la proposta di Piero Bevilacqua mi trovano completamente d'accordo e credo che incontrino convinzioni largamente diffuse nel disarticolato mondo della sinistra calabrese.
Il governo regionale sembra immerso nel sistema feudale. Il Presidente della Giunta, senza mai convocare l'assemblea dei sindaci, prevista dallo Statuto, indirizza ai Comuni diffide ed intimazioni per il pagamento di somme che potrebbero dissestare i loro bilanci. I governanti regionali, quando non sono in giro per il mondo, percorrono le nostre contrade propagandando investimenti per decine di migliaia di miliardi di vecchie lire, mentre ai Comuni, come il mio, non arrivano nemmeno le misere somme da tempo promesse e deliberate.
I Comuni, che sono l'articolazione della Stato più vicina ai problemi del territorio e dei cittadini, vengono cancellati dalla partecipazione alle decisioni e rimangono privi di risorse ed impotenti a corrispondere ai bisogni che quotidianamente bussano alle porte dei municipi. Bisogni che vanno dalle cure mediche, spesso costosissime per ammalati poverissimi, al sostegno ai soggetti deboli e svantaggiati, alle esigenze di consolidamento del territorio, alla libertà di intrapresa per imprenditori ed agricoltori onesti, al lavoro per i giovani e per i disoccupati.
Gli Enti sub regionali sono stati affidati a valvassori e valvassini che, fedelissimi servitori del feudatario di riferimento, non tengono conto dei diritti democratici delle popolazioni.
Non si spiega altrimenti perché, nella regione a più alto rischio sismico ed idrogeologico, con un territorio periodicamente funestato da calamità naturali e negli ultimi decenni devastato da politiche di rapina affaristico-mafiosa, la grande opera di cui discutono le oligarchie dominanti e sulla quale intendono investire risorse ingenti non è il consolidamento e la messa in sicurezza del territorio, la realizzazione dei servizi urbani necessari al vivere civile, la valorizzazione delle risorse ambientali e culturali, ma è la costruzione di un ponte, che non ha alcuna concreta utilità e devasterebbe e deturperebbe uno dei luoghi più belli e più ricchi di storia dei mondo.
E non si spiega altrimenti perché la Regione e la Provincia di Reggio Calabria, non convocando il tavolo di concertazione, impediscono che siano degli enti locali e le popolazioni interessate a decidere sulle numerose proposte di costruzione di centrali a metano od altra alimentazione, nonostante i pericoli dell'interesse e dell'infiltrazione mafiosa denunciati dagli Onorevoli Angela Napoli e Giuseppe Lumia, rispettivamente Vice Presidente e componente della Commissione Parlamentare Antimafia.
Negli anni del mio impegno amministrativo, che sta per concludersi, assieme all'amarezza per l'insensibilità dei governi nazionali e l'insipienza di quelli regionali, ho avuto la fortuna di conoscere sindaci ed amministratori onesti e generosi (di tutti i colori politici) impegnati con intelligenza e passione nel faticoso compito di governare i comuni delle realtà difficili della Calabria. Assieme a loro ho conosciuto l'impegno dei giovani dei movimenti, del volontariato laico e religioso, di uomini di cultura, di professionisti ed imprenditori onesti e capaci.
Concordo, quindi, con Bevilacqua: queste forze costituiscono la più grande ed importante risorsa democratica oggi disponibile per rilanciare la volontà di riscatto del popolo calabrese.
Quanto esse siano grandi lo abbiamo visto e constatato, con emozione, nelle ultime grandi manifestazioni di Cosenza per la libertà, i diritti umani universali e la pace.
Ad esse devono attingere le organizzazioni politiche che non vogliono tradire gli ideali di giustizia e di libertà per i quali sono nate, chiamando alla direzione dei partiti ed al governo regionale donne e uomini che si forgiano nella lotta popolare, sociale e culturale per costruire una Calabria ed un mondo migliori.
Così avvenivano la costruzione della piattaforma e dei programmi e la selezione dei quadri dirigenti quando, nel secolo scorso, il movimento dei lavoratori e la sinistra politica conquistavano quei diritti di libertà, democrazia, avanzamento sociale e civile oggi messi pesantemente in discussione.
Fuori da questo metodo si allevano solo, nelle furbizie, nel compromesso deteriore ed "in vitro", caste politiche i cui pessimi risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Dunque, è anche mia convinzione che la più vasta discussione e il più largo coinvolgimento di forze costituisce la necessaria iniziativa di cui la Calabria ha bisogno per costruire il programma e le nuove leve di dirigenti e di candidati, espressioni culturali, sociali e politiche di concreto impegno di lotta per il cambiamento.
Anche se ho presente tutte le difficoltà, conoscendo le potenzialità (il mio Comune è un osservatorio immerso nelle une e nelle altre), sono ottimista e convinto che il movimento di riscatto è già in cammino.



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