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IL PENSIERO UNICO

Serge Latouche

Il pensiero unico e' il pensiero di un mondo unico, di una umanita' senz'altra prospettiva che l'apoteosi del mercato.

L'espressione pensiero unico, usata per la prima volta dal giornalista Jean-Francois Kahn, mi sembra una metafora piuttosto felice per indicare il dominio incontrastato di una concezione del mondo fondata sul piu' stretto liberalismo economico. Certo gia' da tempo si parlava di mondo unico (One world, un solo mondo); e anche se la globalizzazione non era ancora di moda, l'uniformazione planetaria e l'occidentalizzazione del mondo erano abbastanza manifeste.
L'economia capitalistica e', per definizione, mondiale. La mondializzazione senza precedenti delle imprese e dei mercati, favorita dalla diffusione dei mezzi di comunicazione e dalla diminuzione dei loro costi, aspettava la caduta del muro di Berlino per annunciare ufficialmente cio' che era latente: la trionfale ascesa della modernita'-mondo. Il pensiero unico e' il pensiero di un mondo unico, di una umanita' senza altre prospettive che l'apoteosi del mercato. La fine dell'illusione del socialismo reale ha segnato la fine di concezioni del mondo. L'economicismo e l'utilitarismo regnavano praticamente senza differenze all'Est come all'Ovest, al Nord come al Sud; ma questo fatto non veniva rilevato. Le varianti del modello si radicavano su sopravvivenze politiche e culturali incontestabili e su discutibili incroci intellettuali.
Il trionfo della societa' di mercato ha fatto svanire ogni velleita' di pluralismo. Si e' imposta l'idea che la ''raison rationelle'', unica nei suoi principi, e' commerciale in quanto calcolatrice.
La totale mercantizzazione del mondo rende incontestabili, perche' iscritti ormai nella carne viva dei popoli cosi' come nell'immaginario plasmato da due secoli di Lumi, il vangelo della competitivita', l'integralismo ultra-liberale e il dogma dell'armonia naturale degli interessi individuali. Tutto cio' malgrado l'orrore planetario che provocano la guerra economica mondiale e il saccheggio senza ritegno della natura. Questo fondamentalismo economico, gia' presente in Adam Smith, s'impone cosi' senza rivali perche' meglio corrisponde allo spirito del tempo. Esso abita l'uomo unidimensionale.
Le disfunzioni di ogni genere all'interno del sistema mondiale - disoccupazione, emarginazione, miseria materiale e ancor di piu' morale, disastri ambientali - sono e diverranno sempre di piu' insopportabili. Nell'attesa della prevedibile grande implosione, esse favoriscono l'emergere di contro-dogmi, di integralismi religiosi, di fondamentalismi etnici, piu' o meno intersecantisi con i postumi ideologici del passato e l'energia del risentimento e del rancore. Tuttavia, queste reazioni negano ma non superano il razionalismo, anzi continuano spesso ad alimentarsene. Esse non attentano veramente alla maesta' del pensiero unico, perche' non riescono ad eliminarne le radici: l'economicismo e l'utilitarismo. Solo la messa in discussione dell'impero del razionale mi sembra che possa aprire la strada a un pensiero meno intollerante e che percio' puo' essere detto pluralista. Ci sono, in effetti, piu' strade per la ricerca del "ragionevole", cosi' come c'e' una pluralita' conflittuale e insuperabile di fini ultimi.
(traduzione di Giuseppe Pierino)



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