di Luigi Marrello
La Sinistra deve recuperare una sua storica peculiarità, potrei dire qualità: quella
cioè di proporre iniziative e svolgere lavoro politico senza doversi appiattire sulle
scadenze elettorali, che se pur appuntamenti importanti e frequenti finirebbero per
svilirne idealità e contenuti. Una Sinistra "timida" e "calcolatrice" non rende un
buon servizio né a se stessa né alla coalizione, né soprattutto al paese; guardare
al "centro" non significa necessariamente appropriarsi delle politiche di centro;
ne sortirebbe, infatti, non soltanto una pericolosa confusione su "chi si occupa di cosa",
ma soprattutto la perdita di punti di riferimento tradizionali da parte dei cittadini
(o se volete militanti) sempre più disorientati, ma anche della capacità di fascinare
e di interessare le nuove generazioni.
Vi è un tentativo di svuotamento della sinistra da parte della destra (volgare è l'annunciato
desiderio di riscrivere e rivisitare la storia di questo paese nel caso in cui il
centro-destra governerà), nei confronti del quale la sinistra non può opporre una generica voglia di vincere. Io invece ritengo che la soluzione, ancorché non originale,
sia quella di ripartire da programmi contenuti e tensioni nette. Così facendo si
eliminerebbe, anche il rischio di apparire omologhi, di dire e di voler fare tutto
sommato le stesse cose: che è rischio per la sinistra, ma che è tornaconto e comodità
elettorale per una destra senza idee. Registriamo, infatti, sui temi della globalizzazione
e sul mai sufficiente dibattito della distribuzione delle risorse inconcepibili ritardi, e la mancata consapevolezza che non solo sono elementi di forte differenziazione
fra opposti schieramenti, ma che costituiranno le opzioni dei prossimi decenni su
scala planetaria. La Sinistra calabrese non può, a mio giudizio, chiamarsi fuori
da questa riflessione, anzi, la Calabria, che oltre ai suoi ritardi storici ne registra
di nuovi e forse più perniciosi, la deve far propria. Una continua aggressione del
territorio (nostra grande risorsa), avviene con la connivenza di amministratori e
politici poco innamorati della loro terra, e moderni inquinamenti ambientali si stratificano
su vecchi inquinamenti mai risolti. E' grave che l'Amministrazione Regionale si autoconsegni
alle vecchie politiche delle grandi opere pubbliche, forse perché soddisfano alcune manie di protagonismo. La dichiarata, ansiosa voglia di costruire il ponte
sullo Stretto tradisce più i connotati dei records e dei primati, piuttosto che quelli
della soluzione dei problemi della viabilità, che, a mio giudizio, si risolvono con
il recupero e la messa in sicurezza del nostro sistema viario. La costruzione del ponte
devasterebbe una zona dalla incomparabile bellezza con benefici nulli per la Calabria
(per non parlare dei rischi di natura tecnica). Io ritengo che la vera occasione
da non perdere sia la non costruzione del ponte, e mi auguro che tutta la sinistra si
riconosca in questa posizione. Oggi la Calabria appare segnata dal dissesto idrogeologico;
la mancanza di politiche preventive ci obbliga a destinare cospicui fondi (penso
ad Agenda 2000) in direzione del ripristino di luoghi che si mostrano devastati e insicuri.
Il mondo degli emarginati, dell'handicap, delle povertà, delle debolezze, dei poco
rappresentati deve essere interesse centrale della sinistra e dei verdi. Sì, anche
dei verdi che nel loro processo costituente, che porterà in Italia e in Calabria alla
nascita di un nuovo soggetto politico, devono, e sono sicuro che lo faranno, dare
respiro più lungo e più ampio ai temi dell'ecologia. L'ecologia costituirà una nuova
e rivoluzionaria stagione ed i temi ad essa legati devono perdere una asfittica genericità
nella quale spesso i verdi stessi li hanno costretti. I verdi, che senza dubbio,
hanno il merito di avere permeato la società ad una nuova sensibilità devono oggi
abbandonare atteggiamenti minimalisti per porre in termini politici veri, questioni non
più rimandabili. I verdi calabresi consci della delicatezza di questo passaggio storico
e politico, intendono partecipare come forza della sinistra alla costruzione di un
progetto politico innovativo, ma che non può perdere confini e radici; personalmente,
come segretario regionale della Federazione dei Verdi, spero che l'appuntamento elettorale
non infici tutto questo e che tutti capiscano che il senso di responsabilità pretende che agli interessi generali vengano sacrificati irragionevoli questioni personali.