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Gli attacchi di Fujimori

di José Luis Balcàrsel Ordonez

tradotto da Maria Lida Mollo



C'era una volta, o varie volte in Perù un Presidente, che recò molti danni, ingannò tutti, a turno, e molti lo corteggiarono dentro e fuori dal suo paese. Egli finì con l'esasperare i più, intrappolato da consigli e manovre sporche, sempre da lui condivise, o conferendo consenso a tutto ciò che proveniva dal suo assessore principale. Vladimiro Montesinos era un militare escluso, all'inizio, dai suoi stessi commilitoni perché corrotto ; proprio questa sua condotta sembra sia stata la principale ragione per cui il Presidente lo mise al suo fianco, con tutta la sua fiducia per approfondire la corruzione nella maniera più grande. L'esibizione televisiva di un atto volgare e crudo di corruzione nei confronti di un parlamentare condusse l'assessore di Fujimori alla propria fine. Il Presidente, infatti, si vide costretto a sostituirlo. L'inganno di Fujimori iniziò con la sua stessa presenza. Mai nessuno potrà giungere a sapere se Fujimori si sia candidato per contrapporsi in tutto e per tutto al candidato Vargas Llosa o per apparire difensore della legalità, ingannando se stesso e pensando così di superare l'immaginazione propria di uno scrittore. La verità è che Fujimori si presentò esibendosi nella campagna elettorale, la prima, come difensore degli interessi popolari, disposto a ottenere il benessere dei bisognosi e il recupero, nel contempo, della tranquillità generale minata dall'abbondanza di povertà, dalla rovina economica e dall'inflazione in aumento costante. Soprattutto, mise l'enfasi propagandistica a suo appoggio facendo contrastare le sue posizioni con quelle del neoliberismo di cui era accusato Vargas Llosa. In questo modo, Fujimori apparve pubblicamente come colui che voleva costruire uno Stato che potesse cercare e trovare modi di benessere generale, contrapponendosi ai rischi che può portare l'assolutizzazione del libero mercato della concorrenza, dal quale sempre escono perdenti i meno abbienti. Fujimori vinse le elezioni. Considerò e classificò i seguaci di Vargas Llosa in qualità di acerrimi nemici e non di avversari politici. In modo tale da scatenare un terribile odio verso di loro - e verso tutto ciò che potesse rientrare in un quadro politico normale di opposizione - che si sarebbe esteso contro gli "apristas" e contro qualsiasi altra forza che non rientrasse nel fujimorismo. Per porre rimedio alla caotica situazione in cui il governo dell'aprista Allan Garcìa aveva lasciato il Perù, Fujimori avrebbe iniziato a governare conforme al fatidico ricettario del FMI, dimenticando i progetti e le promesse fatte nella campagna elettorale. Ebbero così inizio gli attacchi di Fujimori denominate misure di risanamento, ovvero necessarie misure di shock : tagli nel pubblico impiego - il Perù si riempie di disoccupati - , congelamento dei salari dei lavoratori, espansione della povertà. In compenso si ottenne la stabilizzazione dei prezzi e la riduzione dell'inflazione dal 100% al 15%. Tutti soddisfatti, tranne coloro che erano stati colpiti dalle misure di risanamento : la grande maggioranza. Tuttavia, in questo modo si riuscivano a coprire i deficit fiscali e la bilancia dei pagamenti. Iniziava così un buon governo per gli organismi internazionali, soprattutto, quando gli attacchi furono indirizzati contro il movimento clandestino terrorista Sendero Luminoso con conseguenze estese non soltanto a settori sociali attigui, nonostante non avessero alcun rapporto con questo contingente armato. Contro lo stesso vennero mosse azioni di prevenzione che cercassero di impedire, secondo le dottrine militari antisovversive, che i poveri potessero richiedere appoggio diretto a Sendero Luminoso. In questo modo alle misure di risanamento si aggiungeva che la