Innanzitutto, questa è un'adesione. Alla possibilità e alla necessità di una discussione sul Sud, sulla vita delle cittadine e dei cittadini che abitano le città meridionali. Ai sindacati e a quanti, nella sinistra dei partiti, si sono finalmente accorti che il nuovo sud è già orgogliosamente in piedi e opera ed agisce producendo cooperazione ed innovazione sociale, con affetto diciamo: welcome!
Poco tempo è passato da quando il Sud era percepito come luogo incapace di produrre parole e significati, sito inevitabilmente marginale e periferico rispetto a flussi di informazioni e di merci, luogo de-identificato i cui abitanti sprecano le loro energie in un'incessante attività recriminatoria verso soggetti ( partiti, istituzioni, regione, stato) comunque e sempre non locali. Da qualche tempo le città del Sud sembra ricomincino ad essere città che hanno il desiderio di ritrovare l'antica capacità di autoregolarsi. Si guardi Cosenza: una comunità si sperimenta nell'arte, nella comunicazione, nell'impresa sociale, con risultati e ricadute, anche economiche, che niente hanno da invidiare a Brescia o Strasburgo.
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Negli ultimi tempi il tema della qualità della vita al meridione è diventato di grande attualità, e ha sostituito, per fortuna, buona parte dei discorsi sull'arretratezza del sud, sul divario incolmabile tra sud e nord, sul bisogno di costruire a tutti i costi. I discorsi si sono spostati sulla tutela dell'ambiente, sui servizi, su quale lavoro stimolare, sulle applicazioni tecnologiche, su Internet e sulle enormi potenzialità che l'accesso alla rete comporta tanto per gli abitanti di Cosenza quanto per quelli di Siracusa o dei casali delle campagne meridionali.
D'altra parte se è vero che il Sud è un luogo molto cambiato, nel quale si è manifestata l'innovazione sociale e sono avvenuti mutamenti nell'economia, dove significative aree intellettuali si pongono non più come sacca del "disagio giovanile", dove si manifestano contraddizioni che attraversano le realtà militanti dell'universo politico di sinistra così come la pluralità dei Centri sociali, bisognerà pure ammettere che tutto questo costituisce una modificazione delle cose che ha rimesso in discussione le forme e i modi della rappresentanza, della "voce" che esprime i bisogni e i desideri di differenti strati sociali trasformandoli in proposte, progetti, iniziative e progetti.
Occorre dire, anche solo per amore della verità, che quanto è rimasto fuori dalla rappresentanza è però proprio quanto è esorbitante sul terreno dell'economia. Esorbitante nel senso che sta fuori da quanto è considerato centrale (profitto, competitività, economicità): una nuova produttività sociale che ha al cuore del suo agire nuovi strumenti, nuove tecnologie e nuovi modi della produzione e della comunicazione. Quanto è rimasto fuori dalla rappresentanza, quanto è senza "voce" non è la marginalità dei fenomeni economici e politici, ma l'indice della nuova forma produttiva (precariato, forza - lavoro intellettuale, giovani, donne, disoccupazione strutturale, immigrazione, alta tecnologia scientifica, professioni legate alla comunicazione e all'informazione, ai servizi, alla cura alle persone, flessibilità e trasversalismo occupazionale, cooperazione sociale ecc. ). D'altra parte non è affatto un caso che tutta questa esternalità costituisca compiutamente l'esperienza dei soggetti del volontariato, ponendosi come soggetti dell'economia oltre che come soggetti di movimento. E' propriamente questo esterno a costituire l'innovazione sociale che ha consentito a Cosenza, e naturalmente ad altre città del Sud, livelli più accettabili di vivibilità ed è chiaro che qualsiasi progetto politico riguardante il meridione deve trovare in questo esterno le forme della sua organizzazione e i suoi obiettivi.
Da qui, quasi a sorpresa, accogliamo l'invito a misurarci, attraverso la creazione di un Cantiere meridionale, anche con la concretezza della politica, facendolo naturalmente con i caratteri che ci sono propri, con il consueto atteggiamento di disaggregare quanto si mostra unico, di moltiplicare i dubbi, di evitare i garbugli della compromissione. Cominciando con l'ambizione di provare un altro modo di selezionare i gruppi dirigenti: riprendendo quello della tradizione democratica, cioè quello che avviene attraverso la discussione, il dibattito, la capacità di immaginare soluzioni e di avanzare idee.
Più che fare dichiarazioni è ora d'agire.
La buona vita di una città, e delle città meridionali in particolare, a nostro avviso, si misura soprattutto dal numero di persone che discutono e decidono in merito alle cose che riguardano la città: i piani urbanistici, i disoccupati, gli anziani. A guardar bene il problema non riguarda la maggioranza e la minoranza, ma quello che noi come cittadini meridionali siamo capaci di elaborare e produrre. Si tratta piuttosto di fare uno sforzo, questa volta comune, per immaginare un sud diverso, città del sud che facciano venire voglia di viverci.
Allora togliamoci la polvere di dosso e iniziamo l'opera, senza delegare. E' possibile e si può fare, lo abbiamo sperimentato per anni a Cosenza dando vita a forme di partecipazione alla sfera pubblica attraverso l'esperienza della discussione democratica e dell'azione collettiva. Il Cantiere è una buona idea.
Rimaniamo infatti convinti che i luoghi pubblici o l'agire pubblico non siano monopolio delle istituzioni, ma che esso per sua natura sia un terreno praticabile direttamente dai cittadini attraverso l'invenzione e la costruzione di nuove forme della politica.
Per Cantiere intendiamo un'ossatura informale dove possano agire, discutere, confrontarsi, dissentire, decidere e quant'altro, strutture reali e formali dell'antagonismo e del conflitto, della mediazione istituzionale e della decisione. Un àmbito in cui discutere liberamente e avanzare proposte, che dia voce al conflitto ma nello stesso tempo sia in grado di renderlo Costituzione: un potere aurorale capace anche di darsi norme e decreti. Un Cantiere che sia in grado di approfittare della crisi della politica e dei partiti, dell'indifferenza sociale ormai così distante dai metodi della rappresentanza parlamentare e che tenti la via della democrazia sociale. Il Cantiere dovrebbe essere in grado di rappresentare l' "altra Costituzione", dove lotte sindacali, battaglie politiche, tematiche territoriali, nuovi soggetti di produzione e di società configurino il loro rifiuto di assoggettare al lavoro la propria vita. Un luogo dell'identità e dell'azione, un luogo anche fisico, territorialmente definito, àmbito degli affari comuni dove intelligenza e creatività si costituiscano come defezione alle cose presenti, luogo la cui presenza sia significativa nella mappa dell'intero Sud. Luogo di dibattito e organizzazione, di cultura, di mutua assistenza, punto di riferimento politico per il Meridione, punto forte del territorio dell'altro Sud, interrelato con le funzioni urbane nelle varie città del Mezzogiorno.
Questo articolo e' pubblicato, in contemporanea, su "Carta"