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Educare alla responsabilità

Diocesi di Locri-Gerace- Commissione Giustizia e Pace
Istituto di Scienze Religiose - Ufficio di Pastorale Sociale e del Lavoro


La Settimana Sociale diocesana e la Scuola di Formazione all'impegno sociale e politico sono state occasioni per riformulare una riflessione sul percorso svolto sino ad oggi come Diocesi. Questo documento rappresenta una sorta di riepilogo di quanto abbiamo appreso in questi anni dal lavoro nel territorio e sintetizza, inoltre, alcune idee chiave che ci hanno guidato e alcuni percorsi che intendiamo intraprendere.
Si tratta, in altri termini, di riformulare un'etica della responsabilità come vertice e fondamento del nostro agire quotidiano, in un mondo che cambia e continuamente ci chiede di riflettere sui "segni" che nascono dal territorio. Suddivideremo il testo in cinque parti, ben interconnesse: l'analisi; le alternative; i segni; i percorsi, le proposte.

1. - L'analisi
La ricchezza dell'analisi è certamente una nostra peculiarità culturale. Dalle relazioni e dai dibattiti della settimana sociale e della Scuola di Formazione sono emerse molte suggestioni interessanti; ne riepiloghiamo alcune, senza pretesa di organicità o completezza. 1.1 - La storia della Calabria influenza il presente. Si tratta di una storia complessa, composta da vicende contrastanti, una storia di dominazioni e di contaminazioni culturali che hanno arricchito e segnato la "personalità" del nostro popolo. Le radici della cultura occidentale nacquero anche in Calabria, dagli Itali, un popolo che diede il nome all'intera nazione: l'Italia. Dopo la caduta dell'Impero Romano, la Calabria rimase per secoli sotto il dominio di Bisanzio (che lasciò tracce indelebili nella cultura e nella spiritualità della Regione) anche se subì numerose incursioni di Arabi e Longobardi. Poco dopo l'anno mille arrivarono i Normanni e poi gli Svevi; con Federico II si creò a sud uno dei regni più avanzati e civili al mondo, incrocio di culture diverse (occidentale, islamica, greco- ortodossa). Seguì il feudalesimo degli Angioini e, tra incursioni di Turchi e Saraceni, si susseguirono gli Aragonesi, gli Spagnoli, e infine i Borboni. Quest'ultimi fecero del Regno delle Due Sicilie, una nazione vivace e interessante, tra le più avanzate nella penisola (anche se la Calabria rimase ai margini ), con uno sviluppo stroncato dalla forzata annessione all'Italia.
1.2 - La storia ci ha lasciato in eredità tesori culturali e umani forse non ancora abbastanza valorizzati, ma ha anche segnato la coscienza collettiva del nostro popolo. Ad esempio, l'idea del destino, ovvero la convinzione che "tutto è sempre stato così, è così e sarà sempre così, e che qualunque cosa si faccia non cambierà mai nulla", nasce dalle nostre radici. Come anche il fenomeno del "baronaggio", inteso come forma istituzionale e culturale, presente nella coscienza sociale del Calabrese: per cui il barone deve provvedere al governo, è lui il potere-per-me, in quanto in grado di soddisfare immediatamente il bisogno "primario" che gli presento, giustizia compresa.
D'altro canto, però, questa stessa storia e il sincretismo culturale che ne consegue, così come la posizione geografica della nostra regione, ci porta, come Calabresi, a ricoprire un naturale ruolo di dialogo tra religioni e culture del Mediterraneo, che gli avvenimenti dei nostri giorni testimoniano essere sempre più urgente e vitale per il futuro della stessa Europa.
