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Costruire sulle tante esperienze positive delle amministrazioni comunali

di Antonella Bruno Ganeri (Sindaco di Paola)



La crisi dei partiti, un ceto politico non all'altezza delle problematiche, politici rinati e riadattati, movimenti politici a tempo ed a termine di incarichi ed accordi: sono tutti punti e temi che rischiano di diventare luoghi comuni.
La crisi della politica e delle istituzioni trova, comunque, importanti fondamenta in questi aspetti deteriori e deteriorati della nostra società civile.
Eppure nei nostri enti, nelle nostre istituzioni agisce da alcuni anni una figura di politico-amministratore che non ha avuto il tempo di perdersi in beghe ed accordini, che non è stato "scelto" da dirigenti e funzionari di partito: da alcuni anni agisce ed opera il Sindaco dei cittadini.
E' innegabile che la nuova legge per l'elezione del primo cittadino inizia a dare i primi frutti. Non più città sull'orlo del collasso civile, non più amministratori vittime e prede di accordi elettorali, politici e speculari.
Ha ragione Piero Bevilacqua quando sostiene che i sindaci sono in genere persone che hanno maturato una buona esperienza politica ed amministrativa che godono spesso di un largo consenso popolare .
Non credo sia il caso di ricordare il nome di alcuni sindaci calabresi, e di altre regioni di Italia, che - al di là di sigle e partiti - hanno indubbiamente operato bene e con consenso, ma i "frutti" ottenuti in piccoli centri come in grandi città stanno nascendo e sono ben visibili al Paese tutto.
La figura del nuovo sindaco, dice bene Bevilacqua, non è slegata dai partiti. I sindaci sono uomini e donne che, anche se provengono dalla cosiddetta società civile, hanno una matrice politica, un'ideologia caratterizzante e conoscono la vita sociale e politica del quotidiano. Solo così si spiega il consenso ottenuto in modo diretto dai cittadini.
Pur non volendo screditare i partiti, è indubbio che la gestione dei comuni in modo diretto da parte di questi ha creato e prodotto, in molti casi, sconcerto e disaffezione nei cittadini verso il pubblico e verso il Palazzo.
L'intuizione di un sindaco eletto dai concittadini ha probabilmente ridato fiducia alla gente, tanto invocata, citata e presa in giro per decenni.
Il modo, poi, di "gestire" il consenso è cambiato: non più i partiti a gestire i voti ed i consensi con un'opera di mediazione che purtroppo in molti casi è sfociata nell'affarismo ma con un'azione mirata alla realizzazione ed alla soddisfazione dei bisogni in modo indubbiamente più diretto ed efficace. Se con la nuova legge il sindaco è responsabile in prima persona di atti ufficiosi ed ufficiali è anche responsabile civilmente e socialmente del suo operato.
Chi parla, a questo punto, di Partito dei Sindaci è in errore. Il sindaco ha già il suo partito di appartenenza o di riferimento e l'ambito del suo agire è circoscritto alle mura della sua città. Altra cosa è la collaborazione fra sindaci ed il traguardo di un agire sinergico fra amministratori di piccoli centri come quello fra sindaci di grandi aree urbane.
La proposta di Piero Bevilacqua di affidare anche l'amministrazione di enti con aree di competenza più vaste, come le Regioni, ai Sindaci è indubbiamente provocatoria ma anche stimolante. Stimolante perché si invitano le Regioni ad agire ed operare come Comuni e Città, dove il bilancio economico e l'elettorato sono arbitri e giudici pronti a bocciare o promuovere insindacabilmente l'amministratore ed il suo operato al di là di ogni possibile mediazione studiata e realizzata fra poltrone e scrivanie.
Provocatoria perché di fronte a comuni dissestati ed arretrati soprattutto dal punto di vista civile che solo una legge, coraggiosa e rivoluzionaria per tanti aspetti, ha rimesso in carreggiata, si assiste a commedie politiche che non solo hanno stancato gli spettatori ma che hanno anche consunto i protagonisti, prede di confusione ed ansia di potere. Non si intende fare critica politica di parte se si ammette con franchezza che il tira e molla, che per mesi si è tenuto fra i banchi del Consiglio Regionale calabrese, ha offeso non solo i cittadini calabresi che di ben altro avrebbero bisogno ma gli stessi protagonisti, poco inclini ad ammettere il fallimento di alcune scelte politiche e quindi poco propensi a rimettere il loro mandato nelle mani dell'elettorato e quindi delle stesse popolazioni calabresi.
Il sindaco proposto dalla nuova legge non teme responsabilità: è pronto a ricevere un avviso di garanzia per una discarica di rifiuti che non c'è e che non si riesce a trovare, è pronto a scegliere personalmente i suoi collaboratori per meglio agire e per i quali è tenuto a rispondere, è pronto a confrontarsi con la gente dei quartieri, ed è pronto anche a dover combattere con le assenze e le insolvenze di enti più ricchi ma molto meno operosi quali le Regioni.
Il governo delle Regioni ai sindaci?
Ebbene sì. Si è d'accordo perché la provocazione deve essere raccolta sulla base di esperienze positive che tanti sindaci stanno portando a termine.
Si è d'accordo perché lo stimolo è forte ed invitante. Lo sostiene un sindaco che ha raccolto il suo paese, la sua città sull'orlo di un collasso civile e che sta vedendo, con i suoi occhi e con quelli dei suoi concittadini, lo stesso suo paese, la stessa sua città rinascere giorno dopo giorno nelle sue piazze, nelle sue vie, nei suoi quartieri, nella sua vita quotidiana.
La fiducia la si ottiene con le opere e con l'operato. La fiducia in politica la si riconquista con i fatti. Da anni, ormai, molti sindaci stanno riconquistando la fiducia della gente con la loro amministrazione. Non facciamo nomi, sarebbe un esercizio sterile e inconcludente , ma i partiti che sono e debbono rimanere sovrani nelle indicazioni dei possibili amministratori guardino, da destra a sinistra, a quanti - sindaci, assessori, presidenti di circoli, responsabili di associazioni e di quartieri - godono della fiducia della gente unicamente e semplicemente perché hanno e stanno operando bene.



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