Caro direttore,
Pasquale Alcaro
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"...che possiamo fare di più, come Chiese di Calabria, di fronte al degrado etico in cui siamo avvolti?
Carissimi fratelli e sorelle, carissimi presbiteri, diaconi, religiose e religiosi,
la realtà della nostra terra c'interpella, con le sue gioie e i suoi drammi, quali segni dei tempi che esigono risposte da tutti noi.
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Ecco allora l'impegno di riprendere in mano le conclusioni del Convegno Regionale sul Laicato, rileggendo il documento "...e la rete non si spezzò...!", che chiede ai laici di entrare nelle realtà culturali, politiche, sociali, professionali con un duplice atteggiamento: la retta intenzione nello spirito del Vangelo di Gesù e la competenza che sappia trasformare ogni cosa verso il bene comun4e. In particolare, un settore che in questo momento esige una chiara testimonianza cristiana è il settore della sanità, che ritrovi qualità, spirito di servizio, unità di utenti, gestione manageriale ed insieme attenzione ai più deboli della vita sociale in Calabria.
Per i tanti giovani della nostra terra, ci impegniamo a favore degli Oratori, nelle forme diversificate di questa antica formula. Ogni paese, infatti, ha sempre più bisogno di solidi e moderni punti di riferimento, dove i giovani trovino preti e laici pronti all'ascolto ed efficaci nelle risposte. Per questo, è nostra intenzione dialogare con la Conferenza Episcopale Italiana, in modo da trovare possibili vie per finanziare gli Oratori del sud d'Italia.
Di fronte ai santi della nostra realtà meridionale, santi efficaci e luminosi, nel cuore nostro di Pastori ci sembra bello rilanciare il monito del Papa a Toronto: puntare sulla santità, come strada della felicità. Non potremo essere felici se non saremo santi. E solo se siamo santi, saremo anche felici! Come ci insegna san Bruno, posto nel cuore della Calabria, nel suo forte appello al silenzio e al primato della contemplazione, che si deve tradurre in una maggiore preghiera, in casa e nelle chiese, sgorgata dalla Parola mediata e dalla sofferenza offerta.
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Lo Stato, con la necessaria e doverosa prevenzione, utilizzi ancor di più la formazione. Gli stessi percorsi di legalità non creano ancora una cultura ed una forza adeguata. Occorre infatti riempire la legalità con contenuti precisi di giustizia. La legalità da sola non basta più.
Quanto all'Ente Regione, l'instabilità continua di governo - incomprensibile ieri e ancor più oggi! - crea delusione e scontento nella gente. I continui cambi di Giunta non permettono di affrontare e risolvere i nodi storici del nostro sottosviluppo, provocando diffidenze e sospetti. Non mancano poi i cattivi esempi di assunzioni, antiche e recenti, realizzate in modo privatistico.
Si sta così ingenerando un terribile principio negativo: l'appartenenza a certe forze politiche prevale sulla competenza per il ruolo che si è chiamati a svolgere! L'appartenenza più della competenza: allora diventa inutile studiare, essere qualificati e ben preparati, specializzarsi. Tutto si svuota. E' quel vuoto di etica che sopra abbiamo chiesto alle nostre chiese e alla società civile da colmare, perché siano scuole di etica per ogni uomo di buona volontà..
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Gli Arcivescovi
impossibile resistere alla tentazione di inserirsi nel dibattito, ricco e prezioso, innescato da Piero Bevilacqua sull'ultimo numero di "Ora locale".
Le domande prioritarie che se ne traggono mi sembrano essere.
- Subiamo in atto un deficit di democrazia sostanziale?
- - E' vero che i Partiti, strumenti istituzionali indispensabili di democrazia, necessitano, a loro volta, di immettere al loro interno massive trasfusioni di democrazia partecipativa e decisionale?
- - E' vero che abbiamo in Calabria, come in Italia, una classe dirigente non all'altezza dei compiti?
- Piuttosto che rispondere con parole mie preferisco inviarti, con la richiesta di pubblicazione, la lettera della Conferenza Episcopale Calabra dell'ottobre scorso; lettera che dà risposte ben più efficaci ed autorevoli di quanto potrei fare io.
- Cordiali saluti
Come Vescovi della Regione ci siamo posti un interrogativo bruciante:"...Che possiamo fare di più, come Chiese di Calabria, di fronte al degrado etico in cui siamo avvolti?"
Quest'interrogativo ha percorso tutti i lavori della Conferenza Episcopale Calabra che si è svolta a Catanzaro nei giorni 23-24 settembre 2002. La gravità della situazione nella nostra Regione Calabria è sotto gli occhi di tutti. E' percorsa da un malessere diffuso. C'è un senso di fatalismo e impotenza di disagio generale, quasi di ingovernabilità. Viviamo in un clima di degrado etico, che preoccupa e pone una serie ipoteche sul futuro della Calabria.
