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Una conversazione sulla Fiat di Melfi ( da Radio 3 - RAI )


Alberigo Giostra -
Benvenuti a Verso Sud, benvenuti a Melfi, nella fabbrica della Fiat. Ne parliamo oggi con il direttore del personale dell'organizzazione della Fiat Auto dott. Maurizio Magnabosco, con Pietro Simonetti, consigliere regionale di Rifondazione Comunista, responsabile dei problemi del Mezzogiorno per il partito e con Antonio Innocenti, operaio della Fiat Sata di Melfi.
Simonetti lei ha dichiarato che i fondi della 488 sono troppo pochi.

Simonetti -
Per la verità alla Fiat non contesto nulla, contesto la Confindustria, soprattutto quella locale che negli ultimi giorni ha espresso una posizione che mette in contrasto le piccole e le grandi aziende. Sostanzialmente Confindustria ha detto che Fiat ha rubato i soldi delle piccole imprese lucane. Questo non è vero. Per quanto mi riguarda ho posto il problema dell'utilizzo corretto di queste risorse. Ho detto, anche, che Fiat è forse l'unica azienda nel Mezzogiorno che negli ultimi anni ha rispettato gli impegni occupazionali a fronte di investimenti pubblici erogati.

Giostra -
Mi pare che sia contestata proprio la stringatezza dei fondi erogati, vero Simonetti?

Simonetti -
Sono 3000 miliardi che dovrebbero mobilitare quasi 11.000 miliardi di investimenti. Ho l'impressione che siano dati sbagliati per quanto riguarda le ricadute occupazionali immaginate dal Governo. Il Governo parla addirittura di 50.000 posti di lavoro. Mi paiono tanti. L'esperienza reale dice che questo non è vero.

Magnabosco -
Mi pare che il consigliere Simonetti ha impostato correttamente il problema. Si diceva Fiat fa la parte del leone perché si prende il 50% dei fondi destinati alla Basilicata, però questo credo che sia dovuto alla dimensione del nostro investimento.

Giostra -
Io ricordo solo una cosa dott. Magnabosco, che gli impiegati della Fiat Sata di Melfi sono 6.400 e con l'indotto raggiungono, mi pare, la cifra di 10.000.

Magnabosco -
Bisogna dire che questa richiesta di finanziamento è finalizzata allo sviluppo futuro della fabbrica. Credo che la destinazione di questi investimenti fra le piccole e medie imprese sia un problema esclusivamente lucano. La presenza di Fiat è rilevante: lì si costruiscono circa 450.000 macchine all'anno. E' uno dei più grandi stabilimenti automobilistici d'Europa e non solo d'Italia, fa da volano.

Giostra -
Simonetti ha sottomano un documento ufficiale del Dipartimento Problemi del Mezzogiorno di Rifondazione Comunista che inizia così: "Fiat Melfi. Oltre a preparare la nuova Punto occorre ricontrattare orari, ritmi, salari anche per creare nuova occupazione, utilizzando i 78 milioni di incentivi ricevuti dall'azienda con la terza annualità della legge 488; 1.100 lavoratori hanno lasciato lo stabilimento".

Simonetti -
Noi riteniamo che proprio perché la Fiat ha fatto un investimento nel Mezzogiorno ed ha messo su uno stabilimento di quel tipo occorre che innovare in termini di una diversa politica degli orari, dei ritmi. In effetti ci sono incentivi per rimodulare l'orario di lavoro, per ridurlo.

Giostra -
Ricordo che attualmente l'orario di lavoro è di 37 ore e 15 minuti settimanali.

Simonetti -
Il problema grosso è costituito dalle uscite di 1.100 unità lavorative in pochi anni. Sostanzialmente c'è un disagio che è dato da ritmi di lavoro, e anche dai livelli salariali che non sono identici a quelli del gruppo.

Giostra -
Ma conferma la previsione che la riduzione di un'ora alla settimana porterebbe 2.000 occupati in più?

Simonetti -
Confermo che c'è questa possibilità. Rimodulando gli orari, soprattutto i turni, sei per sei per esempio. Svimez per quanto riguarda le attività industriali complessive del Sud parla, a fronte di una riduzione del 10% di 110.000 nuovi posti di lavoro. Quindi, c'è un'esigenza da parte dei sindacati e delle aziende di cominciare a sperimentare la riduzione di orari.

Giostra -
1.100 lavoratori hanno lasciato lo stabilimento. Che vuol dire? Perché lo hanno lasciato? Che succede? Quali sono i ritmi di lavoro alla Fiat di Melfi?

Innocenti -
Abbiamo dei disagi proprio con il sistema di turnazione che è stato firmato all'epoca, nel '93, un sistema di turnazione obbligatorio sia per gli uomini che per le donne di 1 , 2 , 3 turno, cioè mattina, pomeriggio e terzo. A Melfi si lavora 24 ore su 24, anche la domenica per la manutenzione. Il disagio ancora più grosso è che noi facciamo addirittura due o di più ancora, tre settimane di notti consecutive; è un grosso disagio. A Melfi abbiamo un 18 - 20% di carichi di lavoro in più rispetto a Mirafiori. Un carico di lavoro che può arrivare al 30% in più, che porta a un profondo disagio che si ripercuote anche sulla qualità del prodotto.

Giostra -
Lei è soddisfatto del salario che le viene dato?

Innocenti -
Sì.

Giostra -
Quanto guadagna? Mi scusi la domanda diretta.

Innocenti -
Mediamente, facendo turni di notte, una media di 1.550.000, 1.600.000

Giostra -
Compresi gli straordinari?

Innocenti -
No, non faccio staordinari.

Giostra -
Però, c'è un ricorso mi pare agli straordinari a Melfi.

Innocenti -
A Melfi c'è molta gente che fa gli straordinari.

Giostra -
Ma lei Innocenti ritiene che la disciplina che si mantiene in fabbrica alla Fiat Sata di Melfi sia eccessiva, che ci sia un modello autoritario in fabbrica?

Innocenti -
Sì, Fiat sostiene che c'è stato l'abbassamento della scala gerarchica, ma secondo me essa si è alzata di più, perché esistono delle figure intermedie che allungano la scala gerarchica.

Giostra -
Dott. Magnabosco che cos'è questo disagio in fabbrica?

Magnabosco -
Qui noi abbiamo fatto un'organizzazione completamente nuova, concordata con il sindacato, che partiva da una constatazione di base, cioè di un livello tecnologico e di qualità degli impianti di fabbrica, del prodotto, dell'organizzazione del lavoro, completamente diversi proprio perché assolutamente nuovi rispetto alle iniziative industriali nel campo delle automobili nostre e dei nostri concorrenti in Europa. C'è molta automazione nelle quattro fasi di lavorazione. E' chiaro che c'è sempre un disagio legato al passaggio dall'attività rurale all'attività industriale e dal non lavoro al lavoro. Quelle di Melfi sono le condizioni della competizione. Le fabbriche più moderne del mondo stanno andando in questa direzione, anzi Melfi è un riferimento per tutti quanti i costruttori mondiali dell'automobile. Delle 1.100 persone di cui si parlava bisogna ricordare che circa 400 sono state collocate in altre fabbriche Fiat e altre 300 sono persone che si sono messe in proprio.

Innocenti -
Non sono d'accordo con lei dott. Magnabosco. La gente se ne sta andando al di là per le condizioni di lavoro e la dignità calpestata.



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