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COME SI UTILIZZANO I FONDI EUROPEI
Intervista a Maria Teresa Lavieri*
di Lidia Pedìo
La Basilicata, storicamente fanalino di coda di tutte le classifiche socioeconomiche
italiane, per una volta è comparsa su tutti i giornali, anche su quelli di economia,
per essere la Numero Uno. E' infatti la prima regione d'Italia e la terza d'Europa,
nell'utilizzo cosciente e responsabile dei fondi europei.
Alla fine del 1997 questa "Cenerentola" ha utilizzato il 47% delle risorse rese disponibili
dalla Comunità Europea, contro il 34% di Calabria e Sardegna ed il 28% della Puglia,
ultima nella classifica nazionale. Alla fine di luglio dello scorso anno 12 miliardi di ECU sono stati investiti in vari settori, principalmente nell'agricoltura,
nell'industria, nell'assistenza tecnica e nell'ambiente. Ciò ha portato alla creazione
di nuovi posti di lavoro, risultato auspicabile in una regione che conta circa 120.000 iscritti alle liste di collocamento su una popolazione di 620.000 abitanti.
Ma gli amministratori della Regione non sono ancora soddisfatti: per il 1998 si prefiggono
il traguardo del 55% che non sembra essere una chimera.
Per saperne di più abbiamo intervistato la dott.ssa Maria Teresa Lavieri, responsabile
dell'Ufficio "Politiche Comunitarie" della Regione Basilicata.
La Basilicata è risultata essere la prima Regione d'Italia nell'utilizzo dei fondi
UE: a cosa dobbiamo questo "miracolo"? Si è forse creata una nuova mentalità nel
Profondo Sud?
Probabilmente il motivo è che la Regione Basilicata non ha mai ritenuto i fondi comunitari
come dei fondi a parte, diversi da quelli normalmente destinati allo sviluppo economico
della regione. Questa intuizione è stata già sperimentata con l'attuazione del Programma P.I.M. (Programma Integrato Mediterraneo) che ha rappresentato la prima
forma di Programma Integrato della Commissione Europea, e poi successivamente con
la riforma dei Fondi Strutturali, e con il Programma Operativo Plurifondo 1989/93,
il cosiddetto P.O.P. Attualmente è un'attività consolidata quella di fare i programmi indipendentemente
dalla provenienza della fonte di finanziamento delle risorse, per cui noi operiamo
attraverso dei programmi intersettoriali tenendo conto di quello che è il complesso delle risorse che possiamo investire. Ad accrescere l'efficacia di tali operazioni
interviene l'accorgimento della Regione di anticipare i programmi, in altre parole
di prepararli prima ancora che entrino in vigore i programmi comunitari. In questa maniera, nel momento in cui scatta la data di ammissibilità delle spese dei programmi,
noi abbiamo già i progetti cantierati e quindi dobbiamo semplicemente sviluppare
la spesa.
La percentuale di fondi utilizzati è aumentata da un anno all'altro: questo fa pensare
che l'utilizzo di tali fondi abbia avuto un'efficacia. Tale aumento è indice di uno
sviluppo economico concreto? E, per il futuro, che prospettive ci sono?
Per la verità, questo è un problema che attiene più alla valutazione che all'attuazione
dei programmi, perché fare una valutazione di un programma significa andare a vedere
se le risorse investite hanno effettivamente prodotto i risultati sperati. Per quanto riguarda il programma comunitario P.O.P. 89/93, che si è chiuso contabilmente il
31 dicembre 96, non vi sono ancora sufficienti elementi per poter fare una valutazione:
la Regione, in fase di elaborazione del rapporto di chiusura finale del programma,
così come richiesto dalla Commissione Europea, ha tentato di fare un'analisi degli
effetti di breve periodo conseguenti all'attuazione di questo programma. Una valutazione
vera e propria è però ancora difficile da fare, soprattutto perché alcuni interventi, che sono stati avviati con il primo programma, stanno proseguendo con il secondo
P.O.P.. In alcuni settori, comunque, si possono già apprezzare dei risultati: ad
esempio, per quanto riguarda gli interventi di sostegno alle piccole e medie imprese
artigianali e quelle del settore turistico-alberghiero.
