Il pensiero unico e' il pensiero di un mondo unico, di una umanita' senz'altra prospettiva che l'apoteosi del mercato.
L'espressione pensiero
unico, usata per la prima volta dal giornalista Jean-Francois Kahn, mi
sembra una metafora piuttosto felice per indicare il dominio incontrastato
di una concezione del mondo fondata sul piu' stretto liberalismo economico.
Certo gia' da tempo si parlava di mondo unico (One world, un solo mondo);
e anche se la globalizzazione non era ancora di moda, l'uniformazione planetaria
e l'occidentalizzazione del mondo erano abbastanza manifeste.
L'economia capitalistica e', per
definizione, mondiale. La mondializzazione senza precedenti delle imprese
e dei mercati, favorita dalla diffusione dei mezzi di comunicazione e dalla
diminuzione dei loro costi, aspettava la caduta del muro di Berlino per
annunciare ufficialmente cio' che era latente: la trionfale ascesa della
modernita'-mondo. Il pensiero unico e' il pensiero di un mondo unico, di
una umanita' senza altre prospettive che l'apoteosi del mercato. La fine
dell'illusione del socialismo reale ha segnato la fine di concezioni del
mondo. L'economicismo e l'utilitarismo regnavano praticamente senza differenze all'Est come all'Ovest, al Nord come al Sud; ma questo fatto non veniva rilevato. Le varianti del modello si radicavano su sopravvivenze politiche e culturali incontestabili e su discutibili incroci intellettuali.
Il trionfo della societa' di mercato
ha fatto svanire ogni velleita' di pluralismo. Si e' imposta l'idea che la
''raison rationelle'', unica nei suoi principi, e' commerciale
in quanto calcolatrice.
La totale mercantizzazione del
mondo rende incontestabili, perche' iscritti ormai nella carne viva dei
popoli cosi' come nell'immaginario plasmato da due secoli di Lumi,
il vangelo della competitivita', l'integralismo ultra-liberale e il dogma
dell'armonia naturale degli interessi individuali. Tutto cio' malgrado l'orrore
planetario che provocano la guerra economica mondiale e il saccheggio senza
ritegno della natura. Questo fondamentalismo economico, gia' presente in
Adam Smith, s'impone cosi' senza rivali perche' meglio corrisponde allo spirito
del tempo. Esso abita l'uomo unidimensionale.
Le disfunzioni di ogni genere all'interno
del sistema mondiale - disoccupazione, emarginazione, miseria materiale
e ancor di piu' morale, disastri ambientali - sono e diverranno sempre di
piu' insopportabili. Nell'attesa della prevedibile grande implosione, esse
favoriscono l'emergere di contro-dogmi, di integralismi religiosi, di fondamentalismi
etnici, piu' o meno intersecantisi con i postumi ideologici del passato
e l'energia del risentimento e del rancore. Tuttavia, queste reazioni negano
ma non superano il razionalismo, anzi continuano spesso ad alimentarsene.
Esse non attentano veramente alla maesta' del pensiero unico, perche' non
riescono ad eliminarne le radici: l'economicismo e l'utilitarismo. Solo
la messa in discussione dell'impero del razionale mi sembra
che possa aprire la strada a un pensiero meno intollerante e che percio'
puo' essere detto pluralista. Ci sono, in effetti, piu' strade per la ricerca
del "ragionevole", cosi' come c'e' una pluralita' conflittuale e insuperabile
di fini ultimi.
(traduzione di Giuseppe Pierino)