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Il Mostro sullo Stretto

Perche' siamo contrari alla costruzione del ponte

di Osvaldo Pieroni

...ma Scilla e' atroce mostro, e sino a un Dio, che a lei si fesse, non mirerebbe in lei senza ribrezzo (Omero, Odissea, libro XII: vv.115-117) L'idea del ponte dello Stretto di Messina e' molto antica ed e' stata riproposta piu' volte nel corso di questo secolo. Ora, che il progetto di massima ha avuto l'approvazione tecnica del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, il ponte ci viene presentato come la realizzazione di un antico sogno di calabresi e siciliani. Idea grandiosa che unisce l'Italia - si torna a dire - e porta sul continente l'isola siciliana, ma porta anche l'Italia in Sicilia... e la Sicilia in Europa. Sic! Addio ferry-boat e navi traghetto, mezzi di trasporto collettivo, lenti ed intasati! In pochi minuti chiunque, individualmente, potrˆ percorrere i tre chilometri che separano le due coste di Scilla e Cariddi... Ma e' davvero cos“ difficile, scomodo, in definitiva proibitivo, attraversare lo Stretto? In realta', con il traghetto, la traversata prende al massimo un'ora, compresa la fila all'imbarco, l'arancino e il caffe' in nave. Si continua a dire che "il tempo e' denaro", e cosi' abbiamo monetizzato ogni secondo della nostra vita, fino a non sapere piu' se siamo persone o borse valori ambulanti. Ma vale davvero la pena risparmiare una mezz'ora di tempo tra Scilla e Cariddi? Con quali benefici? Con quali costi? In primo luogo dovremo dire addio a Scilla e Cariddi, mitiche e mostruose figure che rapiscono e sbranano i marinai. Il ponte poteva essere il sogno ingenuo di qualche nostro antichissimo antenato. Non mi sembra invece che possa sul serio toccare le fantasie di cosi' tanti nostri contemporanei, a parte gli interessi della Gazzetta del Sud (mi riferisco, ovviamente, al Sen. Calarco, proprietario del giornale ed alfiere, interessato, del Ponte). Eccola, invece, l'opera faraonica, simbolo non soltanto dell'Unitˆ (1860), ma simbolo della Modernita', della Onnipotenza dell'uomo, del riscatto tecnologico delle regioni meridionali. A sentire oggi i discorsi di propaganda attorno al ponte, gli aspetti monumentali e simbolici sovrastano ogni discorso ragionevole: Ottava Meraviglia del Mondo! Opera del Duemila! Si arriva poi al grottesco, se si legge il Comunicato stampa del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, chiamato ad esprimere il parere tecnico-amministrativo: il ponte viene definito come "l'opera piu' importante che l'ingegno umano abbia mai concepito per servire il pianeta terra"! Retorica barocca a parte, un simile pensiero potrebbe essere definito da un serio psichiatra come sintomo di patologia grave, una compresenza di delirio di onnipotenza e di pensiero magico-infantile. Considerazioni serie su questo progetto dovrebbero tener conto di molteplici aspetti, tra loro interrelati: il fattore ecologico-ambientale, il fattore socio-economico, il fattore culturale e, non ultimi, problemi politici e di diritto che vanno ben al di la' di una legge del 1971 (n.1158 del 17.12.71: "Costituzione di un impresa a partecipazione pubblica - Iri - per la realizzazione di un collegamento ferroviario e viario e di altri servizi pubblici tra la Sicilia e la Calabria"). Si consideri che questa legge e' anteriore di 15 anni rispetto alla Direttiva Cee (337/85) che introduce nei paesi europei la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale, alla legge 109/94 ("legge Merloni") ed alla istituzione del Ministero dell'Ambiente (art.6 l. 349/86 e DPCM 377/88), che quella direttiva recepiscono. In base ai principi contenuti in queste ultime, i progetti di massima, come quello del ponte, possono essere utilmente corretti, ridotti, ripensati o addirittura abbandonati. Ma veniamo ad alcuni aspetti pratici di questa "imponente opera". La spesa e' enorme. Si preventivano oggi - con il progetto di massima - 7.200 miliardi. Soltanto cinque anni fa la spesa era stata fissata a 6.400 miliardi. Dunque i costi sembrano crescere di oltre 150 miliardi l'anno e se sul serio il ponte si farˆ ci vorranno almeno altri 15 anni. Ma gia' ora si parla di 10 mila miliardi. Si consideri, per avere un'idea di questa grandezza finanziaria, che i