Per quanto attiene al programma in corso, il P.O.P. 94/99, la Regione, d'intesa con
la Commissione Europea, ha attivato le procedure per la selezione di un valutatore
indipendente proprio per valutare l'impatto delle politiche comunitarie sul territorio.
Per quanto riguarda il futuro, se per futuro si intende la programmazione del periodo
2000/2006, è ancora un po' presto per parlare di quali saranno le linee del prossimo
programma operativo che la Regione elaborerà. Questo dipenderà sicuramente dalla
trattativa in partenariato con la Commissione Europea e l'Amministrazione centrale dello
Stato, che è ancora in fase di impostazione così come sono ancora in fase di predisposizione
i nuovi regolamenti che governeranno la programmazione dal 2000 al 2006.
Che tipo di interventi sono stati effettuati e quali sono stati i settori maggiormente
finanziati?
Poiché il programma operativo che stiamo attuando è un programma multisettoriale,
gli interventi ovviamente spaziano: dall'agricoltura alla formazione professionale,
dalle borse lavoro alle opere infrastrutturali, queste ultime finalizzate a migliorare
la dotazione infrastrutturale della regione, ovvero strade, approvvigionamenti idrici,
aree artigianali, valorizzazione turistica. Inoltre c'è un grosso contributo ai centri
di ricerca presenti sul territorio.
Accanto a questi interventi vi è tutta l'incentivazione alle imprese, sia quelle del
settore agricolo, che costituisce anche il settore più tradizionale sotto questo
aspetto, e sia le piccole e medie imprese artigianali, commerciali e industriali.
Da poco la Regione ha anche cominciato a sperimentare un nuovo modo di dare le incentivazioni
alle imprese, perché fino ad ora l'erogazione di contributi veniva effettuata sulla
base delle Leggi Regionali; adesso si cominciano ad utilizzare nuove forme, che sono
appunto i bandi pubblici, per allargare la base dei richiedenti, in maniera tale da
non finanziare più solamente la piccola impresa artigiana ma fare quel salto di qualità
che poi è proprio di chi auspica lo sviluppo economico. Il nostro obiettivo è quindi
quello di finanziare le piccole imprese per favorire il passaggio culturale da una
"impresucola" che si autosostiene ad una tipologia di impresa che sia capace di reggere
il mercato e di trovare nuovi spazi e quindi di essere competitiva a livello europeo.
Negli anni scorsi accedere ad un finanziamento UE era impresa ardua: i candidati dovevano
destreggiarsi fra i meandri della burocrazia. In che modo la Regione Basilicata è
riuscita, se ci è riuscita, a snellire le procedure?
Qui c'è da fare innanzitutto una distinzione iniziale, e cioè che la Regione non è
destinataria di tutti i fondi che la Commissione Europea investe. Quindi la regione
è semplicemente un soggetto attuatore di una parte dei Fondi, i Fondi Strutturali.
E da questo punto di vista la Regione ha sempre avuto delle procedure estremamente trasparenti,
anche perché, come dicevo prima, ha sempre utilizzato le Leggi regionali vigenti.
In effetti il fondo di provenienza era semplicemente un fatto che riguardava l'Amministrazione, perché l'utente presentava le domande senza chiedersi se quella legge
fosse finanziata solo dai fondi nazionali o anche dai fondi comunitari. Oggi si cerca
di dare maggiore pubblicità al fatto che questi incentivi provengono anche dalla
Commissione Europea, però c'è tutta una parte di contributi che la Commissione eroga e che
non transita affatto dalla Regione, per cui il cittadino, l'imprenditore, l'ente
locale che vuole accedere a questo tipo di finanziamenti comunitari può farlo in
maniera diretta senza passare per la Regione, e qui forse qualche problema ancora c'è. La Regione
sta facendo uno sforzo anche in questa direzione, allo scopo di fornire uno strumento
al cittadino, all'imprenditore, all'ente locale, intanto per essere informato su
quelle che sono le opportunità a livello europeo, indipendentemente dal fatto che i
flussi finanziari transitino o meno per la Regione, e poi per rendere anche più trasparenti
quelle che sono le procedure che la Commissione pone in essere per attivare le proprie risorse. Quindi ci siamo consorziati con quello che oggi viene comunemente denominato
lo sportello "Desk Basilicata", che è uno sportello informativo attraverso il quale
noi produciamo un notiziario che trasmettiamo a tutti gli enti locali, alle associazioni di categoria, agli imprenditori o anche ai cittadini desiderosi di venire
a conoscenza di queste informazioni; rendiamo, inoltre, un servizio aggiuntivo, cioè
la ricerca dei partner per questi progetti, poiché la maggior parte dei programmi
comunitari che non transitano per il bilancio della regione sono dei programmi transnazionali,
per la cui attivazione è necessaria la presenza di partner europei.
