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La Provincia di Cosenza nel 2003 tra valori locali ed indicatori nazionali

di Angelo Morrone


Ogni anno, alla pubblicazione degli ormai tradizionali "Rapporti" sulla qualità della vita nelle province italiane, di Italia Oggi e de Il Sole 24 Ore, tanto nelle "comunità scientifiche", quanto nelle "comunità locali", si ravvivano dibattiti sulla natura e la misurabilità del benessere. Leggerli e interpretarli dal punto di vista dei valori e delle abitudini locali potrebbe essere attività utile, forse necessaria.
Struttura e metodo delle indagini - Il Rapporto di Italia Oggi prende in
considerazione 79 variabili elementari, raggruppati dapprima in "sottodimensioni" e poi in otto "dimensioni": affari e lavoro, ambiente, criminalità, disagio sociale e personale, popolazione, servizi, tempo libero, tenore di vita. In un'unica classifica generale confluiscono infine tutti i caratteri delle variabili rilevate. Lo studio de Il Sole 24 Ore prende in considerazione 36 variabili elementari. Sei di queste, raggruppate per temi (affari e lavoro, servizi e ambiente, criminalità, popolazione, tempo libero, tenore di vita), costituiscono i "settori" (quindi sei in tutto), per ognuno dei quali è redatta una classifica. Anche Il Sole 24 Ore redige una classifica di sintesi.

La posizione della provincia di Cosenza nei rapporti sulla qualità della vita di Italia Oggi
e de Il Sole 24 Ore (2003)

Dimensioni/settori

Italia Oggi

Il Sole 24 Ore

(indicatori quantitativi)

Il Sole 24 Ore (sentiment)

Generale

75

86

-

Affari e lavoro

99

92

84

Ambiente

27

-

-

Servizi

67

-

-

Servizi e ambiente

-

16

77

Criminalità

42

45

20

Disagio sociale e personale

3

-

-

Popolazione

29

8

1

Tempo libero

91

84

85

Tenore di vita

103

99

53

 


