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Stimolare la cultura della proposta
di Piero Bevilacqua
Cari amici, avrei voluto partecipare
anch'io alle riunioni di impostazione e di discussione di un mensile calabrese
di politica e cultura. Dal momento che varie ragioni mi impediscono di
raggiungervi, provo a dare il mio modesto contributo per iscritto, con
il proposito, naturalmente, di non limitare a queste poche righe il mio
impegno futuro. Un giornale - come speriamo avremo modo di constatare -
non si costruisce solo con il suo progetto d'avvio, ma si arricchisce e
si fa con le idee e le esperienze che esso stesso riesce ad alimentare
via via.
Una prima, abbastanza ovvia, esortazione
che mi sentirei di fare e' quella di puntare molto sulle novita' e sull'originalita',
sia grafica che di contenuti. Si deve mostrare subito che non e' la sola
minestra meridionalista....Quindi, per la veste editoriale credo che valga
la pena perdere un po' di tempo ( ed eventualmente anche di soldi) per
fare una cosa piacevole e attraente. Si tratta di una cosa da non sottovalutare
per il successo della rivista. Per quanto riguarda i temi vorrei dire prima
di tutto che occorrerebbe pensare ad un'impostazione insolita per un periodico
meridionale: limitare al minimo l'aspetto recriminatorio, critico-rivendicativo,
ecc.. Non perche' non ci sia bisogno di critica, e radicale, non solo ovviamente
della Calabria e del Sud. ma perche' questa, a mio avviso, andrebbe sempre
accompagnata dallo sforzo di indicazione di strade alternative rispetto
all'esistente. Io credo che uno scopo generale del giornale potrebbe essere
quello di puntare a creare quella che chiamo una cultura della proposta.
Abituati - anche da una nobile tradizione di pensiero - all'analisi e alla
diagnosi impietosa della realta', manchiamo poi dell'abitudine mentale
(per l'appunto della cultura) a cercare soluzioni, a cercare di creare
consapevolmente, secondo le nostre indicazioni, la trasformazione sociale.
Mi spiego con qualche esempio. Uno dei problemi piu' gravi della nostra
regione e' sicuramente la disoccupazione. Ecco, a me piacerebbe che negli
articoli - o se lo riterrete opportuno, nella rubrica apposita - dedicati
a questo tema, molto spazio venisse dato a mostrare i casi di "uscita"
dalla disoccupazione da parte delle persone. In che modo si sono organizzate,
come fanno tanti giovani a raggranellare redditi diversi pur non avendo
un lavoro fisso, come si rimettono nel mercato del lavoro alcuni ex-disoccupati,
quali sono le esperienze di questo tipo fuori dalla Calabria e dal Mezzogiorno?
Naturalmente bisogna non dimenticare che giornalisticamente - e non solo
dal punto di vista politico - sarebbe una gran cosa lasciar parlare direttamente
i protagonisti. Come tutti sappiamo la grande inchiesta giornalistica e'
quasi scomparsa in Italia, perche' nessun giornale - e meno che mai la
TV - vuole mostrarci la realta' cosi' come essa tende a presentarsi: perche'
tutti i giornalisti oggi in circolazione vogliono solo convincerci dell'idea
che essi hanno della realta'.
Analogo discorso, io credo, si
dovrebbe tentare di fare per i problemi dell'ambiente. Ed ecco, dopo il
lavoro, un altro tema che io vorrei vedere privilegiato. Spero che potremo
parlare a lungo sull'argomento. ma lasciatemi subito dire che la sinistra
italiana ( e non solo quella) e' ancora lontanissima dall'aver compreso
( o l'ha compreso?) la portata rivoluzionaria della questione ambientale.
Ma anche qui bisogna saper proporre. Si fa una critica - e va fatta con
il coltello tra i denti - del traffico automobilistico nelle nostre citta'?
Bisogna allora sforzarsi di mostrare - calcoli, possibilissimi alla mano
- quanto si camminerebbe piu' in fretta se andassimo a piedi o in bicicletta.
Occorrerebbe in questo caso mettere insieme due tabelle statistiche, l'una
accanto all'altra: quella relativa all'aumento dei tumori al polmone negli
ultimi vent'anni, con quella delle percorrenze possibili con "veicoli"
differenti dall'automobile. naturalmente questo sforzo propositivo dovrebbe
valere per tanti altri aspetti: piantare volontariamente alberi nelle citta',
proporre un osservatorio ecologico permanente nei vari centri, che si occupi
dei rifiuti, dello smog, degli animali, della condizione del mare, ecc..
anche la questione dei parchi regionali dovrebbe avere un'attenzione prospettica
di questo tipo. A quest'ultimo proposito credo che un compito che la rivista
potrebbe assumersi e' di mostrare, con commenti appropriati - se possibile
in ogni numero - un posto artisticamente o naturalisticamente rilevante
della nostra regione, soprattutto se poco conosciuto. Otterremmo cosi'
lo scopo di far conoscere i "beni" culturali ed ambientali della regione
ad un piu' largo pubblico - oltre che calabrese -, ci legheremmo tramite
contatti personali con realta' comunali e provinciali che di volta in volta
diversi (e questo significa allargare anche la cerchia dei lettori e vale
per tutte le indagini locali) e contribuiremmo per questa via a ricostruire
un po' di identita' e di orgoglio regionale di cui la Calabria sembra aver
perduto ogni traccia.
Infine, per terminare con gli aspetti
propositivi, io troverei utile una rubrica - che non deve necessariamente
essere attiva in ogni numero - del tipo: Idee per il Sud. la penserei
come uno spazio in cui vengono raccontate esperienze positive - ad esempio
quella di molti sindaci - o proposte politiche piu' generali relative allo
sviluppo, alla disoccupazione, alla valorizzazione delle nostre risorse,
ecc.
Finisco ricordando un'ultima esigenza
che mi piacerebbe vedere soddisfatta, in qualche modo, nella rivista. A
mio parere una delle cause del deficit di democrazia che segna il Sud piu'
che le altre aree del Paese deriva dall'eseguita' e fragilita' del suo
tessuto informativo. Noi non abbiamo nessun grande giornale nazionale,
e "Il Mattino" e la "Gazzetta del Mezzogiorno" non a caso sono continuamente
in vendita. Della "Gazzetta del Sud", ovviamente, per carita' di patria
e' meglio non parlare. Ora e' chiaro che un mensile non puo' supplire alle
carenze dell'informazione quotidiana. E tuttavia esso potrebbe svolgere
una qualche utile funzione con una rubrica del tipo Dalla parte del
cittadino.Cio' si potrebbe fare in una varieta' di modi, sia raccontando
e denunciando casi di soprusi subiti, sia facendo informazione trasparente
sulle amministrazioni locali, sia informando il pubblico sui propri diritti,
sulle nuove leggi spesso ignorate dalla grandissima maggioranza delle persone.
Ma ci rendiamo conto che Paese
e' mai questo, nel quale vengono pubblicate migliaia di leggi all'anno,
talora di importanza vitale per alcuni gruppi di persone, e nessuno ne
sa nulla? Possiamo davvero pretendere che l'operaio o il pensionato si
leggano la "Gazzetta Ufficiale" quando non lo fanno neppure i giornalisti?
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