lotta contro la sovversione colpiva vasti strati della popolazione formati da poveri e impoveriti. La situazione politica nazionale divenne difficile e complessa. Soprattutto, perché in seno al Congresso si manifestarono tendenze contrarie alle misure economiche e sociali adottate. Inoltre, vi furono rappresentanti che criticarono le misure avviate all'eliminazione della sovversione armata, perché considerate eccessi dell'esercito e del Presidente. In effetti, molte di quelle misure si erano trasformate in ripetute violazioni dei più elementari diritti umani. Altre misure che il Presidente cercava di introdurre, come quelle che riguardavano le privatizzazioni, divennero oggetto di resistenza e ripudio generalizzati. Fujimori decise, allora, di disfarsi di qualsiasi contrappeso politico, distruggendo gli equilibri funzionali alla democrazia, quella stessa democrazia che aveva così enfaticamente promesso di far funzionare durante la campagna elettorale. Con la facile accusa di corrotto che a chiunque attribuiscono coloro che sono in procinto di lanciarsi nell'impresa di controllare gli ambiti della corruzione e con l'appoggio dell'esercito mise in scena un autogolpe che in gergo teorico politico prende il nome di colpo tecnico di Stato, il quale divenne concreto con la soppressione del Parlamento, con la dissoluzione dell'organo giudiziario e la separazione dei suoi membri ad ogni livello della scala gerarchica. Continuavano gli attacchi di Fujimori. Introdusse misure di "pulizia istituzionale" amministrativa, naturalmente secondo il suo parere. Intraprendeva in questo modo la scomposizione del dichiarato Stato di diritto, dal momento che col pretesto argomentativo di combattere la corruzione cercava di frantumare il potere dell'autorità condivisa, degli organi legislativi e giudiziari allo scopo di portare <> l'autoritarismo del potere esecutivo presidenziale, sovrapponendolo come dittatura al di sopra dei suddetti organi anche quando fossero stati designati altri componenti. In questo modo si aprì la via a qualsiasi altra misura che ampliasse e intensificasse la realizzazione del neoliberismo già avviato. Esisteva un pieno Stato di diritto, debitamente appoggiato dall'esercito, nel quale avrebbe acquistato sempre più importanza in Sistema di Intelligenza Nazionale, il temibile SIN, col quale Vladimiro Montesinos sarebbe diventato figura pari al Presidente, suo compartecipe nel generare, condividere, approfondire ed estendere la corruzione. Una delle misure più scandalose è stata la privatizzazione della linea telefonica nazionale, offerta ad imprenditori che erano già in possesso della maggioranza dei mezzi di comunicazione e che divennero fedeli seguaci della politica di Fujimori. Naturalmente tutto in appoggio della democrazia autoritaria ed agente come dittatura. In questo contesto avrebbe agito il comando dei Tupac Amaro, che prese d'assalto l'ambasciata giapponese mentre si celebrava un ricevimento che riuniva il corpo diplomatico ed altri invitati vicini al governo fujimorista. La confusione nasceva dal fatto di credere che con la fortunata repressione dei senderistas - che tribunali anonimi avevano condannato all'ergastolo ad esibito incatenati ed ingabbiati in carceri di alta sicurezza, in totale isolamento - era stata eliminata la loro organizzazione terrorista e la possibilità di qualsiasi altro movimento armato, ma all'improvviso apparvero i Tupac Amaro. Tuttavia, il nuovo sconvolgimento scomparve in seguito all'attacco col quale le forze di èlite dell'esercito liquidarono il comando nella sua totalità. Fujimori - in realtà il cervello operativo di tutta l'attività governativa era Montesinos - apparve trionfante in televisione come un eroe di guerra. In realtà si trattò di un prosaico attacco che prese di sorpresa il comando che assaliva l'ambasciata, in un momento in cui i