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Se il velo si fosse strappato per sempre:
Campanella e il teatro calabrese

di Enza Costantino



Il velo e la sfida - Tommaso Campanella e l'arte della dissimulazione onesta è la seconda produzione del Centro R.A.T. - Teatro dell'Acquario di Cosenza, dedicata alla figura del filosofo. Lo spettacolo nasce dall'intensa collaborazione fra il lavoro di drammaturgia di Enzo Costabile e quello di regia di Massimo Costabile, a cui poi si uniscono Salvatore Anelli per le scenografie e Mario Artese per le musiche. La gestazione dura circa un anno e il debutto avviene a Cosenza nel maggio del 1998. Con Il velo e la sfida il Centro R.A.T conferma la sua attenzione nei confronti del pensatore di Stilo e chiude simbolicamente il cerchio aperto nel 1979 con una delle sue prime produzioni: Tommaso Campanella o dell'utopia mancante, per la regia di Nello Costabile. A distanza di vent'anni il filo di continuità marca il desiderio di proseguire uno studio su Campanella e di rendere questo studio visibile con il gesto, la voce e lo sguardo, nella rappresentazione teatrale.
Un interessante e curioso precedente di scrittura teatrale dedicata al filosofo è la tragedia Tommaso Campanella del cosentino Francesco Saverio Arabia, pubblicata a Napoli nel 1877. Senza entrare troppo nel merito di un testo verboso e impregnato di un romanticismo privo di originalità, è interessante constatare come l'Arabia, grande estimatore delle tragedie manzoniane e shakespeariane, sceglie di eleggere a personaggio teatrale proprio l'eretico Campanella, distinguendosi dalla tradizione tragica del medio ottocento italiano che privilegiava i soggetti mitologici, quelli legati al filone dantesco oppure tratti dalla storia antica. Ne viene fuori una tragedia che forza il pensiero di Campanella e ne romanza la vita, ma con il pregio di intuire la carica drammatica del possibile personaggio teatrale. Tale intuizione trova conferma anche in alcune pagine di Corrado Alvaro. Lo scrittore di San Luca, in un suo articolo pubblicato su La Stampa del 24 maggio 1930 (ora in C. Alvaro, Scritti dispersi, Bompiani, Milano, 1995, pagg. 291-94), indica Campanella come "[...] uno dei più alti drammi della volontà di potenza. È il genio popolare preso dalla febbre dell'assoluto, svegliato alla vita sottile dei libri, il dramma degli sradicati, un vecchio e fecondo dramma della civiltà italiana", e, soffermandosi sulla centralità della sua figura nell'immaginario collettivo calabrese, sottolinea che "la memoria del popolo lo ritiene come sarebbe piaciuto a lui ch'era visionario e fantastico". È proprio da questo elemento visionario che è nato il progetto del Centro R.A.T. dal titolo Tommaso Campanella - Utopia Terra e Magia, svoltosi nel Maggio 1999, che comprendeva, oltre allo spettacolo, la mostra d'arte Libero e obliquo a cura di Paolo Aita e il concerto La voce del sole del Collettivo Dedalus, ora disponibile in cd.

Incontro con Enzo Costabile* e Massimo Costabile*.

Un teatro necessario.
Enzo. La decisione di portare Tommaso Campanella a teatro nasce dalla convinzione che il suo pensiero, la sua vicenda personale e le sue opere non possono essere vincolate ai soli programmi scolastici. La nostra proposta non è quella di un teatro verità. Abbiamo creduto che, per il teatro, una ricostruzione filologicamente rigorosa non fosse necessaria, per cui abbiamo utilizzato le coordinate generali della vita e della vicenda processuale e giudiziaria di Campanella arricchendola di elementi verosimili. Ci è sembrato che questi elementi potessero offrire spunti originali agli spettatori, stimolandoli ad accostarsi all'opera del filosofo. Campanella è l'antagonista ideale della società odierna macdonaldizzata, dominata dal consumo passivo. Come pensatore è esemplare perché incarna una vita interamente spesa a chiedersi il "perché" di ogni cosa, senza mai accontentarsi di un "come" pacificatore con l'universo circostante. La sua attualità è in questa istanza critica. Il nostro Campanella è, alla fine del suo percorso teatrale, ancora alle prese con la domanda estrema: "Morte...mercede della colpa antica...perché?", una domanda lasciata aperta agli spettatori e alla società tutta.
Massimo. Dal punto di vista della regia, mi interessava che il lavoro finale portasse alla messa in scena dell'urlo, un urlo sempre sul punto di esplodere. Campanella è attuale, aldilà di tutto il discorso politico, perché è la prova reale che esiste ancora la possibilità di far esplodere un urlo potente e capace di riempire le piazze, i teatri e le città. È giusto che sia a teatro il portavoce di domande universali, perché è un gigante del pensiero ed è stato la prova vivente che ci si può opporre ad un preteso potere assoluto.