dodici patti territoriali per il Mezzogiorno approvati recentemente dal CIPE assommano a 1.245 miliardi di investimento e prevedono un incremento occupazionale di 7.040 unitˆ. E' chiaro che la Societa' dello Stretto (Spa, formata da Iri con il 51% e, rispettivamente con il 12,5% da Anas, Fs, Regioni Sicilia e Calabria) non pu˜ sostenere una simile mastodontica spesa. Si sta cercando allora la via del project-financing sui mercati internazionali. Commenta il Sole 24 ore: ... si tratta di una soluzione che finora in Italia ha prodotto scarsi risultati (11.10.97). E tuttavia si continua a dire che la spesa non graverˆ per una lira sui contribuenti italiani. Non serve la giustificazione che non si tratta interamente di capitali italiani, poiche' in ogni caso non sono soldi regalati e, quand'anche lo fossero, resta la domanda: perche' bisogna spendere circa 10 mila miliardi per un unico investimento che, sia pur sostenuto da improbabili privati, e' di interesse pubblico? Il ponte non e' moderno. E' indietro sulla realtˆ attuale di almeno venti anni e qualora venisse davvero terminato sarˆ un'opera vecchia ed inutile: stiamo andando verso progetti di demotorizzazione, stiamo tornando ad utilizzare il mare e le vie fluviali, stiamo andando verso fonti di energia alternative e rinnovabili, verso una mobilita' diversa, le stesse scienze delle costruzioni si interrogano sulla utilita'" e sulla durata del cemento e ci si spaccia come moderno un mastodontico nastro di cemento, acciaio e asfalto per automobili! Dodici corsie autostradali! 90 mila automezzi al giorno! 328.000 m. cubi di acciaio e 78.000 m. cubi di cemento. Tra i paesi industrializzati siamo quello che detiene il record anacronistico del trasporto su gomma (camions e Tir): il ponte ci aiutera' a restare fanalino di coda di questa graduatoria. Non ci si venga a dire che ci passa anche il treno (in effetti sono previsti due binari) quando da Palermo a Messina esiste un unico binario. E' stato calcolato che con il ponte si risparmierebbe un'ora di tempo. In ogni caso - e questo non viene detto - spesso il ponte dovrˆ restare chiuso (come del resto avviene su ponti simili, a campata unica) a causa delle oscillazioni provocate dai venti. Forse non si sa che, raddoppiando il binario ferroviario da Palermo al continente di ore se ne risparmierebbero due. Con la realizzazione del Porto di Gioia Tauro, che, a pochi chilometri dallo Stretto di Messina, sta diventando il centro mediterraneo piu' importante degli scambi via container, non si potrebbe pensare alla piu' economica e razionale soluzione del trasporto di merci per mare? In tal modo si libererebbero sul serio le cittˆ di Villa San Giovanni e di Messina dall'intasamento dei Tir. I posti di lavoro: il ponte porterˆ lavoro. Pur di avere posti siamo disposti a tutto. E dunque, ecco il ricatto. In realtˆ si tratterˆ, come al solito, di lavori a termine per la fase di cantiere, 2.500 posti a tempo determinato nella costruzione e, si aggiunge, altri 4.500 nell'indotto. Ed in ogni caso il rapporto investimento/posti di lavoro e' davvero sproporzionato. Oltre un miliardo per posto di lavoro a termine! L'ambiente. Nessuna seria valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) potrebbe dare l'ok al ponte. Purtroppo le VIA nel nostro Paese o non sono serie o, addirittura, non sono previste. E, in ogni caso, il nostro paese detiene il record delle denunce, delle interrogazioni, dei ricorsi sulla violazione delle normative Cee. Fino ad ora nessuno ha fornito informazioni circa lo studio di impatto ambientale (che va ben oltre le ricerche preliminari di eolica, geotecnica e geosismica). Com'e' tipico di una cultura tecnicistica e meccanicistica, il discorso viene rovesciato: non e' l'opera che deve essere compatibile con la complessitˆ ambientale, ma e' l'ambiente - semplificato al massimo - che deve essere adattato all'opera. Ed ancora: con quale faccia chi sin qui ha sostenuto l'avvenire della Calabria turistica, ecologica, paesaggistica ed in questo ha speso miliardi in pubblicitˆ potra' di nuovo presentarsi a sostenere simili argomenti? Il presidente della regione Calabria arriva ad ipotizzare 40-50 mila posti di lavoro stabili nell'indotto turistico-commerciale e milioni di turisti che arriveranno in riva allo stretto