1.3 - Accanto ai numerosi aspetti positivi vi sono, però, numerose peculiarità negative che dobbiamo decisamente contrastare e superare. Nei nostri territori non sempre viene valorizzato chi è professionalmente competente o umanamente capace, bensì chi è in grado di esibire una chiara appartenenza a gruppi in grado di scambiare fette di potere, capaci di influenzare in varia misura i nodi della vita quotidiana di ciascuno. L'appartenenza può essere ad un determinato gruppo politico, alla massoneria, alla 'ndrangheta, ad una famiglia, ad un papà o ad un parente "che conta", ad un uomo di potere, a uomini di Chiesa. L'appartenenza conta più della competenza: questa è l'amara constatazione di molti giovani che per sentirsi sufficientemente valorizzati nelle proprie capacità spesso preferiscono emigrare. Ciò determina la cosiddetta "fuga delle risorse umane" - ad esempio studenti che si recano in Università fuori regione e che non rientreranno più ­ che rappresenta la più grande ipoteca sul nostro futuro.
1.4 - Il clientelismo è dunque un percorso di "sopravvivenza" in una realtà pervasivamente dominata da queste logiche. Spesso, molte situazioni costringono la nostra gente, specie i giovani, a scegliere l'amara strada della clientela. Amara ma più rapida. Perciò, diventa clientela: avere un certificato, curarsi, superare degli esami, ottenere un'autorizzazione, un finanziamento, una pensione, vincere un concorso, ottenere un lavoro da un privato, ricevere un prestito, entrare in una scuola, partecipare ad un corso di formazione, avere un prestito in banca. Così ogni occasione è buona per dir grazie a qualcuno, sia che uno abbia o non abbia titolarità ad ottenere ciò che chiede. Ovviamente questo viene accentuato dalla latitanza di regole controllate ed applicate, nonché dalla mancanza di un'etica della pubblica amministrazione.
D'altro canto la famiglia, con i suoi forti legami primari, è anche luogo di controllo sociale e d'iniziazione a questo sistema clientelare, sopprimendo spesso la creatività e la libertà innovatrice dei giovani. 1.5 ­ Esiste una scarsa responsabilità sul lavoro, soprattutto nel settore della pubblica amministrazione, spesso anche troppo tutelata dai Sindacati, a scapito degli stessi utenti, che diventano di fatto succubi dei capricci di chi ritiene di non dover render conto a nessuno. In questa logica, desta sempre preoccupazione in tutti noi la poca efficacia nella difesa del territorio, in termini imprenditoriali, degli operai idraulico-forestali, gestiti dall'AFOR. La resa in proporzione al numero è quasi irrilevante.
Inoltre, vi è anche poca professionalità e competenza, pur con le dovute eccezioni che fortunatamente sono sempre più numerose, in tutti gli ambienti, specie nei giovani professionisti immessi nelle strutture di servizio.
1.6 - La modalità di fare politica è stata assimilata a quella dei "clan". Non è, infatti, l'omogeneità ideologica a definire le appartenenze, bensì le alleanze, le spartizioni, il collateralismo, che si riflettono negativamente poi nella gestione e nella dirigenza dei più importanti enti pubblici. Spesso la carriera politica è subordinata alla capacità di creare "vincoli e dipendenze" in ogni ambito e settore, e non certamente alle competenze di buon governo. Il sistema elettorale attuale, che fa in modo che i candidati alle elezioni politiche siano scelti dalle segreterie di partito e non dal territorio, ha peggiorato ulteriormente la situazione. Sul fronte opposto gli elettori non riescono ancora ad esprimere un consenso veramente libero. E' evidente come tanti siano scontenti delle Amministrazioni pubbliche, ma nello stesso tempo la maggioranza di essi sono proprio coloro che hanno votato i governi in carica.
Questa considerazione non va frettolosamente liquidata con un giudizio di tipo morale sulla capacità democratica della nostra gente. Ricerche condotte dall'Università di Cosenza testimoniano come la Calabria sia la regione in Italia con il più alto tasso di "voti di preferenza". La figura viene quindi chiaramente "premiata". Ma è stato anche rilevato che, se il candidato si sposta su un fronte politico opposto, il numero di voti di preferenza lo segue senza risentire della scelta operata. Questo testimonia un legame che in certi casi si può trasformare in un evidente assoggettamento personale, che cela situazioni di grande dipendenza su questioni vitali per la gente e fa venir meno una piena "libertà democratica".
