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Gestione delle emorragie digestive in un ospedale calabrese
(1o. esempio di percorso accidentato)
di Francarlo Leone
Premessa
Chi vive in un ospedale da anni in una situazione di "trincea" (per dare risposta
ai bisogni sanitari della popolazione) è testimone del fallimento e dell'irrazionalità
del sistema (sanitario).
E' possibile, ancora oggi, migliorare l'organizzazione sanitaria della nostra regione?
La mia risposta "ccu cora" - a questa domanda - è sicuramente no!
Eppure introdurre nel nostro sistema sanitario (dalla medicina di base all'ospedale)
elementi di razionalità e di umanità è una necessità assoluta, non in termini economici
(ridurre la spesa!), ma perché solo così è possibile ridurre la mortalità, migliorare la qualità della vita dei pazienti, diminuire il fenomeno della migrazione sanitaria,
ridando credibilità alle istituzioni sanitarie pubbliche calabresi.
Sarebbe prioritario prendere atto dell'inadeguatezza dell'assetto organizzativo attuale
e cercare linee guida per un modello funzionale.
Occorre ovviamente partire dai problemi sanitari di maggiore rilevanza epidemologica
(malattie più frequenti) ed elaborare a tavolino percorsi preventivi-diagnostici
e terapeutici più efficaci.
Prefigurare un percorso ottimale per una singola patologia conduce inevitabilmente
a realizzare un modello organizzativo ed un metodo applicabile poi all'insieme dei
problemi.
Il percorso di un paziente emorragico (tra realtà e paradosso)
Come si curano oggi le emorragie digestive negli Ospedali Calabresi?
Io non ho il tempo di pormi questa domanda; faccio il chirurgo e sono spesso occupato
nel tentativo di dare risposte - quasi mai chirurgiche - a pazienti che giungono
nel mio Reparto "perdendo sangue dal tubo digerente".
Le emorragie digestive sono determinate nella maggior parte dei casi (oltre il 50%)
da erosioni gastriche e/o duodenali secondarie all'assunzione di farmaci cosiddetti
FANS (aspirina e simili) con lo scopo di controllare dolori osteoarticolari (artrosi)
cronici.
Queste emorragie hanno nell'assoluta maggioranza dei casi un decorso benigno; si arrestano
cioè spontaneamente e le lesioni sono rilevabili con un'endoscopia effettuata nelle
prime fasi del sanguinamento.
Quindi, prendendiamo in considerazione un caso tipico, quello di un adulto, il più
delle volte anziano, il più delle obeso che, per un dolore alla spalla o al ginocchio,
ha preso per bocca una o più Aspirine o Voltaren e... la mattina dopo fa la cacca
nera!
Il nostro Amico si rivolge al suo medico di base che, telefonicamente o nel suo ambulatorio,
senza visitarlo (non si pretende che possa fare un emocromo; sarebbe troppo!), compila
un modulo di ricovero urgente per melena (cacca nera). Il nostro Amico torna a casa, prepara la borsa con il pigiama, la radiolina (la TV gliela porterà qualcuno
più tardi in ospedale), passa dall'edicola a comprare la Gazzetta del Sud e la Settimana
Enigmistica, quindi si reca al Pronto Soccorso. E lì attende qualche ora in attesa di entrare nella fatiscente stanzetta disponibile, dove il medico di guardia senza
visitarlo (e non si pretende nemmeno da lui di effettuare un emocromo per verificare
se il nostro Amico ha perso o non ha perso sangue) compila un secondo modulo per
richiedere una consulenza - ovviamente chirurgica - per disporre il ricovero.
Il chirurgo disponibile (quasi sempre poco disponibile, incazzato per il superlavoro
del giorno e della notte precedente e preoccupato di non fare cazzate) senza visitarlo
o con un esame sommario "approva il ricovero".
Il nostro Amico continua a camminare per i corridoi dell'Ospedale per ritornare al
P.S., ma le stanze sono ora tutte occupate e quindi lui attende in piedi - si fuma
pure una sigaretta per lo stress - per qualche ora. E' venuto il suo turno e compila
il modulo per l'accesso nel reparto di chirurgia. In reparto i chirurghi non ci sono; sono
tutti impegnati in sala operatoria.
Il nostro Amico viene accolto dall'infermiere che lo sistema in barella (nelle ultime
24 ore sono stati ricoverati altri 4 pazienti come lui) ma finalmente effettua i
prelievi di sangue.
Sono le 5 del pomeriggio e il nostro Amico ha 14,5 di emoglobina e non ha più fatto
la cacca nera; ha una flebo in corso e sta maledettamente scomodo sulla barella troppo
stretta per la sua pancia un po' eccessiva (ma anche il suo medico curante è una
buona forchetta come lui).
Sono le otto di sera e lui ha fame, ma deve stare digiuno - l'infermiere gli ricorda
- ...di fatto è che è pure venerdì e i chirurghi continuano ad operare!
Al sabato mattina il nostro amico è un po' stanco: non ha chiuso occhio, nella barella
accanto c'è un tale che ha vomitato tutta la notte (è un terminale e non c'è molto
da fare) ed ha pure fame.
Il chirurgo in visita prescrive un clistere "esplorativo" (che risulterà negativo
per melena) ed una gastroscopia che il nostro amico non effettuerà prima del lunedì
pomeriggio. La gastroscopia è negativa.
Il martedì mattina sul tardi il nostro Amico lascia la barella ed il reparto con una
dimissione di Riferita melena, un po' sconvolto ma vivo.
Ovviamente, quello che ho cercato di raccontare, con un po' di ironia, è enfatizzato,
ma è più o meno ciò che capita a tanti uomini e donne che occupano giornalmente "posti
letto" chirurgici senza che si sappia il perché!
Ovviamente il nostro Amico doveva essere prima informato che, per l'Artrosi che ha,
il suo peso è eccessivo e che gli anti infiammatori non steroidei vanno presi con
discrezione; e poi forse poteva essere sufficiente una valutazione chimico-strumentale
(es. bioumorali ed endoscopia) in un Ambulatorio/Astanteria attiguo al Pronto Soccorso,
per poi ritornare a casa nel suo letto a due piazze...non molto comodo per la verità,
perché deve trovare i soldi per un materasso nuovo.
Quel che ha, ha le molle che vengono fuori e gli premono lì, proprio su quella spalla
che gli fa male da morire...cazzo!
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