per ammirare... il ponte. A nostro modesto avviso, senza entrare nel merito di cifre francamente iperboliche, il presidente Nistic˜ ha ragione: una volta che il colosso d'acciaio sarˆ in piedi non ci sarˆ piu' alcuna ragione per il turista di scendere tra Scilla e Cariddi per ammirare il paesaggio di Ulisse (cancellato), il tramonto sullo stretto, i villaggi di Scilla, con il Castello e Chianalea, la piccola Venezia dei pescatori, Ganzirri, e le sue antiche, lunghe barche. Non ci sarˆ ragione per scendere a visitare la costa dei Bronzi di Riace ed il Museo di Reggio, il mare della Costa Viola, tra i piu' ricchi del Mediterraneo per la fauna ittica. Immaginatevi, dunque, milioni di turisti che vengono per vedere un ponte di tre chilometri (che non brilla certo per l'originalitˆ del disegno, dato che ce ne sono altri cinque con il medesimo profilo) e centinaia di alberghi sorti appositamente per ospitarli (cos“ si cementifica anche quel poco di costa verde che ancora resta). A pochi chilometri dallo Stretto, all'altezza di Bagnara, l'autostrada passa sul ponte piu' alto d'Europa: non solo alcun turista e' mai venuto appositamente a vederlo, ma molti ne lamentano la violenta bruttezza e gli automobilisti ne sperimentano la scarsa funzionalita'. Addio Scilla, addio Ganzirri! Snodi autostradali, costoni di cemento e ferro arrugginito, sbancamenti e parcheggi vi nasconderanno (se va bene) o vi cancelleranno. Il ponte - e' scritto nel progetto - durera' duecento anni e dunque per quell'epoca bisognera' averne sostituito ogni pezzo. In realta' sara' allora un eterno cantiere, una miniera d'oro per le multinazionali dell'acciaio (come la Bethlem Steel Corporation, ad esempio) e per le "multinazionali" del cemento (come la 'ndrangheta, magari italo-americana). E' davvero possibile che un nastro di oltre tre km, che fa scorrere generatori di ossido di carbonio e scorie, non generi un impatto negativo modificando le correnti d'aria, la stessa qualitˆ dell'aria, il flusso delle correnti marine? E' davvero possibile che non vi sia alcun impatto sugli ecosistemi giu' compromessi e sulla fauna giˆ ridotta? Si pensi poi agli effetti cumulativi, che si aggiungono al degrado gia' avanzato dell'area, ed all'insieme delle opere di contorno al ponte, ai detriti ed alle scorie della lunghissima fase di cantiere, agli inevitabili incidenti e cosi' via. Un impatto ambientale significativo e' anche un impatto socio-culturale, un impatto che cancella importanti esempi di epoche storiche o che finisce per ridurne l'importanza. Qui lo stravolgimento dell'esperienza storica e la distruzione paesaggistica della costa sono evidenti e clamorose. Qui la cancellazione della memoria e dei segni che possono farla durare presso i giovani e' micidiale. Piuttosto che proteggere e valorizzare un patrimonio che e' dell'umanitˆ, dall'epoca di Omero, ci si lancia in un autonomismo localistico da far invidia a Bossi. Guttuso, che pure era siciliano, veniva per molti mesi all'anno a Scilla per disegnare i suoi pescatori, le barche, le case ed il paesaggio del Sud. Ve lo immaginate un altro pittore, magari post-moderno quanto volete, che viene per raffigurare il ponte? Al massimo potranno arrivare hip-hoppers e bombolette spray per graffitare il cemento dei torrioni: ma ovviamente ci sarˆ la polizia a cacciarli! Da dove verra' tutto il cemento necessario a costruire il ponte? Chi gestisce in quest'area il mercato delle attivita' estrattive, del cemento, delle costruzioni e degli appalti? Alcuni nomi che agiscono in questi settori: Mammoliti (Gioia Tauro), Mazzaferro (Gioia Tauro), Iamonte (Melito Porto Salvo), Barreca (Pellaro), Pesce (Gioia Tauro-Taurianova), Pisano (Taurianova), Piromalli (Gioia Tauro), Serraino, Viola, Zagari (Roccaforte del Greco), Fazzolari, Albanesi (Molocchio), tra gli altri, solo in provincia di Reggio. In realta' si tratta di clan mafiosi i cui nomi inquinano il ciclo del cemento descritto da Giovanni Falcone.

La mostruosita' della mitica Scilla e la malignita'di Cariddi saranno superate dal nuovo Mostro del Terzo Millennio. Ulisse e' avvertito: mai piu' incontro ti verran le belle spiagge della Trinacria isola, dove pasce ilgreggedelSol...(Omero, Odissea, XII, vv. 164-166)



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