Ora Locale

(Digita o Clicca su "Ora Locale" per tornare indietro)


Ritorno al futuro. Atteggiamenti mentali di una citta' in declino

di Franco Cassano


La diagnosi trova ormai concordi molti osservatori: Bari attraversa una fase di crisi che rischia di diventare declino, una crisi interna ma anche di leadership rispetto alla regione e ad una parte della provincia. Tutto questo avviene in un quadro regionale che non e' di generale degrado, ma e' caratterizzato da una situazione di movimento e di rigerarchizzazione perche', in questi anni, altri (si pensi al Salento) non stanno fermi e hanno iniziato a muoversi con serieta' e costanza, ma anche con quel tanto di millanteria e sfrontatezza che caratterizza le fasi ascendenti.
Dalle acute pagine dedicate da Ferdinando Pappalardo alla figura di Armando Perotti nell'ultimo volume della Storia di Bari emerge con chiarezza quale sia l'atteggiamento mentale che accompagna una citta' in ascesa. Essa ha un'altra immagine di se' e si sente chiamata a grandi destini. E' cosi' che nello stesso tempo si inventa nobili origini (fa in piccolo quello che Virgilio fece per Roma inventandone la discendenza da Troia), costruisce una vocazione (esaltando il rapporto con il mare e il collegamento con Venezia) e innalza teatri capaci di spezzare simbolicamente l'identificazione provinciale e subalterna e di esaltare la nuova funzione dirigente.
Se si confronta quell'euforia con l'attuale depressione, con la rassegnazione e la passivita' che contraddistinguono lo spirito pubblico della citta' si ha chiara la percezione dello spessore della crisi. Dell'antico spirito levantino rimane solo la logica perversa del sospetto, quella che fa prevalere il gioco dei veti reciproci o degli accordi sottobanco alle spalle degli interessi generali della citta'. Non solo si ha la percezione di un declino, ma mancano le energie per tentare di contrastarlo: chi vuole fare e costruire qualcosa di nuovo ha sempre l'impressione (reale o infondata non importa) che qualcosa o qualcuno (interessi privati, inefficienza amministrativa, logiche politiche spartitorie e vincoli corporativi) glielo impedisca e di fronte a questo gioco truccato dopo un po' si arrende scegliendo o di andar via (come succede a molti dei giovani migliori) o di entrare (se ci riesce) nel sistema spartitorio. Il mal di levante e' proprio qui, in questa immagine avvelenata della citta', nella recisione della speranza e quindi dell'idea stessa di un riscatto forte e deciso della citta'.
E' possibile invertire la tendenza? E' possibile ricostruire qualcosa di quell'atmosfera che rende dinamica ed euforica una citta' e la spinge a credere alle proprie esagerazioni, che attiva le sue forze migliori, che rende orgoglioso chi vi abita o vi e' nato? La strada e' una sola, quella di ripristinare e moltiplicare nella citta' cio' di cui essa piť manca, la fiducia, quell'atteggiamento nei riguardi degli altri che permette di creare utilita' collettive e far funzionare al meglio le istituzioni mettendole al servizio non di se stesse e di chi le occupa, ma degli utenti. Si tratta in altri termini di ricostruire un'idea di interesse collettivo non come somma degli interessi particolari, ma al contrario come quadro generale nel quale essi debbono ricollocare la propria azione.
La situazione attuale e' caratterizzata da un'occupazione di tutti i beni comuni dalla logica di attori ed interessi privati e i pochi passi in avanti che si riescono a fare vengono spesso contrastati da contemporanei arretramenti su altri piani. Forse oggi alcuni uffici sono piu' trasparenti ma le decisioni vengono prese da soggetti che non sempre garantiscono terziarieta' rispetto agli interessi in gioco. Tutti debbono fare un passo indietro e fare spazio a Bari, all'interesse generale della citta' che non puo' continuare ad essere la discarica degli interessi privati, grandi o piccoli che siano. E' necessario ricostruire un rapporto di affetto e identificazione con i luoghi, tutelarne e incrementarne la bellezza, bandire il sospetto dalle istituzioni rendendole contemporaneamente piu' trasparenti ed intelligenti.
I processi di globalizzazione non condannano necessariamente Bari al declino, ma al contrario le offrono la possibilita' di reinventare in modo nuovo quella mitologia di passaggio a sud-est tra la modernita' e l'Oriente intorno alla quale essa ha costruito la sua ascesa. Lungi dall'essere un destino la tendenza negativa puo' essere battuta: il quadro attuale e' un quadro in movimento in cui si offrono spazi impensabili, ma e' necessario farsi trovare pronti. L'ostacolo piu' rilevante non viene dalla scarsita' delle forze e delle competenze (anche se questo problema inizia ad avvertirsi) ma dal fatto che esse sono sedute sulle conquiste del passato e hanno smarrito qualsiasi nozione di interesse collettivo. Chi altrove o nella stessa regione in questi anni ha avuto meno risorse talvolta si e' abituato ad usarle al meglio, ha custodito il senso civico e il rispetto per i propri luoghi, ha trasformato alcune debolezze in vantaggi, ed e' oggi animato da un sano spirito di rivalsa e di competizione che aumenta la coesione sociale. Da noi troppe istituzioni sono prigioniere della piu' pura autoreferenzialita', nascondono dietro una retorica della modernita' una grande incertezza e hanno perso il coraggio dei momenti di partenza. Questo grande futuro alle spalle puo' diventare un peso enorme per una citta' che ha bisogno di ricominciare a muoversi, di essere agile e pronta.
E' per questo che diventa centrale il modo in cui la citta' si sente e si pensa, la sua capacita' di progettarsi, di suscitare investimenti sia affettivi che finanziari, di spingere a scommettere su di lei. Le imprese dipendono dal futuro come gli uomini dipendono dall'ossigeno e il rischio d'impresa e' una miscela di calcolo e immaginazione. Non e' una citta' depressa e seduta che puo' attirare la simpatia e l'attenzione degli altri, ma solo una citta' che ha deciso di mettersi in discussione, di rischiare, una citta' che, come l'Italia della canzone di De Gregori, non ha paura, che non rivendica vecchi privilegi, ma sa offrire nuove convenienze. Le istituzioni devono alzarsi in piedi, liberarsi dai veti di chi le occupa, offrire garanzie di imparzialita' rispetto agli interessi in gioco e cominciare a misurarsi con lo scenario di un mercato globale nel quale una citta' senza coesione, senza identita' e senza intelligenza collettiva e' perduta.



Ora Locale

(Digita o Clicca su "Ora Locale" per tornare indietro)