1.7 - In questo fertile humus si incunea la presenza pervasiva della 'ndrangheta che, assurgendo a "perverso garante della dignità" di giovani e di intere classi popolari, li seduce con l'illusione di un falso "rispetto" fondato sulla paura e sul guadagno facile.
Ma altrettanto temibile e totalizzante è la presenza della massoneria, che detiene un grande potere e senza aver bisogno di mantenerlo con la violenza, ma semplicemente "manutenendo" le reti clientelari di cui parlavamo sopra. La massoneria "assegna" i prestigiosi "posti pubblici" e controlla i nodi chiave della vita quotidiana di ciascuno attraverso il funzionamento della cosa pubblica.
1.8 - Accanto a questi fenomeni, specifici dei nostri territori, si pone anche la tendenza culturale generale che sta accelerando i processi di personalizzazione nella società, nella politica, nella famiglia. Questi si manifestano nella tendenza a curare il bene individuale a scapito o indipendentemente da quello comune, a relativizzare su base personale l'etica e le visioni del mondo, piuttosto che aprire un confronto sociale per una ricerca sincera e nonviolenta della verità. Ben comprendiamo che tali aspetti sono il presupposto fondamentale di ogni agire politico e dunque l'individualismo, con le sue conseguenze, è il peggior cancro della politica.
2. - Le Alternative
2.1 - «Allora il Signore disse a Caino: "Dov`è Abele, tuo fratello?". Egli rispose: "Non lo so. Sono forse il custode di mio fratello?".» (Gn 4,9)
"Dov'è tuo fratello?": è così che Dio ci chiede conto di ogni nostro fratello, in particolare delle vittime, delle persone emarginate. La Responsabilità nasce nel cuore di Dio e diviene dovere per gli uomini. Ogni giorno Egli ci pone questa domanda. Chi risponde come Caino "Sono forse il custode di mio fratello?" non ha compreso la volontà di Dio, come chi nei nostri territori "si fa i fatti propri", si lamenta ma poi non muove un dito fino a quando i problemi non riguardano lui o la sua famiglia. Ed è proprio da qui che nasce la Responsabilità cristiana. Il dovere di una risposta che ne consegue ci obbliga innanzitutto ad essere "sentinelle" di Dio, che seguono le vicende del territorio e del mondo intero, e poi ci conduce a "immischiarci" in tutto ciò che causa sofferenza ed ingiustizia, anche se queste non ci toccano direttamente.
2.2 ­ «Il Signore impose a Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l`avesse incontrato.» (Gn 4,15b)
La responsabilità, la ricerca della giustizia, ovvero la costruzione del Regno di Dio non avviene senza il perdono, non solo quello personale, ma anche quello sociale, di classe, politico, religioso. "Nessuno tocchi Caino!" è il grido che parte dal cuore di Dio. La mancanza di perdono invece fa degenerare l'impegno sociale e politico in una sorta di "manicheismo farisaico"... che impedisce di assumersi la complessità dei percorsi umani, spesso così complessi da essere inestricabili, misti di male commesso e ingiustizie subite, di intenzionalità e condizionamenti. Il "perdono sociale" nasce dalla speranza, che a suo volta si fonda sulla fede nella potenza di Dio di orientare la storia degli uomini e dei singoli. Il perdono si fonda sulla convinzione che un uomo non è solo ciò che "è stato" ma è anche ciò che "potrebbe diventare" con la nostra saggezza e il nostro amore. E' un cammino difficile ma indispensabile nell'impegno sociale e politico. Per questo, il passo che separa integrità morale e moralismo, correttezza nell'agire e immobilismo, ricerca della giustizia e desiderio di vendetta, correzione fraterna ed esclusione sociale di chi ha sbagliato, è veramente breve.
2.3 - E' questo il percorso che deve muovere l'impegno sociale e politico. Un percorso che ha caratterizzato tutta l'incarnazione e la vita di Gesù di Nazareth. A chi vuol seguire il difficile ma affascinante cammino di una politica che si ispira alla figura di Gesù Cristo noi proponiamo alcuni sentieri da seguire.
