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Il doppio prezzo pagato da Soverato:
prima l'alluvione vera,
poi quella di "sciocchezze"

di Giovanni Maria Calabretta



Due mesi fa - era il 10 settembre - la città di Soverato è stata al centro dell'attenzione nazionale per le tragiche morti degli ospiti del campeggio Le Giare.
Abbiamo vissuto con dolore e rabbia, ma insieme con lucida consapevolezza, attimo per attimo gli avvenimenti, mettendo in campo le energie necessarie per fronteggiarli: i primi soccorsi rivelatisi determinanti per la salvezza di numerose vite umane, l'assistenza ai superstiti e alle famiglie delle vittime, il ripristino delle condizioni di normalità della città, che, nonostante l'eccezionalità dell'evento, ha retto l'impatto senza subire gravi danni materiali.
Epperò non ha retto a quello che un giornale ha definito "l'alluvione di tragiche sciocchezze" sciorinate da quasi tutti i mezzi di informazione e in particolare dalle televisioni. Giornalisti di pochi scrupoli, uomini politici, rappresentanti di enti e associazioni, personaggi squallidi che hanno colto l'occasione per apparire sulla scena della realtà virtuale, hanno contribuito con le loro dichiarazioni ad accreditare l'immagine di una città governata dal malaffare, emblema del disordine urbanistico e del dissensto idrogeologico.
E così in pochi giorni l'immagine, faticosamente costruita in tanti anni di storia, di città accogliente e solidale, ricca e vivace, in una parola: bella, è stata rovesciata.
Coloro che conoscono Soverato sanno che quell'immagine non rispecchia la realtà. Sanno che Soverato è una città positivamente atipica nel contesto meridionale, ed anzi, per alcuni aspetti, in quello nazionale.
Ventiquattro metri quadri di verde pubblico per ogni abitante residente (le città italiane possono vantarne mediamente solo 9 mq.), ampie isole ambientali pedonali; solo 11.000 abitanti residenti, eppure sette istituti di scuole medie superiori - sono 5.000 gli studenti che le frequentano - una serie di innumerevoli associazioni culturali e di volontariato; la presenza dell'ospedale e di importanti uffici pubblici e privati; il sistema degli esercizi commerciali capace, per numero e qualità, di attrarre flussi anche oltre il confine del comprensorio; la vivacità e originalità di eventi culturali di rilievo (lunedì letterari, seminari sulla Costituzione, la Biblioteca delle donne); pratiche di accoglienza e solidarietà che hanno stupito l'intera comunità europea; l'incredibile e, per certi versi, inspiegabile assenza della criminalità organizzata; elaborazioni e pratiche urbanistiche esemplari (risale al 1964 uno studio sulla progettazione di area vasta); il reddito pro-capite paragonabile a una ricca cittadina del centro-nord.
Questo, ed altro ancora, il quadro reale della città che ha determinato la nascita di un sentimento non comune: l'orgoglio dei cittadini di far parte di questa Comunità.
Ed oggi i sentimenti che albergano nel nostro animo sono ancora l'orgoglio seppur ferito, la lucida consapevolezza del baratro in cui siamo stati cacciati, la volontà di riscatto; neanche per un attimo la tentazione di lamentazioni piagnucolose con cui certa antropologia vuole connotare il Meridione.
Chi scrive non rimuove dalla memoria un episodio che ha visto morire tragicamente tredici persone, vittime innocenti dell'incuria e dell'insipienza di una politica tutta video e spot pubblicitari, ma si sente responsabile delle azioni quotidiane per evitare che simili eventi si verifichino in futuro.
Troppo abbiamo dovuto subire, perché i tempi televisivi imponevano di soddisfare subito la sacrosanta sete di giustizia, perché la fiction si conclude, al più in due puntate, con l'individuazione del colpevole e con la contemporanea assoluzione del sospettato buono, nel quale tutti, e collettivamente, ci identifichiamo. E non ci sfiora neanche per un attimo il dubbio che il delitto abbia potuto determinarlo ognuno di noi: con l'indifferenza, la negligenza, magari con l'azione, che potrebbe apparire insignificante, di buttare una cicca di sigaretta accesa o di abbandonare nell'alveo di un fiume la carcassa di un elettrodomestico.



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