Questi interrogativi e queste analisi non ci hanno però schiacciato. Sono stati invece un'ulteriore stimolo a scelte precise. Questa riflessione si è, infatti, svolta in un giorno particolare in cui c'è sembrato bello essere avvolti dalla figura di un santo "meridionale", noto ormai in tutto il mondo: la figura di Padre Pio, ora san Pio da Pietralcina, festeggiato proprio il 23 settembre. Il suo esempio il suo stile incoraggia le nostre Chiese di Calabria, per imparare da lui a rispondere alle gravi realtà che sentiamo attorno a noi.
Inoltre, per impostare bene questa nostra riflessione, ci pare opportuno utilizzare tre parole guida, che hanno orientato il percorso di una nobile figura di Vescovo meridionale, anch'esso avviato al cammino della santità: mons. Tonino Bello, Vescovo di Molfetta.
Amava tre verbi, inscindibili, per descrivere l'impegno della Chiesa di fronte al mondo:
Annunciare
Denunciare
Rinunciare
I tre verbi sono inseparabili. Compito principale della Chiesa, infatti, è quello di annunciare il Vangeli, con fedeltà ed interezza. Ma questo comporta subito dopo il dovere di denunciare ogni abuso ed ingiustizia, perché l'uomo si converta e viva. Tale denuncia, però, sarà efficace solo se come la Chiesa sapremo per primi dare l'esempio di una vita alternativa, che dica con i fatti che è possibile e bello seguire il Vangelo nella sua radicalità.
L'annuncio che aspettate, voi Chiese di Calabria, è quello ormai antico e sempre nuovo: "comunicare il vangelo a queSta nostra realtà che cambia!".
Comunicare, cioè saper parlare con chiarezza ed in modo personalizzato. Non generico.
Profondo ed insieme preciso. Rivolto a persone e fatti. Molto legato alla storia. Vicino al cuore della gente. Capace di incidere nel vissuto della nostra realtà. Un annuncio evangelico che restituisca dignità ai nostri volti e ci liberi dalla rassegnazione, che resta il nostro male più grave e diffuso.
La catechesi perciò sia sempre più di tipo catecumenale, ben radicata sulla Bibbia ed aperta alla preghiera e alla testimonianza, capace di coinvolgere l'intera persona e di porre delle tappe progressive, esigenti, anche con precisi NO da dire in certi casi, specie di fronte ad un eccesso ai sacramenti non preparato e non coerente con la vita.
Per molti cristiani l'appartenenza alla Chiesa è tristemente inadeguata, chiusa in forme solo esteriori di religiosità che non generano un confronto diretto con il Vangelo.
La lampada non è sul moggio. Non brilla. Resta nascosta sotto il tavolo. E i nostri paesi restano al buio! Di tutto questo abbiamo una tremenda responsabilità come Chiese di Calabria.
In questo contesto, è decisiva una più coraggiosa progettualità nelle nostre Parrocchie, perché è nell'interno delle comunità cristiane che maturano le risposte adeguate ai drammi della nostra terra. Ma si richiede più discernimento, più profondità nei Consigli Pastorali, perché siano vigili e sappiano dare, al momento giusto, suggerimenti veri ed adeguati per educare l'intera comunità ed il paese.
Abbiamo perciò bisogno di Preti profondi, più coraggiosi e più uniti, pieni di progettualità e speranza, nelle omelie propositivi e rispettosi di tutti, ma insieme chiari nella forza interiore, esempi luminosi di vita spirituale. Come Vescovi, c'impegniamo perciò ad offrire loro strumenti più vicini ed efficaci di formazione (anche con l'Istituto Pastor Bonus, nel lamentino e il VI anno) ed aiuti concreti per discernere la complessità del nostro mondo che cambia rapidamente. Più saremo compatti, più saremo forti: il Vescovo vicino ai suoi preti; i preti uniti al loro Vescovo.
Decisiva resta perciò la proposta di fede nella sua valenza etica, che porti i nostri cristiani ad un serio esame per vedere se sono capaci di collegare la loro religiosità con la vita che compiono. E' l'etica che oggi è in crisi in Calabria. Non l'annuncio in se stesso, ma un annuncio che inchiodi le nostre responsabilità, che ci faccia sentire poveri ed umili di fronte al Cristo. L'incontro con la Parola del Signore, attuato in modo sistematico, ci renderà coerenti e coraggiosi, capaci anche di un'obiezione etica di fronte ai clientelismi e al malvezzo delle raccomandazioni, aperti al confronto e non arroganti.
Tutto però avrà efficacia se sapremo puntare con fedeltà sulla famiglia, come seme di una Calabria nuova, che nella famiglia crede ancora molto, ma che proprio dalla famiglia, strettamente legata alla parrocchia, può trarre inattese risorse per la sua rinascita.
Accanto all'annuncio chiaro del Vangelo di Gesù Cristo, è doveroso da parte nostra, come Pastori, posti da Dio come sentinelle sulle mura, indicare alcuni gravi pericoli che stiamo correndo, in questo momento, come popolo calabrese.