A chi dobbiamo attribuire questo primato: ad un'Amministrazione responsabile o ai
giovani lucani che, pur di inventarsi un lavoro, hanno aguzzato l'ingegno svelando
insospettate doti imprenditoriali?
Forse ad entrambi. Da un lato c'è una cultura che sta cambiando - purtroppo ancora
lentamente -, dall'altro c'è una Amministrazione che, non avendo alcuna intenzione
di mandare indietro le risorse che, a livello europeo, vengono rese disponibili per
la Regione, tende a metterle a disposizione del territorio e si adopera per utilizzarle
tutte. Bisogna dire che per fare il salto di qualità non basta solo avere i fondi
ed utilizzarli in maniera efficiente: ciò che è veramente necessario è utilizzarli
secondo quelle che sono le esigenze effettive del territorio. Naturalmente i risultati, l'efficacia
degli interventi non possono essere visibili nell'immediato; forse tra qualche anno.
Quando avremo completato anche il secondo programma, cominceremo a vedere se i nostri indicatori sono cambiati.
Un'ultima domanda: che consiglio potrebbe dare ai suoi colleghi delle altre Regioni
per utilizzare al meglio i fondi europei?
Sulla base dell'esperienza maturata dalla Regione Basilicata, sento di poter affermare
che è necessario, nell'ambito di ciascuna Regione, un momento di forte coordinamento
sull'utilizzo dei fondi comunitari, poiché solo questo può garantire l'unitarietà
di obiettivi e procedure e può rendere consapevoli tutti i soggetti che intervengono
nell'attuazione dei fondi comunitari di quali sono i margini di operatività, i vincoli
ed i tempi che bisogna rispettare per l'utilizzo dei fondi europei. Questa è una
cosa che la Regione Basilicata, in un modo o nell'altro, è riuscita a realizzare, forse
perché è una piccola regione. Però questo è uno dei presupposti, a mio avviso, indispensabili
per riuscire ad utilizzare al meglio i fondi nei tempi e secondo i vincoli imposti dalla Commissione Europea. Per citare un esempio, nel momento in cui, in base
ad una legge nazionale, si è dovuta costituire la Cabina di Regia regionale per l'utilizzo
dei fondi comunitari la Regione Basilicata ha fatto una scelta precisa: a differenza delle altre Regioni ha istituito la propria Cabina di Regia organizzandola su due
livelli: un livello politico, in cui le parti sociali e le rappresentanze degli imprenditori
si confrontano su quella che è l'attuazione dei fondi comunitari, ed un livello tecnico, che è costituito dai massimi responsabili della Regione, cioè dai Direttori
generali dei Dipartimenti (poiché parliamo di un programma multisettoriale) e dal
responsabile dell'Ufficio Politiche Comunitarie. In questa maniera è possibile affrontare in maniera concreta le problematiche amministrative, contabili, ecc. e contribuire
all'ammodernamento dell'assetto organizzativo e degli uffici regionali.
Bisogna organizzarsi su un modello di decentramento responsabile che però trovi un
momento di unitarietà in un organismo in cui chi partecipa non lo fa perché deve,
ma perché ne è direttamente responsabile.
*Responsabile Politiche Comunitarie - Regione Basilicata
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