di Nicola Marcantonio
"E' miope colui che vede solo il sentiero su cui cammina e solo il numero a cui si appoggia".
Questa significativa frase di K. Gibran si può facilmente adattare e fungere da stimolo per cercare nuove strade per combattere la crisi occupazionale che investe ormai da tempo il nostro Paese e, in modo particolare, il Mezzogiorno.
Nel secolo XIX, diceva L.C. Thurow, esistevano quattro modi per fare grande un Paese, per aumentare il tenore di vita dei suoi cittadini e per accrescere la competitività dell'industria. Il successo andava a chi disponeva di risorse naturali, estese dotazioni di impianti e macchinari, migliori tecnologie e superiori professionalità rispetto si concorrenti.
Alle soglie del duemila le risorse umane sono sostanzialmente uscite dall'equazione competitiva mentre diviene sempre più difficile fare leva sulla dotazione di impianti e la tecnologia vive di alti e bassi. La professionalità rimane, dunque, la variabile strategica fondamentale ai fini della competitività e quindi della possibilità di trovare un lavoro. La professionalità va, però, a mio avviso, di pari passo con la formazione che è l'elemento tetragono di un individuo e che potrebbe essere uno dei famosi "sentieri" per cercare di arginare, almeno in parte, il problema della disoccupazione. Una formazione che sappia, prima di tutto, agire sui profili professionali già esistenti (riqualificazione) e contemporaneamente sui profili professionali nuovi ed emergenti (qualificazione) che certamente non si acquisiscono con i corsi di formazione finanziati dalla CEE e gestiti dalla Regione, i quali risultano essere solo un pretesto per sprecare enormi quantità di soldi, favorendo solo poche categorie di persone a discapito della massa che si dovrà accontentare del palliativo o delle briciole, per poi ritornare nella situazione iniziale di disoccupazione. Queste somme di denaro, secondo me, potrebbero essere utilizzate, insieme ad altri fondi, per realizzare strutture e/o incentivare le imprese già operanti a formare nuove figure professionali per poi, se ci saranno le condizioni, inserire nel proprio organico anche attraverso la flessibilità dell'orario di lavoro, visto che costituisce, insieme agli strumenti formativi, uno degli elementi chiave delle strategie della Comunità Europea fino al duemila, (si sostiene, infatti, che l'Europa debba oggi garantire all'individuo una formazione professionale continua).
In conclusione, quindi, il nucleo centrale per cercare di risolvere il problema potrebbe essere costituito dalla competenza e dall'abilità professionale e risulta chiaro, inoltre, che la formazione diventa uno strumento imprescindibile per sostenere i lavori e soprattutto gli aspiranti nel percorso "attraverso" il lavoro.