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Come annunciato, pubblichiamo la seconda parte dell'articolo dell'antropologo Mauro Geraci sulla letteratura dei moderni poeti-cantastorie del Sud.


Cantastorie , ma non ultimi (II parte) di Mauro Geraci



2. La voce del dramma
Al piano di sopra Ignazio Buttitta stava scrivendo i versi del noto Lamentu pi la morti di Turiddu Carnivali (poi affidato alla voce straordinaria del cantastorie Ciccio Busacca) in cui la madre del sindacalista socialista scopre il corpo morto del figlio, freddato dalla mafia a Sciara (Palermo) il 16 maggio 1955. Un ispettore della finanza, nel frattempo, entro' nella sottostante bottega di generi alimentari di proprietˆ del poeta per controllare i registri contabili e, apprendendo dal garzone che il principale stava lavorando al piano superiore, lo mand˜ piu' volte a chiamare invitandolo a partecipare al controllo fiscale. Dopo mezz'ora, scocciato, il poeta di Bagheria scese e, sbrigativamente, si giustifico' dicendo: Scusatimi tantu, c'av’a a fari? Av’a 'u mortu 'n terra, comu put’a scinniri a parrari cu vui?
Questo l'episodio - raccontatomi dal cantastorie di Sutera (Caltanissetta) Nona' Salamone autore di numerose ballate sui recenti fatti di mafia nonche' interprete di molti testi di Buttitta - che meglio di altri dipinge la disposizione realista dei cantastorie per la quale la poesia esiste solo in quanto rappresentazione della realta', e la realta' solo quale fluttuante precipitato del pensiero poetico. Nei colloqui che scandiscono l'amicizia che mi lega ai cantastorie, il conversare sui fatti d'attualita' avviene solo in quanto tali fatti sono, potrebbero e non potrebbero essere, assunti quali oggetto di storie e ballate, di contro il discorso sulla poesia diventa, quasi costitutivamente, un parlare dei drammi che ci circondano. Frutto di un'osservazione estraniata della storia, del guardare da una certa distanza che contraddistinse il verismo di Verga e il teatro dialettico di Brecht ispirato ai cantimpanca (BSnkelsSnge) della Germania medievale, il realismo appare punto di congiunzione tra la letteratura popolare dei cantastorie e l'opera di artisti e intellettuali contemporanei. Si pensi al Quasimodo traduttore di Buttitta e frequentatore degli spettacoli del poeta-cantastorie di Riposto (Catania) Orazio Strano; all'amicizia tra Buttitta e Pasolini testimoniata da alcuni Scritti corsari; a Levi e a Sciascia che scrivono le prefazioni a molti libri di Buttitta; ancora al Levi di Le parole sono pietre dove, in una drammatica inchiesta, compare ancora la madre di Turiddu Carnevale; si pensi allo spettacolo Ci ragiono e canto di Dario Fo cui presero parte Buttitta, Busacca e, la cantatrice del Sud, Rosa Balistreri; si pensi ai film Un uomo da bruciare dei Taviani, Il cammino della speranza di Germi, La terra trema di Visconti, Storia di una capinera di Zeffirelli, Toro scatenato di Scorzese, come al recente L'altra Sicilia di Scimeca dove l'interesse per la parola cantata dei cantastorie non si risolve in mere colonne sonore.
Il realismo orienta, inoltre, l'intera percezione della storia. Franco Trincale, per tutti, ci restituisce l'immagine del cantastorie che attinge la notizia alla fonte - quartiere proletario, case occupate, fabbriche in lotta, lotte all'emigrazione, manifestazioni politiche - e la propaga nello stesso spazio per discuterne i contenuti con i diretti protagonisti. Poi tramite la forma acustica la propaga agli altri quartieri o cittˆ con la stessa realtˆ, per farne esplodere le contraddizioni e comunicare le esperienze di lotta dei luoghi dove e' stata attinta la notizia, che e' diventata "ballata". Nello stesso tempo riceve il giudizio critico di classe e nello stesso spazio attinge i mezzi vitali per la sopravvivenza (F. Trincale, Dieci anni in piazza, Pellicano, Catania, 1979, pp. 94-95). Come fecero per Peppi Musulinu re di l'Asprumunti per la quale contattarono personalmente la sorella del noto brigante calabrese, Bella e Strano sentirono l'urgenza di cantare la loro storia, Turi Giuliano (Re di li briganti), dinanzi alla famiglia dello stesso bandito; lo stesso bandito, latitante nelle montagne palermitane, appresa la notizia della visita di Strano avrebbe ringraziato il cantastorie ripostese inviandogli una bandiera gialla del separatismo. Anche Otello Profazio - che in una delle piu' alte pagine della letteratura dei cantastorie accusava il Poeta di non aver dato voce ai braccianti calabresi uccisi nel '49 dalla polizia durante l'occupazione delle terre di Melissa - ritenne opportuno inserire nella sua storia cantata versi raccolti nel penitenziario di Reggio Calabria dalla viva voce del brigante Musolino. Allo stesso modo, raccogliere testimonianze dirette partecipando all'occupazione delle case popolari di Via Tibaldi organizzata a Milano dagli operai dell'Alfa negli anni Settanta, per Trincale significo' assolvere a un dovere irrinunciabile. Le morti oscure causate dai sassi lanciati dai cavalcavia, l'uccisione della studentessa Marta Russo all'Universitˆ di Roma, il terremoto in Umbria e nelle Marche, la frana di Niscemi, la mancanza di acqua a Palagonia e nel resto della Sicilia, l'aumento della disoccupazione, l'arrivo degli immigrati clandestini in Puglia sono solo alcuni dei recenti drammi confluiti nei repertori dei cantastorie. Cosi' l'esecuzione di 'O Dell segna per Trincale il persistere, spietato e incivile, della pena capitale in molti stati americani:

 
A li novi d'un Merculi amaru
a Giuseppi 'O Dell ammazzaru
prima un pastu ci vosiru offriri
prima ancora di fallu muriri.
A la prima 'gnizioni l'addurmisceru,
a la secunna lu paralizzaru,
a la terza a la fini lu cori ci firmaru.
America America...
unn'e' unn'e' 'u ti' cori,
'un nn'havi mancu l'ummira
'stu tu guvirnaturi. [...]
America, America...
dicisti No! a lu munnu.
America America...
ora tuccasti 'u funnu!
(F. Trincale, Storia di 'O Dell)

 
Altre volte l'intento e' quello di riazzerare, con una poesia che si fa pura cronaca, il giudizio morale o le versioni troppo consuetudinarie di una vicenda. Lo scoppio della camera iperbarica al Galeazzi di Milano per Trincale diventa pretesto per denunciare un sistema sanitario inefficiente, strumento nelle mani dei nazisti del duemila: i medici dirigenti, ora amareggiati e smarriti davanti le telecamere, come le ville megagalattiche, con le cliniche private e convenzionate con gli elogi al signor Poggi, quello del tanto piu' tanto mi da' tantoÈ, Çdel profitto benedetto e santoÈ. Anche mentre ricapitola le tappe che portarono pochi mesi fa all'assassinio di Gianni Versace - lo stilista che un lontano di' / dalla sua Calabria parti' - la cronaca di Trincale e di tanti altri poeti-cantastorie del Sud consente a chi l'ascolta di ri-flettere o, direbbe Buttitta, di torciri la storia esplorandone, come esorta l'antropologo Geertz, quel silenzioso oltre i fatti.




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