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Il ritorno del padre da giovane


A Franco Santopolo

Carissimo,
oggi che tuo padre riposa in pace nel cimitero di Catanzaro, permettimi di riparlartene ancora, a voce un po' più alta: ma la circostanza triste e nondimeno lieta, che ti ha riguardato alcune settimane fa personalmente, è di quelle davvero straordinarie che vanno vissute non da soli ma assieme agli amici di lungo corso; e, se io riprendo a dirtene adesso su Ora Locale , è perché vedo grande la sproporzione che c'è, tra la complessità umana dell'accadimento, ed i riscontri che oggettivamente sono riuscito a cogliere all'esterno. Eppure, Giancarlo Del Re, su Il Messaggero del 21 novembre u.s., ha trattato la vicenda con delicatezza, sottolineandone gli aspetti toccanti: L'ultimo saluto a quei 157 giovani di 55 anni fa "tornati" dalla Russia. Tra loro, tuo padre. Ma è stato un funerale collettivo senza lacrime né gramaglie, senza lutto, senza dolore, perché è passato più di mezzo secolo da quella tragedia e il tempo ha finito per cancellare tutto, anche la massima parte delle persone che a quell'epoca soffrirono la perdita di un figlio, di un fratello, di un marito . Come è successo a Tito Binacaniello, anche lui solo un bambino quando il padre Agostino morì in Russia nel 1942 all'età di 32 anni, rimpatriato ora in una piccola bara a Montella di Avellino. Però Tito non ce l'ha fatta ad aspettare; è morto un paio d'anni fa, lasciando a sua volta un figlio, un altro Agostino, a ricevere i resti del nonno, e a raccontare la loro storia: Quando è arrivata al notizia che lo avevano trovato lui voleva partire per andare a prenderlo di persona e portarlo nel nostro piccolo cimitero. Per tanti anni nessuno aveva mai potuto recitare una preghiera né accendere un lumino o portare fiori sulla sua tomba: mio padre lo desiderava tanto, aveva anche fatto il passaporto per andare in Russia, ma purtroppo c'è voluto molto tempo per avere il permesso ed è morto due anni fa mentre ancora aspettava quel giorno (in Paolo Grimaldi, Ora potrà riposare nella sua terra, Cronaca Vera , 9 dicembre 1998).
Anche un altro quotidiano a diffusione nazionale, il Giornale del 22 novembre, ha dato una breve cronaca (fotografia più didascalia); e s'è soffermato come Il Messaggero sulla partecipazione al rito di Santa Maria degli Angeli, in Piazza della Repubblica a Roma di monsignor Pintonello, che all'epoca della guerra era cappellano militare . Così Del Re: "Forse fu lui a benedire quei ragazzi e le loro armi, quando partirono per andare a uccidere e farsi ammazzare. Assoluzione superflua, veniva fatto di pensare, perché morirono a vent'anni, puri, ingenui e sottomessi come poteva essere un ventenne dell'epoca, moralmente convinti di essere nel giusto, e percio', dalla neve insaguinata della steppa, dovettero salire immediatamente in paradiso. E se qualcuno, magari il piu' simpatico, fini' in purgatorio, dopo cinquantacinque anni, dovrebbe ora essere in procinto di raggiungere i commilitoni". Non so di tuo padre, Franco, che tipo fosse; certo e' pero' che mi intriga il pensiero della sua eta' giovane; e questo fatto mi fa accettare con minori problemi il dato autobiografico che mi si viene ormai consolidando, e cioè il fatto di avere io la stessa età ormai di mio padre, quando se ne è andato nel '72. Rivedo tuttavia in lui una persona anziana, benché fosse ancora relativamente giovane. Tu, invece, che cosa ricordi? Probabilmente una specie di altro tuo figliolo, più giovane dei tuoi stessi figli adesso. E' la vita, che qualche volta vaccina in anticipo dalle nostre sicurezze esistenziali, dalla stessa idea di progressività della vita, dalla certezza assoluta di direzione, di "senso".
Basta così. Ma l'episodio che ti appartiene, deve pur avere in se stesso una sua maieutica "altra"; se, quanto a me, mi ha stimolato a ricercare e a rileggere vecchie pagine di Giulio Bedeschi e di Mario Rigoni Stern; mi ha spinto ad andare ancora più indietro nel tempo, e a ripensare alle migliaia di soldati italiani che già con la I guerra mondiale andarono in Russia a combattere l'Armata rossa... Ma ho finito, con più gusto col riprendere in mano la storia di "Ivan" e della sua "infanzia": il film di Andrej A. Tarkovskij e, prima, il racconto di Vladimir O. Bogomolov. La storia, più che di un ragazzo, di un bambino, che tuttavia ci ha fatto in qualche modo da "padre". Le cose strane di questo mondo!
Ti abbraccio affettuosamente
Nicola Siciliani De Cumis



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