Tommaso Campanella dramatis persona.
M. Non c'è niente di più drammatico della privazione della libertà protratta per trent'anni. Per quel che riguarda una possibile rappresentazione teatrale il confronto con altri filosofi e pensatori non regge. La figura di Campanella è figura tragica senza bisogno di forzature. La sua inesausta ricerca del limite lo fa svettare sugli altri e la drammaticità della sua vita è nel suo stretto legame con il sacrificio, come nella tradizione tragica, ed è sacrificio enorme quello della libertà.

Poesia e vita.
E.Noi abbiamo avuto la fortuna di avere a disposizione, per la nostra ricerca, un libro raro di Campanella, il testo integrale della sua opera poetica, nella versione curata, alla fine degli anni venti, dal filosofo Giovanni Gentile. Da allora questo libro è stato completamente dimenticato, per poi venire riproposto solo di recente da un'importante casa editrice. Inoltre abbiamo lavorato sulla biografia di Luigi Firpo, che ci è sembrata l'opera più attendibile e rigorosa sul filosofo.

1599-1626: il carcere.
E.Campanella in carcere sta con una serie di compagni immaginari. Sono immaginari il pescatore e l'assassino, personaggi di fantasia, verosimili. La storia di Eleonora è mediata da alcuni passaggi della sua opera poetica e l'esistenza di una monaca, particolarmente attenta ad alleviare i bisogni dei disperati del carcere, trova riscontro in alcuni testi, ma in che misura i riferimenti poetici possano essere trasferiti sul piano della realtà, non possiamo saperlo. Il personaggio Eleonora e i compagni di prigionia ci servivano per dire che Campanella, nonostante l'isolamento carcerario, non è mai voluto rimanere estraneo al rapporto con l'esterno. Nel tempo sospeso del luogo carcere i personaggi immaginari sono delle piccole incursioni di realtà e di storia.
M. La scenografia non permette di stabilire una collocazione temporale precisa. Abbiamo creato uno spazio extraterritoriale e atemporale, per evidenziare l'universalità della sua esperienza umana. Noi abbiamo corso un grosso rischio nel trattare il solo periodo della prigionia napoletana e nel costruire tutto su una scena fissa. Ma questo ha significato anche far emergere la forza di Campanella e la sua dirompente drammaticità, evitando la trappola di ripercorrere la sua vita romanzandola o vincolandola al contesto storico.

Utopia, terra e magia: l'estraneità della Regione Calabria.
M.Questo spettacolo ha avuto una prima fase di distribuzione, a ridosso del debutto cosentino, e poi è stato programmato lungamente per le scuole. Ha fatto parte del progetto Tommaso Campanella - Utopia Terra e Magia che abbiamo proposto alla Regione Calabria chiedendo non tanto un sostegno economico sulla produzione ma piuttosto un'attenzione e un aiuto per la distribuzione regionale. Invece il progetto si è scontrato con la sordità della classe dirigente. È un bilancio anomalo dal momento che in circa quaranta repliche per le scuole di Cosenza e della provincia la risposta è stata sempre entusiasmante, a conferma dell'attualità di Campanella e segno tangibile dell'interesse dei giovani per il suo pensiero.


*Enzo Costabile. Giornalista professionista. Scrive per il teatro da quindici anni e fa parte dei Dedalus, gruppo storico della ricerca etnomusicale calabrese.
*Massimo Costabile. È direttore artistico, con Antonello Antonante, del Centro R.A.T. - Teatro dell'Acquario. Si occupa di teatro dai primi anni settanta e in questa stagione teatrale ha diretto Medea, di Enzo Costabile e L'altro, di Aldo Nicolaj.



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