La mafia sta prepotentemente rialzando la testa. E di fronte a questo pericolo, si sta purtroppo abbassando l'attenzione. Il male viene ingoiato. Non si reagisce, La società civile fa fatica a scuotersi. E' chiaro per tutti il giogo che ci opprime. Le analisi sono lucide ma non efficaci. Si è consapevoli, ma non protagonisti!
La mafiosità, poi, è ancora più pericolosa della mafia stessa. Perché si insinua tra le pieghe delle istituzioni, diventa facile accomodamento, addirittura in certi casi si trasforma in comoda autogiustificazione (poiché c'è la mafia, è inutile operare, investire, inutile cambiare e vano è restare per cambiare la nostra terra!).
L'usura spoglia e depaupera tante attività e getta nella paura numerose famiglie. Gli usurai si fanno sempre più prepotenti, arroganti. Non hanno paura di farsi notare. Spudorati, e pur tuttavia spesso impuniti! E allora, perché non ci diamo strumenti moderni ed efficienti per fronteggiarli?
I Piani di sviluppo con fonti europei (P.O.R.) stanno subendo dei ritardi pericolosi nella loro attuazione. Le cause sono di certo complesse. Non tutto ci è dato a capire. Una lode ai funzionari tenaci e coraggiosi, lungimiranti e competenti. Un rimprovero durissimo per ogni ritardo dovuto e studiato, per ogni omissione colpevole, per ogni lentezza passiva. Se il denaro stanziato o progettato non verrà speso per opere di bene, a beneficio soprattutto dei giovani, tutto questo griderà vendetta agli occhi del Signore su tutti noi!
Ma sarà di fatto sterile la nostra denuncia se non sarà accompagnata da precisi gesti profetici, controcorrente, alternativi. Gesti che tutti vedano, non per vanagloria, ma per fedeltà al Vangelo di Cristo.
Il punto centrale di questa rinuncia è la libertà dal denaro nelle nostre chiese. Qui siamo attesi, perché dove c'è libertà di denaro, c'è fede forte e cristallina. La povertà evangelica resta il grande tesoro della chiesa.
Per questo, abbiamo deciso di proseguire nell'attuazione dell'Esortazione del luglio 2001, sull'uso del denaro, con delle indicazioni regionali che diano ancora più forza alle scelte delle singole diocesi.
Anche i preti, nel loro stile personale, siano di fulgido esempio. Vescovi e preti dimostrino di credere, concretamente, nella Divina Provvidenza. Con segni esigenti e coerenti.
Siano meglio evidenziati i gesti di solidarietà con chi soffre di più, specie i disoccupati.
Proseguiamo con più decisione il Progetto Poliporo, attualizzato nella fondazione San Bruno per l'accesso al credito, cioè ad un uso intelligente e libero del denaro. Ed ogni comunità cristiana senta come suo impegno evangelico l'attenzione per i giovani disoccupati, da attuare con precise iniziative che la fantasia della carità sa suggerire a chi ha un cuore grande.
Cresca sempre l'accoglienza verso gli immigrati che lavorano tra noi, specie nell'assistere i nostri ammalati. La nuova legge, pur tra tanti difetti, è una utile occasione per dare a loro dignità e giustizia. Ma è troppo poco l'aspetto economico. Occorre camminare verso una reale integrazione culturale, sociale e religiosa, che permetta di valorizzare le loro preziose risorse per la crescita di tutti.
Le Scuole di Formazione all'impegno politico vanno portate avanti con fiducia. Hanno superato anni di stanchezza. Ora, in tante parti d'Italia, pur con formule nuove ed originali, sono rilanciate. Lo siano anche nella nostra Regione. E' un impegno che ci deve vedere capaci di attualizzare la Dottrina Sociale della Chiesa. E' un capitale culturale indispensabile per fondare scelte etiche nel campo politico, amministrativo, legislativo.
Le feste popolari restano un momento troppo vuoto di sfarzo paesano. Spesso di compensazione. C'è in esse un forte bisogno di identità collettiva, che rispettiamo e comprendiamo. Ma non ne condividiamo certe espressioni che sanno di paganesimo e di spreco, senza solidarietà e prive di intelligenza!
E' consolante constatare che in questi ultimi anni abbiamo compiuto gesti significativi, in una certa purificazione, ma molto resta ancora da fare. Incoraggiamo i piccoli passi, che è lo stile del Vangelo. Ma guai a noi se ci stanchiamo, sia per fatalismo che per velleità.
Ci assistano i Santi della nostra terra e del Sud, capaci essi veramente di annuncio evangelico, di denuncia profetica con la loro vita e con la loro voce di sentinelle, pronti a dare per primi l'esempio, trascinando così l'intera società verso mete sempre più alte e coraggiose....
Con affetto, invocando su voi tutti la benedizione del Signore,.
e i Vescovi della Calabria