Ora Locale

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Un giorno da inviata

di Fabrizia Pastore, 17 anni studentessa
II A Liceo Classico "G. da Fiore" di Rende (Cs)


Questa volta bisognava esserci ed io ho voluto esserci.
Non più testimone passiva di un disagio che si avverte da più parti, ma attrice consapevole di un momento di vita sociale, a mio parere degno di essere vissuto in ogni sua articolazione.
Quanto meno, in seguito agli arresti eseguiti dalla procura cosentina, è stata messa in discussione la stessa città di "Cosenza", il suo Ateneo, il suo essere o meno città pacifica, cosicché ogni cittadino è stato spinto a riflettere e a decidere se manifestare o meno. E non si è trattato di sondare l'orientamento politico della città, il suo essere new--global, ma il suo diritto alla libertà e alla democrazia, il diritto di una città a pensarla diversamente, un luogo nel quale ad ogni individuo siano garantite le proprie libertà di opinione, di associazione, di manifestazione.
Non ho voluto che tutto questo passasse senza la mia presenza, sopra la mia testa. Mi sono limitata, in un primo momento, ad osservare quanto stesse accadendo intorno a me, ho cercato di captare tutte quelle informazioni che mi avrebbero reso più chiaro il quadro che si andava delineando. Ho assistito all'assemblea del 22 Novembre, tenuta all'Aula Magna dell'Unical. Ho ascoltato tante testimonianze, alcune pacate, altre più accese, altre ancora commoventi ed un po' ironiche (come quella di Giuliano Giuliani), ma sotteso a tutte ho potuto percepire un autentico anelito a volere cambiare il mondo, senza stravolgerlo.
Attenta alle parole di monsignore Giuseppe Agostino, pronunciate durante la veglia "Giustizia e Pace si baceranno", tenuta in cattedrale, mi è stata data la possibilità di analizzare il tutto da cattolica, quale sono.
L'immagine di questo vescovo, l'immagine di un uomo che si offre ad altri uomini, suoi fratelli, nel tentativo di incanalare questi giovani, dar loro opportunità, non di bloccarli o condannarli.
Sporcarsi le mani con la storia senza mai dovere scendere a compromessi con giochi di potere.
"Dovete uscire dalla rassegnazione, cari giovani, dalla protesta, per entrare nella proposta. Camminiamo, poi, uniti e fiduciosi e diamo a tutti questi giovani, uomini e donne che sono venuti nella nostra città il benvenuto esortandoli a riempire la loro istanza interiore di uno spirito costruttivo di verità, di fraternità e di pace, onde si attui l'utopia della Scrittura: Giustizia e Pace si baceranno."
Al termine della veglia non voglio più stare solo ad ascoltare, voglio avere una parte tutta mia in quello che accade. Inizia così la mia "carriera" da "inviata" per "ORIZZONTI" il giornale della mia scuola, il Liceo Classico "G. da Fiore" di Rende.
Intervisto persone coinvolte socialmente e politicamente a livello comunale, provinciale, regionale, nazionale.
Ora ho le idee più chiare. Sabato 23: giorno di manifestazione.
Prendo in prestito le parole del leader del Social Forum, Vittorio Agnoletto, per raccontare il clima respirato durante il corteo: " ... un successo incredibile, ma la cosa più interessante è l'accoglienza che ci ha riservato la città di Cosenza. Non era mai veramente capitato, la gente alle finestre, gente che ti offre da bere, da mangiare. Fuori, all'oasi francescana persone con cartelli, fuori persone anche dall'ospedale. Una festa!...".
Ho vissuto il corteo un po' da studentessa, un po' da new-global fiorentina, napoletana, palermitana, milanese, da cobas, .... Ho voluto che dei giovani, che degli uomini e delle donne mi raccontassero la manifestazione attraverso il filtro del loro vissuto. Ho raccolto testimonianze di persone "anonime" che erano lì per far capire che "ci sono" anche loro; poche le parole con cui hanno risposto al mio registratore, parole di rabbia, di entusiasmo.
Ho condiviso con loro una pagina di storia che era lì, pronta per essere scritta da tutti quanti insieme.Così è stata una pagina senza cancellature, senza strappi e nessuno "punto e a capo". Una pagina scritta di getto e, per questo, piena di quella intensità, di quella "voglia di esserci" che ha coinvolto chi ha partecipato. Non si può volere un mondo "altro" quando si aspetta che siano gli altri a migliorarlo per noi.



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