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Una lettera di Marx e il '48 in Calabria
Il 1 agosto 1897, Benedetto Croce riscopriva ripubblicandolo sulla Critica sociale
, sotto il titolo Una lettera di Carlo Marx del 1848
, quello che risulterà poi essere il primo degli scritti italiani di Marx. Si trattava,
com'è noto, della importante lettera indirizzata dal nuovo direttore della Nuova Gazzetta Renana
(Carlo Marx, appunto) al direttore del giornale fiorentino L'Alba
, il democratico Giuseppe La Farina. La corrispondenza - il che non è forse mai stato
sottolineato abbastanza, dal punto di vista di una storia delle idee democratiche
e progressiste in Calabria - fu subito ripresa il 7 luglio del 1848 (una settimana
appena dopo che era apparsa su L'Alba)
sul numero 7 di un giornaletto che si pubblicava a Napoli per le popolazioni calabresi,
e cioè il Corriere di Calabria
. Il testo della lettera di Marx ripubblicato dal Croce, e poi tradotto e ristampato
variamente fino al 1935 (anno in cui fu ripresentato per la prima volta secondo il
testo originario dell'Alba
, nella raccolta delle Opere complete
di Marx-Engels) fu sempre quello di questo giornale calabrese: quantunque mancasse
degli ultimi due periodi e sebbene il Croce, non avendo operato alcun confronto con
quello dell'Alba
, apportasse al testo originario non pochi ritocchi ortografici, sintattici e di punteggiatura.
Né il manoscritto autografo fu poi mai rintracciato; né alcuna copia o minuta di
esso. Ma il problema non è proprio, in questa sede, di esaminare quel complesso di cagioni di ordine soggettivo ed oggettivo che hanno riguardato la fortuna dello
scritto marxiano, il suo preciso significato in un contesto nazionale ed internazionale,
o la effettiva
incidenza
dell'autore del Manifesto
dello stesso '48 in Calabria, ancor prima che si compisse l'Unità di Italia ed assai
prima che si mettessero in moto dei veri e propri ideali di progresso o durevoli
fermenti operai nella nostra regione. Il problema è piuttosto quello di segnalare
la singolarità di una circostanza, che varrà la pena di approfondire in seguito: tanto
più che la lettera, riproposta varie volte dagli editori appare da ultimo nel vol.
VII delle Opere complete
di Marx ed Engels in italiano (Editori Riuniti, 1974), senza alcun cenno alla singolare
vicenda della lettera di Marx nel Corriere di Calabria
. (Tra parentesi, bisognerà verificare l'attuale disponibilità dei numeri del giornale,
soprattutto ora che si è costituito in Calabria il Centro di ricerca per la storia del movimento operaio e contadino meridionale
; e, più in generale, bisognerà provvedere, anche per il periodo relativo alla prima
metà dell'Ottocento, al recupero di quelle raccolte di opuscoli, giornali e fogli
volanti, che risulterebbero preziosi ad illuminare la peculiarità dei moti risorgimentali e democratici nelle diverse province del Mezzogiorno).
Per restare al '48 difatti, e riflettendo ancora sullo stesso interesse per uno scritto
di Marx in un tempo affatto sfavorevole ad un incontro durevole e politicamente conseguente,
con il marxismo in Calabria, non sembra dubbio che il carattere ed il significato delle agitazioni quarantottesche nel Regno delle Due Sicilie non viene chiaramente
alla luce quando ci si limiti a considerare i soli avvenimenti di Napoli capitale.
E' proprio nelle province - ed in Calabria specialmente - che le contraddizioni e
gli urti nel seno stesso della borghesia sembrano delinearsi più nettamente che altrove.
Non è quindi un caso che soltanto in Calabria
ai radicali riuscisse di prendere in mano la direzione degli avvenimenti . E questo
perché la Calabria fu la regione del Mezzogiorno in cui più profondo era il distacco
della piccola borghesia dai grandi proprietari fondiari ed in cui i democratici,
svincolandosi dai moderati, tentarono con qualche successo di estendere la loro influenza
su più vasti strati di popolazione (Della Peruta).
Di qui il prevalere dei radicali soprattutto nelle province di Cosenza e di Catanzaro,
giacché quasi tutti i circoli erano da essi controllati (così il Circolo nazionale
di Cosenza, ispirato da T. Ortale e B. Musolino; o la Società evangelica di Catanzaro, guidata dall'arciprete Domenico Angherà, che i moderati accusavano addirittura di
comunismo ). Di qui la straordinaria mobilitazione di strati contadini, ed in specie
delle popolazioni contadine di lingua albanese, che consentirono a democratici come
il Musolino, il Ricciardi, il Carucci di far evolvere la situazione in senso rivoluzionario.
Di qui, infine, nonostante che non si arrivasse alla sperata rottura dei democratici
con i moderati e che la reazione travolgesse da ultimo anche la Calabria, la peculiarità della partecipazione alla lotta di un giornale come il Corriere di Calabria
, e lo stesso dialogo a distanza ravvicinata dei Calabresi con il Marx della Neue Rheinische Zeitung
.
Da: Nicola Siciliani De Cumis, Di professione, professore
, Caltanissetta - Roma, Sciascia, 1998, pp. 188-191
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