Il Sole 24 Ore, al livello dei settori, propone altre sei classifiche alla cui base vi sono metodi e concezioni differenti. Queste, redatte dalla società di ricerche "IPR marketing", non sono costruite, a differenza delle precedenti, in base al valore o al numero degli acquisti, al possesso di un qualcosa (ad es. reddito, pensione, km di pista ciclabile ...) o ancora all'utenza di un servizio (spesa per spettacoli, numero di utenze di phone banking ...) ma sulle valutazioni soggettive, o, se si preferisce, preferenze rivelate ("sentiment" nel linguaggio de Il Sole 24 Ore), espresse dai componenti di un campione di cittadini. Volutamente non è fatto riferimento ad altre indagini tra cui quella di Legambiente, la cui turbolenta eco riempie le pagine dei quotidiani, o quella sulle città italiane dello stesso Il Sole 24 Ore, che sono riferite non alla provincia ma al comune capoluogo.
Cronaca di un equivoco - Alla pubblicazione di tali Rapporti, a fine 2003, sulla stampa locale si è acceso un vivace (a dir poco) dibattito su un repentino, però presunto, passaggio della provincia di Cosenza da un ultimo posto della classifica di Italia Oggi al primo di quella de Il Sole 24 Ore, una miracolosa metamorfosi che però va smentita, in quanto non è prima nella classifica generale de Il Sole 24 Ore, né tanto meno ultima in quella di Italia Oggi; anzi, in questa seconda è addirittura "meglio piazzata". L'equivoco, se di ciò si tratta, poggia sulla circostanza che Cosenza è ultima (unico caso) nella dimensione "tenore della vita" di Italia Oggi e prima nel settore "popolazione" de Il Sole 24 Ore, con riferimento all'approccio percettivo (anche questo unico caso).
L'immagine della provincia nei Rapporti - Nelle indagini quantitative (Italia Oggi e prima colonna in tabella de Il Sole 24 Ore), il cui rigore metodologico (quindi la coerenza del metodo che non necessariamente implica la rappresentatività, per la quale è appunto suggerita la prospettiva locale) è testimoniato dalla corrispondenza dei dati, gli aspetti della vita caratterizzati più negativamente sono "affari e lavoro", "tempo libero" e soprattutto "tenore di vita". In quest'ultimo Cosenza è ultima per Italia Oggi, quartultima per Il Sole 24 Ore. Sembra buona la qualità dei fattori ambientali, fisici e antropici, nonché quelli strettamente demografici. In merito al disagio sociale e personale pare addirittura eccellente. Non appare critica la situazione della criminalità, sulla quale però rilevano fattori di concentrazione spaziale in alcune subregioni della provincia.
Dall'utilità translocale al bisogno territoriale- Ristabilita la "verità statistica", resta da tener fede al proposito iniziale: osservare i risultati delle indagini in base alla prassi e alle emozioni del vivere locale, al fine di territorializzare le emergenze dell'indagine nazionale, attività cui, in parte, ha provveduto Il Sole 24 Ore con il sentiment. Infatti, molti degli esiti di questa metodologia modificano (prevalentemente in meglio), in alcuni casi rivoluzionandoli, i risultati delle due indagini quantitative.
Tralasciando giudizi di merito e desideri d'auspicabilità, molte delle relazioni socioeconomiche contemporanee hanno il mercato come canale e la moneta, nelle sue molteplici forme, come codice. Coerentemente a ciò, le indagini dei quotidiani economici hanno come momento di rilevazione l'atto dello spendere. Non tutti i bisogni umani però necessitano di una spesa per il loro soddisfacimento, sfuggendo così alla rilevazione. L'idea che in Calabria Citeriore, in particolare nei comuni rurali, ne sfugga una qualiquantità significativa pare trovare conferma negli stessi risultati delle indagini dei Rapporti, nei quali Cosenza è tanto meglio piazzata quanto meno è rilevante il peso della spesa. Essa è peggio posizionata nell'indagine quantitativa de Il Sole 24 Ore, migliora nell'indagine di Italia Oggi, alla quale il curatore Vitali ha dato un "taglio più sociale", separando, al livello delle sottodimensioni, variabili di spesa e variabili strutturali. Migliora ancora nella classifica del sentiment de Il Sole 24 Ore.
L'efficacia del metodo della spesa incontra un primo parziale ma significativo limite in un carattere della popolazione provinciale. Numerosi "occupati" in altri settori svolgono attività agricola part-time nel proprio microfondo, dal quale ricavano alimenti immediatamente edibili o materie prime per la preparazione di conserve. Al di là dei consumi "liberati" dal mercato, l'esistenza del fattore "valori locali", peraltro controversi, è supportata da quella che continua tutt'oggi ad essere tra le migliori monografie regionali: "Calabria", di Gambi (1965). Egli parla di "società che non misura in moneta le sue fatiche". Valutare quanto di tale atteggiamento si conservi è attività ardua, ma è forse utile prenderne coscienza come fattore identitario costitutivo di una comunità e di una società locale, perennemente in bilico tra l'appropriazione esplicita di tale valore e il Calabriae planctus (il compiacersi delle proprie sventure).
Non credo che nella valutazione del benessere si possa prescindere da reddito e capacità d'acquisto, che nelle relazioni socioeconomiche contemporanee sono condizioni non derogabili, requisiti minimi necessari per una dignitosa esistenza: alimentarsi, curarsi, procreare, accedere ai saperi. D'altra parte non credo che una propensione all'acquisto accennatamente inferiore e una composizione della spesa locale visibilmente, ma non radicalmente, differente rispetto ai caratteri nazionali sia da pregiudizio per alcuni aspetti del benessere e specularmene favorisca l'alimentarsi e il diffondersi del malessere, che pur esiste, ma che va ricercato in ambiti diversi da quello costituito da un deficit di modernità nella composizione della spesa: clientelismi, corporativismi professionali, particolarismi familiari, occupazione scarsa e di pessima qualità.
Nelle indagini, il criterio della spesa è peraltro usato frequentemente anche per eventi culturali, per utenze di impianti sportivi, per consumi enogastronomici. Si alimenta così una distorsione che attribuisce più benessere a un'ora passata al ristorante o al bowling che non a rituali rurali quali quelli "del maiale", al fare musica, arte o comunque cultura, alla presentazione di un libro, ad uno spettacolo gratuito in piazza, alla ritualità silvopastorale che si perpetua nei luoghi sacri della montagna citeriore (Pettoruto, Santa Maria dell'Arme). È una distorsione che, in ultima istanza, conduce ad attribuire maggior pregio alla spesa per il tempo libero che non al tempo libero stesso.
Alle riflessioni precedenti sembrano peraltro non sfuggire beni e servizi "più essenziali". Naturalmente chi è nelle condizioni di pagare per essere assistito nell'infermità o "assicurarsi sulla vita" (nella cui classifica Cosenza è penultima seguita da Crotone) ha una garanzia addizionale rispetto a chi non ha tale possibilità, ma probabilmente il contributo di tali fattori al benessere non supera quello della solidarietà intergenerazionale, dell'assistenza di un familiare, di un quasi familiare o di un vicino che è tale non per proprietà geometrica, ma per la condivisione dello stesso spazio umano e sociale.



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Walter Belmonte