2.4 - A livello nazionale e ancor di più in questo contesto difficile, anzi proprio per questo, si sta sviluppando un crescente bisogno di vera Politica.
Riteniamo che nel mondo politico non tutte le condotte dipendano esclusivamente dalla sete di potere o dall'individualismo. Crediamo invece che molto dipenda dalla scarsità di riferimenti da seguire: non solo riferimenti etici in senso astratto e neanche solo testimonianze di vita, ma di una sintesi vera e profonda di questi due aspetti. In una sola parola mancano "maestri" da seguire, capaci di offrire contemporaneamente proposte "alte", che si stacchino dal fango dell'ineluttabilità dell'attuale sistema socioeconomico e, nello stesso tempo, che abbiano la maturità di non rifiutare le sfide e le contraddizioni che pone la realtà quotidiana.
2.5 - Il cammino di emancipazione politica, soprattutto al sud, non può che essere comunitario e radicato nel territorio. E' necessario far gruppo, condividere insieme ad altri la passione per il cambiamento e, nello stesso tempo, essere profondamente radicati nel territorio e nei bisogni concreti e quotidiani delle persone, non per rimanervi impigliati ­ come dicevamo prima - ma per mantenere sempre vivo il volto e la voce di coloro per cui ci si impegna.
2.6 - Va assunto un forte senso di responsabilità ("I care" di don Milani) nei confronti di qualunque cosa intacchi la dignità delle persone, di chiunque, anche di chi non "appartiene" al nostro gruppo, al nostro partito, alla nostra classe sociale, alla nostra Chiesa, anche di chi ha sbagliato e continua a sbagliare... Contemporaneamente la responsabilità acquisita non deve divenire "scalino" per consolidare il proprio potere personale. La nostra reazione nei confronti di chi ci trascura, ci ignora o ci disprezza è sicuramente una preziosa spia che ci indica se il nostro potere è vissuto come servizio o come privilegio. Il potere non cambia l'uomo, semplicemente lo rivela. Ecco perchè è importante seguire ciò che ci dice Gesù «Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare.» (Lc 17,10).
2.7 - Nella scia di questo spirito di servizio va certamente rivitalizzata una "militanza di partito" vissuta nella gratuità e nella sobrietà.
L'appartenenza politica deve partire da una visione del mondo che consideriamo ottimale (per tutti, non solo per noi) e che pertanto cerchiamo di far divenire realtà attraverso un progetto politico. Non deve invece rappresentare il "mercato" dove "acquistare" potere e privilegi personali.
2.8 - La Croce e la Resurrezione di Cristo sono i riferimenti cardinali di questo modo rinnovato di fare politica. La Croce ci consente di accettare le inevitabili sofferenze che questo percorso ci procurerà, dentro strutture di peccato consolidate come quelle che abbiamo considerato. Maria attraverso il Magnificat ci insegna, però, che la Resurrezione ci è indispensabile per mantenere viva l'irragionevole e insensata certezza che alla fine, da lei cantata con stile profetico:
"i superbi saranno dispersi nelle pianificazioni astute del loro cuore,
i troni dei potentati locali e nazionali saranno rovesciati, gli umili che elemosinano clientele sapranno esigere i propri diritti,
verranno ricolmati dei beni della nostra terra coloro che hanno lavorato onestamente
e verranno mandati a mani vuote coloro che hanno succhiato le risorse
pubbliche e naturali dei nostri territori." (cfr. Lc 1,51b-53).
3. - i Segni
3.1 - Quanto qui viene affermato è frutto naturalmente di un cammino che la nostra Diocesi sta percorrendo in comunione con altre Chiese e altri cristiani, in collaborazione con gruppi, istituzioni e uomini di buona volontà. Nella nostra terra ogni disponibilità va colta e non sprecata, ogni spiraglio di luce va incoraggiato, ogni collaborazione valorizzata (purché non sia chiaramente strumentale), evitando di evidenziare distanze e conflittualità spesso formali e non sostanziali. È impensabile e illusorio un cambiamento che non passi attraverso il fuoco purificatore della comunione. Per questo è fondamentale attivare azioni e iniziative che producano fiducia reciproca, soprattutto tra chi ispira la propria azione a principi e valori comuni.
