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Guardo Ora Locale dal Nord e...

di Giulio Iannuzzi


Caro Direttore,
ho finito di leggere "Sull'identita` meridionale" e credo sia arrivato il momento per scriverti quella lettera che avrei voluto spedire ad "Ora Locale" gia` da tanto tempo: la lettera di un meridionale che vive e lavora in Settentrione, ai suoi amici che vivono in Meridione, dei quali osserva l'impegno culturale e politico.
Mi trovo nella condizione migliore , in quanto "manager" in una industria elettronica ad elevatissimo contenuto innovativo, situata nel cuore della Brianza, per ascoltare, e correre il rischio di assimilare, tutti i luoghi comuni sui limiti intrinseci della cultura meridionale, quanto meno per quel che riguarda la capacita` della nostra gente di costruire una società economicamente piu` equilibrata.
Leggendo ciò che scrivete - tu, Piero, Franco e tutti gli altri - devo confessare che ogni tanto ho la sensazione che il discorso manchi di una chiara relazione tra analisi e dimostrazione di una tesi. Come se - penso - io scrivessi un articolo tecnico in cui descrivo un metodo di misura molto buono senza dire a cosa serve o che cosa puo` rivelare.
E' in questi casi che temo di subire l'influenza di cui accennavo sopra.
Ti dico questo perché il punto di vista "nordista" risente profondamente di considerazioni di questo tipo. Non spiegarsi in proposito può rendere la comunicazione molto difficile. Ma torniamo al tuo saggio sulla identità meridionale.Vi ho trovato considerazioni molto interessanti.
Nella mia condizione, in una lettura così, si cercano argomenti, chiavi interpretative, strumenti utili ad immaginare azioni capaci di accelerare lo sviluppo socio-economico del Meridione. Oltre, naturalmente, al piacere culturale di approfondire con considerazioni innovative il proprio punto di vista su un argomento così complesso.
E` per questo che trovo molto interessante la tua analisi sulla predominanza della mentalità materna o sulla persistenza della memoria, ma ritengo notevole il discorso sulla valorizzazione dei valori comuni, specie quando lo fai sfociare verso una enunciazione di Federalismo che mi appare di respiro inusitato.
Ho detto valori comuni, e non valori comuni dei meridionali, perche` la grossa valenza della tua analisi sta nella sua applicabilita` totale, pur avendo in mente la relazione col Meridione.
Molto interessante, per quanto semplice, il passaggio tra la valorizzazione dei valori comuni e la nascita di una solidarietà che - non ricordo se lo dici, ma appare comunque implicito - diventa tanto forte da far superare quelle paure quotidiane che lasciano gli individui soli con se stessi.
La valenza dei concetti così espressi trascende la localizzazione, dà una indicazione precisa su come governare gli effetti della globalizzazione nell'interesse di tutti (qualcuno l'ha chiamata glocalizzazione), facilita la comunicazione tra popolazioni con tradizioni, culture ed, apparentemente, interessi diversi.
Mi è già capitato di utilizzare questo tipo di considerazioni in ambito di discussione politica, qui in Lombardia, in un contesto che non faceva riferimento al Meridione.
Comunque, una volta chiariti i concetti, gli interlocutori si sono sempre volentieri spostati sulla analisi, ad esempio, delle politiche della sinistra per il Meridione ed hanno riconosciuto come il Federalismo così inteso sia una strada percorribile che può trasformare i valori comuni della popolazione meridionale in strumento di crescita per tutta la collettivita` nazionale.
Una strada percorribile, ma lunga e con molte trappole, che richiede una crescita politica del Paese, per la quale tutti dobbiamo, in qualche modo continuare a lavorare.
Tu dici: "Dalla perdita di identità dei singoli cittadini, dal senso di vuoto lasciato dalla disgregazione della famiglia, della Chiesa e della comunita` dei vicini, dall'incapacita` d'identificarsi con precise istanze derivano l'apatia politica, la disaffezione verso la democrazia e la stessa scarsa, e non sufficientemente motivata, partecipazione alle competizioni elettorali".
Giusto! Ma vedi, Mario, forse c'e` qualcosa che qui e` ovvia e da noi, al Sud, lo e` un po` meno. Dipende, poi, che uso se ne fa.
Mi riferisco al fatto che, una volta individuati e rafforzati i valori comuni, bisogna individuare e perseguire obiettivi comuni. Bisogna che questi obiettivi siano chiari per ciascuno affinché ciascuno sappia ciò che serve lui faccia, e lo faccia, e che ciò che da lui ci si aspetta sia compatibile con le sue possibilità.
Guai a sottovalutare questo aspetto del problema. Il che non è esattamente nella nostra tradizione culturale.
Guai a non disporre di una fase del ragionamento in cui si riesca a "scendere" sul piano della identificazione, appunto, degli obiettivi e sul modo di attuarli.
Mi sbaglierò (il poco tempo disponible mi impedisce di essere un buon lettore), ma noi siamo un po` carenti su questo piano.
La diffusa attitudine alla imprenditorialità, il desiderio di evitare il lavoro dipendente, il non considerare il posto fisso un obiettivo, che si possono constatare in molte aree del Nord Italia, dipendono, sì ed ovviamente , dalla esistenza di opportunita` non rilevabili in Meridione, ma derivano altresì dalla generale, antica educazione a considerare il lavoro un impegno che deve realizzare, oltre che arricchire, e la competizione un ambito inevitabile che richiede il continuo miglioramento delle capacita` personali, nonché delle tecniche utilizzate nella gestione delle risorse.
Questo è un valore comune, da sempre gestito come tale, che ha generato una condizione sociale peculiare, con risvolti sia positivi che negativi. Non vedo perché ciò non debba accadere anche in Meridione, se si creano le condizioni al contorno, se si supera la diffidenza verso le istituzioni, se si accetta di approfittare del supporto che queste gia` danno a qualsiasi iniziativa imprenditoriale.
Questo processo e` in corso, a mio parere. Vi sono gia` piccoli o grandi (Catania) esempi in cui si dimostra come una interpretazione "meridionale" della imprenditorialita` puo` portare a grandi risultati. Io penso, che voi - di Ora Locale , di Meridiana etc. - stiate facendo un buon lavoro. Forse guardandolo da qui è anche difficile apprezzarlo interamente.
Credo che il vostro lavoro serva a rimettere in discussione importanti questioni mai completamente risolte e che un tale contributo ci aiuti tutti, anche lontano dal Meridione, a continuare quella bella stagione di confronto intellettuale e politico che iniziammo insieme...quanti anni fa?
Ciao a tutti,Giulio



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