componenti dello stesso riposavano disarmati. Guerra ci fu invece tra Perù ed Ecuador per vecchi problemi di frontiera, per la cui soluzione il Presidente dell'Ecuador, Borja aveva suggerito la mediazione papale, che Fujimori rifiutò. Duran, il Presidente che successe a Borja, accettò le pressioni di Fujimori e ricorse alle armi. Da questa guerra militarmente uscì perdente l'esercito peruviano a causa della corruzione copiosamente estesa. L'Ecuador aveva investito intorno ai 1500 milioni di dollari in questa contesa. Questo investimento l'avrebbe lasciato in bancarotta. I governi di Mahuad e Novoa credettero di poter superare la crisi impiantando il dollaro come moneta ufficiale, che ormai circola per vergogna nazionale. Per poter essere Presidente una terza volta, Fujimori dovette forzare un'altra riforma costituzionale che glielo consentisse. Contro tutte le interpretazioni sfavorevoli per ottenerla, tra corruzioni a base di tangenti, minacce ed intimidazioni, nuovamente riuscì a dominare l'ambiente e la situazione. Gli osservatori nazionali ed internazionali denunciarono la frode. La maggioranza votò contro Fujimori a favore di Alejandro Toledo. Tuttavia il trionfo fu conferito a Fujimori nella prima tornata. Disaccordi e proteste da tutte le parti, alle quali partecipò anche il governo statunitense, nonostante esso avesse precedentemente dato consenso e appoggio a Fujimori. Una seconda tornata elettorale divenne necessaria, a causa dell'insufficiente maggioranza attribuita a Fujimori. Questi vinse ancora, senza candidato oppositore, dal momento che Toledo si era ritirato dalla contesa per non accettare una nuova evidente frode. Le mobilitazioni di protesta furono immediate in Perù. Contro queste, agirono misteriose "forze" - che l'opinione pubblica attribuì a gente armata da Montesinos - e che provocarono incendi di palazzi e la morte di numerosi cittadini. Ciò fu fatto affinché Fujimori prendesse nuovamente possesso della presidenza. Inoltre per non avere problemi in seno al Congresso, Fujimori e Montesinos ricorsero alla corruzione degli oppositori. L'esibizione televisiva di un video che mostra Montesinos corrompere con un mazzo di banconote (15000 dollari) un altro congressista, che a sua volta compare mentre firma una ricevuta, costrinse Fujimori a dichiarare, sempre attraverso la televisione, che avrebbe convocato a breve nuove elezioni, richiesta che l'opposizione aveva preteso prima e dopo l'ultima "matanza" e che egli si permise di ignorare. Fujimori chiarì che le nuove elezioni sarebbero state "pulite" e che egli non vi avrebbe partecipato. L'incidente dello scandaloso video e l'obbligata chiamata a nuove elezioni avvennero contemporaneamente a una visita che Toledo faceva a Washington. L'esercito intanto aveva dichiarato di voler appoggiare Fujimori nel tempo che gli rimane di presidenza - fino a marzo 2001 - . Parallelamente si parlava di un possibile colpo di Stato da parte di frazioni scontente dell'esercito. I congressisti oppositori si erano ritirati dall'organismo fintanto che Montesinos non fosse stato catturato e giudicato per i diversi crimini commessi, tra i quali molteplici assassini. Fujimori, intanto, portò a termine varie visite, all'alba, all'alto comando dell'esercito riunito nel suo quartiere generale. Tutto sarebbe diventato chiaro quando si seppe che in quel luogo l'alto comando dell'esercito proteggeva Montesinos che poi sarebbe uscito protetto in cerca di asilo a Panamà, aiutato dal governo degli Stati Uniti. The Washington Post ha dichiarato che Montesinos lavora come agente della Cia, il che si spiega da sé. La gestione congiunta di Fujimori e Montesinos nell'esercizio del potere per dieci anni resta sintetizzata nei cartelli coi quali i peruviani hanno riempito ogni luogo possibile : "socios sucios".



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