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La mia biblioteca

di Ezio Galiano

La lettera che il prof. Nicola Siciliani de Cumis mi ha scritto, subito dopo aver visto "Al di la' delle tenebre" di Mario Foglietti nel TG7 dell'8 febbraio, mi e' giunta inattesa e gradita. Mario Foglietti e' poeta e, credendo di raccontare le ore di lavoro antelucano del suo vecchio insegnante di filosofia che non vuole rassegnarsi al riposo, in realta', nel libero gioco delle luci e delle ombre, canta con le immagini delle pietre e dei muri, delle case e dei palazzi, dei vicoli e delle strade, degli orti e dei giardini di Catanzaro il suo amore per la citta'.
Nei suoi servizi televisivi ora il soggetto e' l'artista che da molti decenni vive ed opera lontano, ora e' la gente dei paesi vicini che, pur nella poverta', pratica ancora la millenaria virtu' dell'ospitalita'..., ma sempre protagonista e' Catanzaro, che egli vede, come nel caso del servizio dell'8 febbraio, addormentata nel sogno dei damaschi d'oro per la ginestra di rupe lucente al sole e per l'opera dei maestri dell'arte della seta alla "Filanda", bella nelle strade deserte di uomini e motori, nelle case e negli antichi palazzi che dai davanzali e dai balconi fioriti versano eguali profumi nella notte, nelle cancellate di ferro, battuto tra il fuoco e l'incudine, con arte e fatica dai "mastri" alle "Forge".
Nella poesia di Mario Foglietti cio' che il prof. Siciliani de Cumis coglie di me, del senso della mia vita, mi lusinga e vorrei fossero vere le risposte che egli da' alle domande che anche io, sulle orme del pastore errante, mi pongo nelle notti insonni mentre lo scanner, in un lampo di luce verde, ad ogni ritorno, trasferisce nella smisurata memoria magnetica del PC 4/5000 caratteri del libro aperto che premo sul vetro.
"Perche' sono al mondo?" "Perche' ho ancora tanta voglia di essere al mondo?"
Il prof. Siciliani de Cumis, di me, dice "cecita' come stile di vita", "progettualita' senza tempo", "dilatarsi della prospettiva ben oltre la "normalita"' del ciclo vitale". Io non trovo nel mio impegno di oggi ne' il prodigio della progettualita' di un diciottenne, ne' quello di uno stile di vita del cieco che "vede" cose che 1 non ciechi non vedono. So soltanto che l'idea di utilizzare la rete mondiale per dare gratuitamente a tutti 1 non vedenti, che vorranno fruirne, 1 testi elettronici che ho memorizzato da quando le nuove tecnologie informatiche mi hanno consentito di leggere autonomamente quei libri che nella mia lunga giornata di scuola erano rimasti ostinatamente muti alle carezze della mia mano, e' nata dal mio bisogno di pagare ai ciechi di oggi e di domani un debito. Il debito che il diciottenne, quando era stato tentato di barattare con nulla la vita che gli sembrava per sempre chiusa nel buio dei giorni senza domani, aveva contratto con1 Ciechi che, da Louis Braille ad Augusto Romagnoli, avevano saputo aprire, anche per lui, la via dell'istruzione e della cultura e la prospettiva di un dignitoso lavoro su cui fondare la famiglia. Quel debito contratto con1 Grandi Ciechi del passato ho creduto, in vecchiezza, di poter pagare istituendo la "Fondazione Ezio Galiano". La quale, con1 giornali: quotidiani, settimanali e mensili e con le opere di poesia e di arte, di critica e di letteratura, di scienze e di storia..., tutte leggibili con la sintesi vocale o il display braille, potra' aiutare, come io spero, 1 ciechi italiani ad essere cittadini sempre piu' consapevoli, lavoratori professionalmente sempre piu' preparati ed uomini sempre piu' liberi.
Il "grazie" che forse sorgera' spontaneo nel pensiero di qualche non vedente che avra' tratto giovamento negli studi, nel lavoro, nella vita dai servizi della Fondazione vorrei fosse per1 miei figli poiche' io ho pagato il mio debito, essi, con gioia, hanno accettato di dividere con l'ultima nata delle mie creature quel poco o quel tanto che mi sara' possibile lasciare di me.




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