di Renata Viti Cavaliere
Il 19 settembre del 1990, all'età di settant'anni non ancora compiuti, moriva Raffaello
Franchini. Allievo di Croce, filosofo arguto e originale, scrittore assai fecondo,
scrupoloso lettore del mondo e critico delle realtà sociali e politiche di turno,
Raffaello Franchini aveva insegnato a lungo nell'università; in un primo tempo, fino
al '71, a Messina, e di poi a Napoli, nell'Ateneo "Federico II" dove ricopriva la
cattedra di Filosofia Teoretica. Ricordarlo oggi nel decennale della morte, vuol
dire rievocare anzitutto uno stile di pensiero, risentirne quasi la parola sempre mobile e adeguata
al tema, il ragionamento lucidamente serio, ironico, vivace, che sapeva suscitare
problemi e insegnare a riflettere sulle dinamiche della vita e della storia.
Era stato a lezione da Benedetto Croce, dal quale aveva appreso che le avventure della
mente, pensosa ed eticamente attiva, hanno bisogno di un sapere ampio e profondo
che solo una forte attrezzatura critica consente di praticare. Entro questa eredità
ideale, e a partire dal grande patrimonio dell'opera crociana, Franchini ha ripreso il
filo della tradizione storicistica, umanistica e liberale, percorrendo un suo itinerario
filosofico che merita ancora attento studio per essere analizzato e compreso. In
una Autopresentazione, scritta poco prima della morte, indicava alcuni risultati del
suo lavoro, convinto peraltro che la filosofia pur è capace di qualche soluzione
nella ricerca indefinita della verità. Tra i punti fermi trovati segnalava l'antiscolasticismo, che è garanzia di imparzialità (cosa diversa da un'impossibile neutralità), il
metodo liberale negli studi, che ne è la più significativa conseguenza, la concezione
dialettica del reale (a tutela delle energie creative contro gli eterni miti contrapposti), il giudicare nella forma di una capacità valutativa prospettica che discerne,
senza formulare astratte predizioni, entro scenari concreti nell'imminenza della
propria azione. Ha lasciato numerosissimi scritti, dal giovanile volume sulla Esperienza
dello storicismo, all'originale Teoria della previsione, agli studi su Le origini della
dialettica, fino ai più recenti testi che portavano già solo nel titolo il senso
della sua particolare visione del mondo: tra gli altri, Il diritto alla filosofia,
e tra gli ultimi il saggio Eutanasia dei principi logici. Non si direbbe probabilmente l'essenziale
della sua figura di pensatore e di studioso se non si facesse riferimento all'attività
di pubblicista e di scrittore. Nell'immediato dopoguerra aveva lavorato in giornali napoletani come L'Azione , La Voce , Il Giornale . Collaborò per circa quindici
anni (dal 1950 al 1966) al periodico Il Mondo , quando a dirigerlo era Mario Pannunzio,
e dal 1964 dette il suo contributo assiduo e partecipe alla Rivista di Studi Crociani , fondata a Napoli da Alfredo Parente. Fece nascere nel 1983 la sua rivista
Criterio , alla quale impresse il segno personalissimo di un evidente impegno etico-politico,
assai critico nei riguardi di ogni totalitarismo e dei vari utopismi.
Raffaello Franchini concepiva il lavoro intellettuale come un'operosità aperta a diverse
forma d'espressione. Cultore delle arti visive, del cinema e del teatro, di musica
e di poesia, si cimentò nella scrittura essenziale di pensieri densi e folgoranti,
consegnando alla letteratura italiana 99 Aforismi, ripresi e antologizzati nel secondo
volume dei Meridiani dedicati agli Scrittori italiani di Aforismi. Neppure si può
trascurare l'intensa attività di storico della filosofia e una vena narrativa che
aveva dato buona prova nelle Note biografiche di Benedetto Croce, da lui redatte per le
edizioni della Rai nel 1952, raccogliendo dalla viva voce del filosofo poco prima
della morte una ragguardevole mole di notizie che furono in quell'anno oggetto anche
di alcune trasmissioni radiofoniche. Nel 1972 scrisse un piccolo prezioso libro di memorie,
Autobiografia minima, nel quale racconta il suo svolgimento intellettuale e una formazione
spirituale nata ad un tempo dall'intreccio di tante letture e delle individualissime vicende drammatiche e liete di ogni esistenza. Ad arricchire la varietà dei
generi si aggiunga l'ottima Intervista su Croce a cura di Arturo Fratta, pubblicata
nella seconda metà degli anni Settanta.
Allievi, colleghi e amici gli dedicheranno nel prossimo mese di dicembre un convegno.
Due giornate di studio (4-5 dicembre, 2000) per illustrarne la figura e ravvivarne
il ricordo. L'iniziativa è dell'Università "Federico II", della Facoltà di Lettere
e del Dipartimento di Filosofia "A.Aliotta", insieme con l'Istituto Orientale di Napoli
e il Dipartimento di Filosofia e Politica, con il patrocinio anche dell'Università
di Messina. Si può annunciare peraltro sin d'ora la ristampa, in una inedita raccolta
completa, di tutti gli scritti di Franchini sul Mondo , per i tipi dell'editore napoletano
Luciano.
Il nocciolo della sua filosofia va individuato nel tema del "giudizio", storico, politico,
prospettico. Si trattò della ripresa del monito kantiano, per il quale occorre, accanto
al sapere normativo, una buona capacità di esercitare la critica, rivedendo finanche criteri consolidati. Altrimenti la storia, come storiografia, langue e la
vita come storia non si accresce, priva come potrebbe diventare del sostegno per
nulla immateriale dello spirito.