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La storia vera dei fatti di Melissa

di Anna Russano

alla maniera di Gianni Rodari
"o come si vorrebbe che fosse andata"


Scena: telo bianco fortemente illuminato da dietro, sagoma di silhouette disegnata. Animazione o attori. Treccani ed Emilio Notte seduti sul davanti della scena a destra. Voce narrante.


Gli abitanti di Melissa che abitavano in una secchiata di case gettate sul cucuzzolo di una collina un poí sgangherata, stretti stretti per dare meno fastidio possibile ai paesi un poí boriosi la' intorno, troppo spesso non avevano da mangiare e non avevano neanche i denti, dal momento che le loro bocche facevano poca ginnastica e nemmeno tutti i giorni!
Potevano guadare pero' un bel sole grosso e tondo che ogni mattina usciva dal mare di Strongoli e prima di splendere forte si faceva vedere come un bel tuorlo díuovo arancione allíorizzonte, facendo venire líacquolina in bocca ai bambini piu' furbi che si alzavano presto per sognare ad occhi aperti montagne di zabajone.
Il sole, ogni volta che arrivava a Melissa borbottava: "Quanto spreco; con tutta questa terra non piantare nemmeno una patata, un chicco di grano, un cetriolo! Neanche se si pagasse la bolletta!".
Non si conosceva madama proprieta', una signora arcigna e con un cappelluccio di traverso che frequentava solo gente per bene, a costo di dormire sul selciato del cortile. Girava sempre di notte e non si faceva toccare da nessuno che non fosse ben vestito e la trattasse con un certo sussiego.
Una mattina i buoni cittadini di Melissa no videro all'orizzonte soltanto un tuorlo d'uovo gigante, ma anche panini, salsicce e capicolli, cocomeri e fichi secchi a montagnole...
Il sole, un po' borione , si era fatto aiutare da certe nuvole di passaggio ad apparecchiare tutto quel ben di Dio.
I poveri abitanti si sentirono ricrescere i denti per il desiderio.
Allora tutti con lo stesso pensiero si avviarono verso la terra-che-non-aveva-semi.
Avevano capito le burla del sole e volevano rimediare: chi una zappa, chi un ciuco, chi una capra, chi una carriola, tutti portarono qualcosa per lavorare, anche se non cíera niente da piantare.
Facevano parte del corteo anche bambini cosi' piccoli, da dover essere custoditi in certe borse díacqua calda, appese davanti alle mamme e guardati a vista da Nonno Fegato che diceva loro: "Se state buoni vi tocchera' in regalo un pezzetto di sole, ma dovete avere pazienza".
La signora proprieta', preoccupatissima per gli interessi dei suoi amici, si era sdraiata di traverso per impedire la marcia di tutti quegli scriteriati e convinta di essere sacra come la testa di un re "unto dal Signore" esplose in un : "Dovrete passare sul mio corpo...!". Cosa che i buoni cittadini fecero con molto scrupolo, scambiandolo per un invito e pestandole la pancia per benino uno per uno.
La Signorina Fame, una matura vergine rigorosamente nubile, guidava il corteo e non era brutta come si diceva, anche se corteggiava i giovanotti a tutte le ore con la segreta speranza di farsi sposare, ma ognuno cercava di scansarla anche se con buone maniere.
La notizia del trambusto arrivo' all'orecchio beato della Repubblica, reginetta un po' giovane e sventata, che nonostante l'infanzia difficile e travagliata, aveva riconosciuto come parenti certi personaggi che líavrebbero volentieri soffocata nella culla.
Non aveva per la verita' neanche molto orientamento geografico e pensava che i galantuomini abitassero tutti in una certa zona e i banditi dallíaltra, e forse lo pensa ancora, perche' cosi' e' molto piu' facile governare.
La differenza tra una zona e l'altra della Nazione in effetti era tale che certe terre non le sembravano nemmeno Italia, forse se ne era semplicemente dimenticata.
Decise tuttavia in fretta e furia di mandare un esercito in armi contro quei terribili occupatori di terre altrui.
Cíera in questo esercito un Vecchio Tamburino che, dopo 103 anni di servizio, non aveva imparato ad uccidere nemmeno una mosca, anzi spesso sbagliava il tempo di battuta per risparmiare la vita ai moscerini o a qualche grillo di passaggio.
Bocciato ai corsi di tiro a segno, lo avevano mandato a tutte le ìGuerre Perseî nella speranza che si vergognasse. Ma quello niente, duro di cervello. I medici gli avevano diagnosticato un cuore piu' grande della testa e della tasca messi assieme.
Il vecchio Tamburino per líoccasione (era uníemergenza!) era stato incaricato di scegliere le armi grosse anziche' Cannone Caster l'ammazzatutti, aveva preso Cannone Giuseppe con il quale si intendeva a meraviglia.
Va detto anche che Giuseppe, quando lo fusero, fece presente con molta umilta' di non avere vocazione per la guerra e che preferiva il suono dei campanacci delle mucche di montagna. Il Kapo non volle sentire ragioni e Giuseppe si avvio' a una carriera di fallito come il vecchio tamburino.
L'esercito dunque arrivo' in quattro e quattríotto sul luogo del misfatto: l'orizzonte all'improvviso si oscuro' e tanti soldati e carabinieri a cavallo coronarono le colline tuttíintorno come spilli.
Alla loro vista segui' una certa confusione: gli asini e le capre non sapevano come mettersi, gli uomini si chiedevano perche' avessero occupato la terra senza semi, i bambini nelle borse di acqua calda non potevano vedere ma si strinsero ugualmente i pugni sugli occhietti e si fecero ancora piu' piccoli.
Le armi furono puntate e stava per scoppiare una tragedia ma il sole d'improvviso scanso' le nuvole e strizzo' líocchio alle canne dei fucili e come per incanto pum pum pum essi spararono semi di grano nella terra che li accolse con gratitudine.
Il tamburino capi' al volo e intono' un allegro rullio díintesa con il cannone Giuseppe e allora sparo' finche' ebbe fiato tirando fra la gente centinaia di pagnotte calde e profumate di forno.
Eí inutile dire che líesercito si ritiro' confuso e scornacchiato ed a qualcuno si ammosciarono perfino le strisce rosse dei pantaloni!
Alla Repubblica cadde di colpo la grande stella dei Ministeri, sulle banconote ed anche in trasparenza sui francobolli: WANTED WANTED WANTED, ma non ci fu verso di ritrovarla ne' allora ne' mai.
Qualche guerrafondaio, in mala fede, disse che cíerano stati dei morti.
Macche' morti : tre mattacchioni, un ciuco giulivo e una capra caprese pensarono bene di sdraiarsi per terra e, anziche' tornare allíimmensa fatica di vivere, preferirono restare sulla collina a sognare tavole apparecchiate ed il Cannone Sparapane.
Sui loro petti fiorirono alcuni papaveri distratti, presi alla sprovvista dalla pioggia di grano.
Quei tre ebbero in premio quanta terra poterono abbracciare, lassu' nel sole a Fragala', dove líerba adesso cresce piu' verde e piu' libera al vento.



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