3.2 - Numerosi sono i segni posti durante il nostro percorso, alcuni dei quali sono stati recepiti anche da territori più ampi:
· numerosissime cooperative e imprese nate e consolidatesi nella Diocesi, tra cui tutte le esperienze nate dal Movimento giovanile Salesiano;
· il progetto Crea Lavoro, che ha accompagnato più di 300 giovani verso l'auto-intrapresa, singola e cooperativa, ha consentito l'acquisizione di competenze e metodologie innovative per la promozione d'impresa, ha offerto assistenza anche attraverso il sito internet www.crealavoro.org;
· la cooperativa Valle del Bonamico, che sta costruendo alternative di onesto lavoro in realtà a forte presenza mafiosa e a favore di persone che hanno scontato pene carcerarie; accanto ai frutti di bosco iniziali si sono aggiunte numerose altre iniziative come i Progetti di Filiera dell'olio e le Strade del Vino;
· il Consorzio Sociale GOEL, formato da 10 cooperative e associazioni sociali del territorio, che, superando diffidenze e divisioni, si sono unite insieme per promuovere l'integrazione delle persone svantaggiate, la giustizia sociale e lo sviluppo locale;
· BottegaSolidale.com (www.bottegasolidale.com), un grande emporio nazionale di commercio equo e solidale su internet, che promuove l'economia sociale e consente alle cooperative sociali e a quelle nate dal Progetto Policoro di trovare uno sbocco di mercato a livello nazionale;
· iniziative di accessibilità al credito, come il Fondo di Rotazione diocesano, la Fondazione Antiusura, ed infine la Fondazione San Bruno, promossa dall'Episcopato Calabrese ed espressione del Progetto Policoro Calabria;
· scambi e rapporti di reciprocità con il Nord d'Italia (Trentino, Triveneto, Milano, ecc.) e con il Sud del mondo (Diocesi di Cali in Colombia);
· le riflessioni nate da tutte le Settimane Sociali Diocesane, a partire dall'ormai famoso tema "Osare il Lavoro", da cui nacquero le intuizioni che ci hanno consentito di arrivare ai risultati odierni;
· l'Istituto Diocesano di Scienze Religiose che continua a formare ad una Pastorale incarnata nel territorio, a vari livelli, con interventi mirati di formazione di base;
· le iniziative, promosse dalla Commissione Giustizia e Pace, per diffondere una cultura di legalità, solidarietà, nonviolenza, pace come: la Giornata diocesana della Pace (che fa eco al Messaggio annuale del Papa); la Giornata in ricordo delle vittime della violenza e la Preghiera itinerante per una riflessione sul valore della Vita e della Pace; le rubriche, sull'Avvenire di Calabria, "Educare alla Pace"e "L'Angolo delle Responsabilità"; la collaborazione con alcune amministrazioni comunali per la stesura ed approvazione dello Statuto comunale e per l'istituzione del Difensore civico, quest'ultima, in particolare, ha consentito un interessante dibattito in altre realtà regionali (Veneto , Puglia..)
la Scuola di Formazione Sociale e Politica "don Giorgio Pratesi" che ha riscosso un buon successo di pubblico ed ha aperto interessanti prospettive di approfondimento;
· il rapporto di solidarietà apertosi tra la nostra Diocesi e quella di Cali in Colombia - dove il 16 marzo 2002 è stato assassinato il Vescovo, mons. Isaias Duarte Cancino - ci ha donato la testimonianza della Comunità "Semilla de Mostaza" e di uno splendido lavoro di animazione e partecipazione popolare che sta divenendo per noi un prezioso riferimento e modello di lavoro;
· Riace Village con l'esperienza di turismo sostenibile che ha portato tantissime persone a scoprire la nostra terra e la nostra cultura, con la grande opera di accoglienza e integrazione sociale dei profughi;
· e tantissimi altri segni certamente non meno importanti di quelli sopra elencati.



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