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Un laboratorio di didattica della storia al Liceo Scientifico di Soverato

di Viviana Santoro


Le memorie di generazioni diverse che si incontrano, nucleo centrale del laboratorio di didattica della storia che la classe V B del Liceo scientifico statale “A. Guarasci” di Soverato, coordinato dalla professoressa Anna Maria Ranieri, ha realizzato, hanno permesso di sperimentare il metodo della cooperazione nella ricerca e nell’organizazione del sapere storico.
Lo sottolinea nella presentazione del volume, frutto del lavoro di ricerca degli studenti, il Dirigente scolastico Gerardo Pagano, il quale fra l’altro evidenzia l’importanza di un lavoro che permette il recupero del rapporto storia –memoria, in un momento in cui esso sembra essersi interrotto ed in cui i giovani pare "incontrino difficoltà ad introdursi nella dimensione storica e ad acquisire gli strumenti per progettare il loro futuro".
Il volume è il risultato di una ricerca di tutto quanto potesse testimoniare l’esperienza della seconda guera mondiale, così come fu vissuta dalla gente semplice, dai fanti: lettere, cartoline, diari, fogli di congedo, fotografie, tessere, fogli di viaggio, tante preziose “documentazioni”, ignorate dalla storia ufficiale, che mettono in luce gli aspetti umani e i drammi vissuti in silenzio da chi la guerra ha subito. La parte più corposa è costituita dalle lettere di Saverino Mirarchi, di Isca sullo Ionio, alla moglie Liberata, e di Gregorino e Concettina Castanò: affetti, speranze, racconti del vissuto quotidiano, sono una vera miniera di informazioni su aspetti sconosciuti di una guerra , tragica come tutte le guerre.
E poi le testimonianze riguardanti Pietro Aversa, Antonio Bartolo, Giuseppe Bova, Nicola Cosentino, Antonio Cristofaro, Nicola Fiorenza, Guglielmo Foti, Raffaele Gallelli, Domenico Marino, Raffaele Pilato, Teresa Pisano, Stelvio Spadola. Ed il diario di Caterina Cosentino, di Petrizzi.
Per raccogliere materiale e testimonianze gli studenti hanno raggiunto i paesi del comprensorio soveratese, dove hanno incontrato gli anziani, custodi di una memoria che se non valorizzata ed attentamente analizzata, rischia di morire per sempre. "Vuoi sapere cosa dico per raccontarti tutto ci vorrebbe un romanzo..ogni momento il mio pensiero in te notte e giorno pensando chi sa la mia Liberata immagina quel che sto passando e dove mi trovo certo se sapresti i miei avvenimenti, tutte le sofferenze e affrontare perfino la morte chi sa cosa diresti": sono le parole scritte nell’ultima lettera alla moglie dal fante Saverino Mirarchi, del quale a tutt’oggi non si conoscono né luogo di sepoltura né la causa della morte, mentre le sue lettere ci mettono al corrente del suo patire la fame, i congelamenti in Russia, i pidocchi, le cancrene ed una guerra subita e combattuta nel continuo ricordo della casa e del paese.
Dalle lettere dell’artigliere Gregorino Castanò di Montepaone alla fidanzata Concettina di Vibo Valentia veniamo a conoscenza che, a differenza di Saverino, ignaro dell’ottica ottimistica di una guerra che bisognava vincere ad ogni costo, l’artiglere scriveva "siamo noi giovani baldi in cui dobbiamo combattere e vincere e da qualunque costo dobbiamo noi raggiungere le mete, destinata dal nostro amato Duce…".
Caterina Cosentino di Petrizzi ha fatto leggere il diario scolastico 1941-42.
Il marinaio fuochista Domenico Marino, di Santa Caterina, ha parlato in classe agli studenti delle sue sofferenze di prigioniero dei Tedeschi, dopo l’8 settembre del 43 e la sua spontaneità ed abilità narrativa ha commosso quanti ascoltavano. A tutti gli ex combattenti gli studenti hanno chiesto di raccontare gli episodi emblematici, come gli atti di ribellione, i rapporti con i superiori, i bisogni più urgenti: ed hanno ricevuto dalle loro risposte lezioni di vita, di dolore, di ricordi tristi e vivi ancora oggi.
Il lavoro raccolto in questo prezioso volume, progettato e coordinato dalla docente di Storia e Filosofia Anna Maria Ranieri, ha offerto gli studenti, e offre a chi lo legge, una visione realistica della crudeltà della guerra e della vita della gente comune, ma anche di quelle che erano negli anni Quaranta dello scorso secolo la condizione dell’agricoltura, i collegamenti, l’allevamento del baco da seta, le usanze del fidanzamento ufficiale, dei matrimoni per procura, e, non dimentichiamolo, l’uso della lingua parlata nei testi scritti.



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