Ora Locale

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In dialogo con i lettori

di Mario Alcaro

Come i nostri abituali lettori sanno, Ora Locale ha avviato un'inchiesta sulle nuove amministrazioni in Calabria (intervistando i sindaci di Tiriolo, Stalettì, S. Donato di Ninea, Montalto Uffugo, Soverato, Badolato) e, a partire dal numero precedente, un'indagine su "Teatro e spettacolo in Calabria". Ora iniziamo una serie di segnalazioni di esperienze significative sul piano della cultura (con gli articoli dedicati alle iniziative del prof. Galiano, dell'Istituto Tecnico "Chimirri" a Catanzaro, di un gruppo di studenti che hanno realizzato un Cd-Rom sull'immagine della donna nei fumetti, del circolo "Mondo Nuovo" nella Cosenza degli anni '60, dello scultore cosentino Alfredo Pirri), nel campo politico (con il documento del collettivo "Filo rosso" sull'autonomia universitaria, con la rievocazione dell'attività del "gruppo dell'edicola" di Catanzaro, con le lotte dei disoccupati a Cosenza) e in quello economico (si veda il dossier-lavoro).
Riteniamo che la documentazione di realtà interessanti nella Regione debba proseguire e riteniamo, altresì, che sia venuto il momento di aprire un dibattito con i nostri lettori (che invitiamo a scrivere e a a farci conoscere le loro opinioni in merito) su due problematiche di grande spessore. La prima riguarda la politica del governo per il Mezzogiorno. Che valutazione diamo delle misure adottate per far fronte alla disoccupazione nel Sud? E, più in generale, come giudichiamo l'orientamento e i programmi governativi sui problemi del meridione? La seconda si riferisce al rapporto fra i cosiddetti "mali" del Sud e la nostra cultura. C'è stato propinato, orami da molto tempo, uno schema di ragionamento che dalla registrazione dei gravi problemi del Mezzogiorno (clientelismo, inefficienza delle istituzioni, criminalità organizzata) passa meccanicamente ad una pesante colpevolizzazione della cultura meridionale.
Ebbene, noi chiediamo ai lettori, dobbiamo pentirci dei nostri stili di vita e modelli di comportamento? Del nostro attaccamento alla famiglia, al vicinato, al paese? Dobbiamo sospettare del nostro senso dell'amicizia e magari anche del nostro senso di ospitalità? Insomma, dobbiamo pensare che per essere bravi europei e bravi moderni ci si debba disfare di ciò che è costitutivo della nostra identità?




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