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A proposito del 1943

Storia e memoria: un'esperienza didattica

di Nicola Petrolino



I - Storia e memoria
Il maggior pericolo a cui la nostra società va incontro è la perdita della memoria collettiva, nel momento stesso in cui essa viene privata della sua profondità e del suo spessore per diventare labile riflesso di un presente che continuamente sfugge, lasciando solo confuse tracce superficiali, destinate ad un'effimera esistenza.
Oliver Sacks nel suo libro L'uomo che scambiò sua moglie con un cappello (Milano, Adelphi, 1986) descrive la vita del Marinaio Perduto, un uomo che era, per così dire, isolato in un singolo momento dell'esistenza, con tutto intorno un fossato o lacuna di smemoratezza; un uomo senza passato (e senza futuro), bloccato in un attimo sempre diverso e privo di senso .
Il fossato della smemoratezza può ridurre la nostra vita di individui ad una serie di istanti che non hanno alcun senso. Ma questo non vale solo per le singole persone, vale anche per la collettività. Vivere per il presente è, infatti, l'ossessione dominante della società del nostro tempo; vivere per se stessi, non per i predecessori o per quelli che verranno dopo.
Il confronto tra passato e presente è oggi di difficile attuazione perché da una parte consideriamo il passato come "un paese straniero", spesso banalizzato e identificato con modelli di consumo superati, con mode e atteggiamenti antiquati, dall'altra non abbiamo interesse per quello che avverrà dopo di noi. Il fardello della tradizione, che nelle società passate era punto di riferimento e di ancoraggio, si è svuotato del suo peso, mentre la tensione verso il futuro, che ha animato le società moderne, si è mutata in qualcosa di vago e di incerto. La negazione del passato rivela la disperazione della nostra società incapace di affrontare il futuro.

II - Memoria e dimenticanza
Nella tradizione filosofica, invece, fin dai grandi pensatori greci, il tema della memoria ha avuto sempre una grande rilevanza.
Al tema della memoria si è contrapposto, però, nel corso della storia, quello della dimenticanza. Anche se non è mai esistita un'arte della dimenticanza, ci sono stati molti modi e ragioni per causarla. Il "cancellare" non ha avuto a che fare solo con la rivedibilità delle teorie scientifiche e la comparsa di nuove idee che si sono sovrapposte alle vecchie, ma anche col nascondere, occultare, depistare le tracce, allontanare dalla verità.
Soprattutto la storia del nostro secolo, come sappiamo bene anche quando cerchiamo di dimenticarlo, è piena di cesure, cancellazioni, occultamenti, sparizioni. Intere opere di storia sono state riscritte annullando i nomi degli eroi di un tempo, centinaia di libri sono stati fatti sparire dalle biblioteche, innumerevoli esseri umani non solo sono stati eliminati, ma la loro stessa cancellazione è stata cancellata con la negazione dei fatti, l'ostacolo alla ricostruzione degli eventi, il divieto di contare le vittime, l'impedimento del ricordo.
Simon Wiesenthal (Gli assassini sono tra noi, Milano, Garzanti, 1970) ha scritto che i prigionieri dei lager venivano così ammoniti dai loro aguzzini: In qualunque modo questa guerra finisca, la guerra contro di voi l'abbiamo vinta noi; nessuno di voi rimarrà per portare testimonianza ma anche se qualcuno scampasse, il mondo non gli crederà .

III - Memoria e identità
La memoria ha indubbiamente qualcosa a che fare non solo con il passato, essa riguarda anche l'identità di ognuno di noi e quindi la nostra persistenza nel futuro. La memoria dà un senso, infatti, a ciò che l'individuo è stato ed è tuttora e determina ciò che l'individuo sarà, quale momento decisivo per la costruzione della sua personalità
I replicanti del film Blade Runner (1982) sono essere umani artificiali in tutto simili a quelli naturali che sono stati costruiti in modo da durare in vita solo pochi anni. Sanno che moriranno presto, ma non sanno quando. Si differenziano dagli umani solo per una minore emotività e per il fatto di essere privi di memoria. Quando tentano di sottrarsi alla loro situazione di schiavitù, il loro primo problema è la costruzione di un'autobiografia, di un passato che sia possibile ricordare e documentare. Agli uomini veri i replicanti non invidiano solo una vita più lunga, ma la continua presenza nelle loro vite di un passato che non solo sia possibile ricordare e documentare, ma da cui si possa trarre un'identità.

IV - Memoria e didattica della storia
Da queste premesse appare chiara la necessità, da parte della scuola, di trattare il problema dell'identità culturale da un punto di vista storico che faccia comprendere ai giovani come la loro condizione sia il frutto di un lungo processo, spesso ignorato dai programmi ministeriali.
Soprattutto la storia locale dovrebbe essere intesa non come studio di un microcosmo che deve poi aiutare a capire il macrocosmo della storia generale, ma come ricerca di una identità, come riconoscimento della diversità che compone l'unità, come percezione diretta della dicotomia passato-presente, vicino-lontano.
Per quanto riguarda il progetto didattico "Storia e memoria" coordinato da Elkonphonè centro di cultura Sebastiano Di Marco e realizzato, nel 1992-93, presso il Liceo Scientifico "L. Da Vinci" di Reggio Calabria e l'I.T.C. "L. Repaci" di Villa San Giovanni, con la collaborazione del regista Ansano Giannarelli, l'analisi storica degli aspetti più drammatici che hanno caratterizzato l'ultimo conflitto mondiale, riferiti soprattutto alla realtà locale, ha avuto il potere di far conoscere e ricostruire un mondo "ormai perduto", ma ancora non definitivamente scomparso, mediante il recupero della "memoria" come creazione di un varco attraverso il quale la didattica della storia è entrata in una nuova dimensione, in un'occasione che ha dotato l'insegnamento di questa disciplina di strumenti alternativi, adeguati alla complessità del rapporto passato-presente ed alle domande che esso produce.
L'elemento che più ha caratterizzato il progetto è stato quello che Isnenghi definisce lo sfondamento tematico dello specifico guerra - ancora condizionato dalla retorica dell'avvenimento - in direzione di una storiografia del quotidiano (M. Isnenghi, Il mondo contemporaneo, La Nuova Italia, Firenze, 1983). Accanto quindi al lavoro di ricostruzione delle vicende storiche ufficiali hanno assunto sempre più significato la ricerca e la documentazione della rielaborazione personale di quegli stessi fatti, attraverso la rappresentazione, filtrata dall'io e dalla sua memoria, della realtà soggettivizzata dei testimoni.



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