Ora Locale

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Sinistra : dalla discussione al progetto

di Franco Crispini *


Caro Mario,
oramai è assai chiaro e noto che, da che è sorta, Ora Locale non perde occasione per scuotere tanta parte della Sinistra dalla pigrizia in cui è caduta da tantissimo tempo, per aprirle spazi di analisi da cui affacciarsi sulle tristi condizioni della nostra regione e scenari di possibili rinnovamenti e mutamenti di metodi e scopi; soprattutto, per sfuggire a comportamenti predicatori o di praticoneria politica. E sono state e sono tante queste occasioni, parte delle quali è andata finora persa, senza che però Ora Locale venisse meno alle sue ispirazioni ed alle sue finalità che ne fanno nella nostra regione uno strumento importante per definire la qualità di un impegno politico serio per la rinascita della nostra regione. Che altro si dovrebbe fare per scuotere una classe politica divagatoria e immemore delle sue responsabilità grandissime? Di sicuro,non rimarrebbe che auspicare sconfitte di quella Sinistra che si mostra rinunciataria verso proposte e progetti di vero cambiamento, verso un serio impianto di idee riformatrici. Altro che !, ci mancherebbe che fosse meglio lasciare il passo ad una Destra nata da trasformismi ed anacronismi! Per rifiutare una Sinistra così come è, non interessata alla costruzione di un progetto di riforme trasformatrici, arroccata sui suoi apparati, slegata dalla società civile, il meno che si possa volere è certo il mantenimento di un regime politico-sociale della destra. Ma intanto, occorre che la nostra Sinistra si convinca che non possono esservi altre e nuove delusioni, che un momento per uscire fuori dal chiuso delle segretarie e dalle strette mortali degli apparati, e dalla mentalità che è propria di questi ultimi, deve pur crearsi e vi deve essere la volontà di cercarlo. Ora Locale pone interrogativi ineludibili, seri e chiari e non sono mancate risposte di un qualche peso da parte di esponenti anche importanti per il loro ruolo politico sul piano regionale. Lo spettro dei problemi sollevati è molto ampio : tra questi, due fanno spicco, quello della formazione di un ceto dirigente politico, o meglio di una sua ben individuabile estrazione culturale e sociale; quello di un disegno di sviluppo e di svolta per la nostra Calabria, sul quale poter determinare un cambiamento di rotta delle amministrazioni locali ed un nuovo profilo del Consiglio regionale. Insomma, il gran problema su cui batte Ora Localechiamando la Sinistra ad articolare una sua proposta attraverso un confronto serrato di idee e di competenze, è proprio quello di non tenere più la Calabria nel letto di Procuste degli intrallazzi, delle incompetenze, delle inadempienze, di una opposizione ai governanti che ne omologa il più delle volte la mentalità se non proprio le scelte.
Sovente la Sinistra, che è la parte maggiore dell'Ulivo,anche nella nostra realtà regionale, tutt'altro che attenta a questo genere di discorsi, va ripetendo che le due grandi idee che bisogna abbracciare sono quelle di "riformismo" e di "modernizzazione". Non sappiamo se si è trattato e si tratta di folate di vento, di sussulti estemporanei di interesse a tali rilevanti nuclei teorici della teoria politica, ma è certo che ogni tanto questa campana viene suonata. E non è male, sempre che si voglia chiarire quel che si intende con quelle due idee e se si è pronti a gettarle nel mezzo dei dibattiti aperti da Ora Locale, tra i quali vi stanno proprio bene, dove è possibile precisarne la grande importanza per quel disegno di rinascita della nostra regione al quale è doveroso dare il massimo contributo di pensiero e di esperienze. E dunque non possono non essere registrate pretese apprezzabili, conati interessanti, di elaborazione di tracciati sui quali fare scorrere l'azione politica in campo regionale. Perché allora il più delle volte si fa finta di ignorare quei livelli significativi del ragionamento e della proposta politica quali si raggiungono su Ora Locale; perché chiudersi in una separatezza da quella parte pensante di società civile che in Calabria è fortemente presente, nelle professioni, nelle istituzioni, nelle Università?
Non c'è il rischio che la classe politica, chiusa in se stessa, finisca per avere in Calabria canali di collegamento assai ristretti con un ampio tessuto sociale, civile, culturale capace di dare valore e slancio all'azione politica?
E' il momento che anche in Calabria si sposti quella discussione storico-critico-politica che ha investito i temi classici e nuovi del "meridionalismo" ed ha dato luogo a quella proposta di "Abolire il Mezzogiorno" (v. Gianfranco Viesti, Laterza) cui si vanno indirizzando molte critiche. In tutto questo c'entrano regioni come la Puglia, La Basilicata, la Campania: e la Calabria? Ancora una cifra dell'arretratezza o anche essa serve ad abbattere la brutta immagine del Mezzogiorno sinonimo di immobilismo senza scampo? Chi animerà questo dibattito, se non sembra che se ne avverta la necessità?
