Occorre riaprire il discorso sulla democrazia partendo dalle forme che esistono per
ripristinare il valore e riempirle di contenuti, per passare a una democrazia sostanziale
che si avvalga anche della rappresentanza senza esaurirsi in essa.
*Dal documento Identità, qualità sociale dei sistemi di sviluppo locale, Democrazia,
Napoli, 3-4, XII, 2002.
Intanto, il discorso sulla democrazia ci appare in stretta connessione con il “giro” di
riflessioni centrate sui temi dell’identità e della qualità sociale del sistema di sviluppo
locale. Sotto tale profilo, parliamo di democrazia come scuola di autogoverno, come
tensione/tendenza della comunità a governare i processi che la riguardano e la
coinvolgono, letteralmente “inventando” e sperimentando i modi di una
partecipazione intensa e continua, “sapiente”, ad atti fondamentali della vita sociale,
materiale, amministrativa e politico-istituzionale.
Consideriamo assai importante, al riguardo, le esperienze di partecipazione e
coinvolgimento diretto delle comunità (e del terzo settore) – anche e proprio in
ambito meridionale-nel campo dei servizi e delle politiche sociali, finalizzate alla
creazione di servizi e attrezzature innovative in grado di rispondere alle nuove
esigenze delle famiglie e a particolari bisogni sociali ancora inevasi.
O, ancora, nel campo dei programmi di riqualificazione di ambiti urbani degradati
con ruolo attivo da parte degli abitanti e degli operatori economici e sociali lì
insediati.
Allo stesso modo, condividiamo, e seguiamo con convinta adesione e sostegno, il
dibattito teorico e le realizzazioni pratiche, che hanno preso corpo attorno e in seguito
al costruirsi della “Rete del nuovo municipio” ed alle prove di “bilancio partecipato”
(da Porto Alegre al Vecchio continente). Sicché, vogliamo riflettere con intensità
sulla “democrazia municipale”, convinti come siamo che si è in presenza “di una
diversa e più avanzata forma della democrazia, di un diverso sistema di relazioni tra
governo locale, territorio e società”. Dal Nuovo municipio, “un rilancio del rapporto
tra democrazia diretta e rappresentanza, attivando istituti intermedi di partecipazione
alle decisioni strategiche e alle politiche e azioni concrete dei governi locali;
un’alternativa al governo gerarchico del territorio e al centralismo autoritario, come
sviluppo di autogoverno locale in rete (municipio federato); un processo di
interazione con la società insediata come valorizzazione in particolare del “terzo
settore” tra stato e mercato, dando spazio e rappresentanza agli attori sociali più
deboli negli istituti partecipativi.
Il Nuovo Municipio, oltre che una diversa forma della democrazia, è anche
sostanziale, includente, attiva, scritta nelle buone e positive azioni effettivamente
condotte, nelle iniziative efficaci e socialmente condivise di trasformazione della
società locale” (CARTA, n. 42, Documento della Rete del nuovo municipio).
Ma non basta, e sempre nella stessa fonte ritroviamo precisato: “l’orizzonte dello
sviluppo locale autosostenibile si oppone alla subordinazione e alla unificazione nel
mercato unico mondiale del “neoliberismo”, nonché detto, dei nuovi municipi, che
essi si costituiscono come attori della costruzione di “un reticolo internazionale della
globalizzazione dal basso di modelli di sviluppo alternativi, attivando reti solidali non
gerarchiche”.
Ed a proposito di quanto rilevato sulla dittatura del mercato unico mondiale, verrà
forse la pena di ricordare, a noi e a tutti, che questo rappresenta l’autentico motore
della globalizzazione dall’alto, e si appresta a scatenare una guerra, una nuova guerra,
esclusivamente per ragioni di potere e di interesse, perché il suo paladino si appropri
di risorse energetiche altrui, per controllare i grandi flussi delle materie prime, per
pura “necessità di dominio, insomma, indicando l’ignominia che è sempre una
guerra, come lotta di autodifesa e per la democrazia, chiamando a raccolta, accanto a
sé, paesi e stati che non sapremmo meglio definire tra servi e/o complici, comunque
co-interessati.
In secondo luogo, intendiamo ribadire con forza l’assoluta contrarietà nei confronti
della “deriva” concettuale e pratica che induce a considerare riduttivamente la
democrazia e ad identificarla in assoluto con le elezioni, accompagnando il tutto con
la sopravalutazione dei meccanismi e delle procedure di voto, ma soprattutto
concorrendo al più generale, e avvilente, fenomeno della “spettacolarizzazione” della
politica e della sua assimilazione ai riti consumistici del “mercato”. Non potremo ami
abbastanza dolercene, ma intanto segnaliamo le storture che caratterizzano quei
regimi politici e istituzionali, dagli USA a Israele, della cui democraticità, misurata
sul metro elettorale, pochi sembrano dubitare.
La nostra idea è radicalmente diversa: democrazia diffusa che sorge dal basso, che
faccia crescere insieme i livelli di responsabilità e di competenza, i diritti e i doveri,
che leghi i membri della comunità, in un contesto di forte identità, riconosciuta e
condivisa, e li abiliti al confronto con la modernizzazione e all’impatto con il
“globale”, l’una e l’altro, a loro volta, anche senza ulteriori aggettivi e specificazioni,
di quanta non ne abbiamo rivelata finora.
Beninteso, pensiamo, se di costruzione di nuove concezioni deve trattarsi e di nuove
pratiche di democrazia a partire dalle concrete esperienze locali, occorre concepire, e
sostenere, movimenti di propagazione e di “contagio”, a livelli via via più estesi e
profondi, della prima dimensione in cui possono manifestarsi e vivere esperienze del
genere. Nel caso specifico del Mezzogiorno, il cammino della democrazia si è sempre
rivelato alquanto accidentato, e comunque costruito sempre, o quasi, dall’alto verso il
basso. I risultati sono nella scarsa qualità dell’alto e nella risentita estraneità del
basso, nella reiterata indisponibilità a muoversi insieme, governanti e governati,
amministratori e amministrati. Non è detto, dunque, che la via con maggiori
possibilità di successo non sia quella della costruzione delle reti di solidarietà e di
prossimità anche sotto il profilo-istituzionale, nonché amministrativo.