Se non proprio in quegli stessi termini, occorrerebbe proprio che almeno si tirassero le fila sul "problema Calabria" che a molti sembra tale, un nodo di difficoltà nel panorama nazionale e locale, ed alla classe politica calabrese invece un problema da giocare unicamente sui tavoli delle intese più che non su quelli delle scelte e dei progetti che diano una prospettiva. Dagli interventi su altri numer come su questo di Ora Locale credo che vengano molte spinte per metterci di fronte a quel "problema", chiarirne tutti i termini, vedere tutti i vicoli ciechi in cui rimane chiuso, capire i diversi livelli ( Enti locali, Regione, rappresentanza politica, partiti) in cui è presente o meno una consapevolezza della sua esistenza ed urgenza, indicare le vie d'uscita, gli strumenti per aprirle. Dopo tutto ciò sarà anche possibile liberarci dalle suggestioni di un vecchio meridionalismo, da tante sue retoriche, dal suo pessimismo storico; ma prima di questo non va messo da parte l'interrogativo sul perché la Calabria sta seduta su grandi contraddizioni, perde successivamente tutti i treni dello sviluppo, è più debole di tutte le altre regioni meridionali, concorre in maniera forte alle qualificazioni "negative". Vi sono di quelli tra noi disposti a scommettere che se vi saranno altri "interventi straordinari", la Calabria non riuscirà a giovarsene significativamente.
Ma allora, caro Mario, il lavoro che attorno ad Ora Locale dobbiamo fare comporta non qualche impennata emotiva, le solite pur naturali incazzature, i nostri viziacci di gente virtuosa, bensì tanti dati sulla Calabria negli ultimi trentanni, tante schede sull'operato dell'Ente Regione, ma anche delle Amministrazioni Comunali, negli stessi anni : dobbiamo renderci conto da vicino dei modi in cui si è espresso il governo politico amministrativo della nostra regione, come ha inciso ed incide, come si è misurato e si misura con la estrema complessità di quel problema. Quanto la "separatezza" della classe politica che, come maggioranza o opposizione, ha tenuto e tiene tutte le trame della vita regionale, aspetto questo assai importante del più generale problema, ha contribuito a determinare, per il progressivo inaridimento delle sue fonti di idee, una vera vanificazione anche di quanto di buono si è sforzata di fare, ubbidendo quasi sempre a spinte di provvisoria importanza o di contingenti interessi elettoralistici. Per la Calabria ne sono scaturite e continuano a scaturirne derive di ogni tipo, morali, culturali civili : saperle vedere, non disperdersi in sottolineature che ancora una volta ripropongono le vecchie questioni della predominanza dei "casati", divenuti potentati politici inamovibili, o altre questioni come la scollatura di politica e cultura, cosa che, ben chiarita, può essere tuttora illuminante, affacciarsi su tutti quei nodi strutturali decisivi per ipotizzare un futuro migliore per la Calabria.
Siamo in presenza di più di una Calabria, tante che non riescono a comunicare tra loro : la Calabria dei politici, confezionata su misura, che sembra uscire dalle scaffalature delle segreterie; la Calabria "mediatica", una raccolta di immagini in nero, una fotocopia di quello che esce da alcuni convegni dei governatori politici di turno; la Calabria dei saperi e delle Università, un luogo di attenzioni e progetti frustrati; la Calabria delle nuove realtà giovanili, delle forze sociali attive, delle vecchie e nuove professioni. Si dovrà pur riflettere su come fare perchè questi volti non restino sovrapposti, non rimangano piccoli mondi che continuano a correre su dimensioni e tempi diversi.
Forse la sto tirando alla lunghe, ma,caro Mario, a rendere più organiche e meglio sviluppate e chiarite molto delle idee che sto, se pure disordinatamente, affacciando, non si farebbe un lavoro politico-intellettuale del tutto inutile: ci troviamo in un momento in cui lo sforzo di risorse dei fondi europei per tirarci fuori dalle condizioni in cui siamo, è probabile che abbia alla fine pochissimi effetti ( e vogliamo proprio domandarci il perché?); per questo fatto non trascurabile, d'ora in poi diventerà decisiva la scelta di un governo regionale che progetti secondo altri modelli lo sviluppo di questa regione riuscendo ad individuare risorse possibili o alternative. Se la regione sarà costretta a salire sugli stessi treni che hanno transitato finora, sarà davvero tragico: affondando, verrà solo da pensare al famoso barone di Munchausen!
A parte questa amara ironia, è proprio vero che occorre in Calabria una forte mobilitazione della società civile che dovrà sempre di più premere sul mondo della politica, visto che la leva politica è decisiva per mutare rotta. Sappiamo quale ruolo svolge la politica, anche in negativo in questa nostra realtà regionale, sappiamo quanto esso è centrale e pervasivo: lo vorremmo più ricco di tensioni etiche, più aperto ad un ripensamento delle proprie ragioni e dei propri autentici scopi.
Chiudo qui, ma ti assicuro che mi rendo conto di avere offerto solo alcune linee di premessa ad un discorso che richiede tante altre riflessioni che ti prometto non mancherò di fare nelle successive occasioni del dibattito che si è aperto. Intanto, mi è parso giusto intervenire anche per dare un segno di profonda partecipazione a tutto quello che Ora Locale va facendo per chiamare a raccolta tutte le forze intellettuali presenti in Calabria ( che non mi pare siano del parere che è anche qui è tempo di dire "ABOLIRE LA CALABRIA") e far nascere un progetto di sviluppo ( forse l'ultimo cui si può pensare prima della fine!) che la Sinistra sembra abbia perso per strada.

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* Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università della Calabria



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