Ora Locale

(Digita o Clicca su "Ora Locale" per tornare indietro)


Le riflessioni di un illuminista calabrese

Pubblicate, a cura di Franco Crispini, le Riflessioni sopra l'ineguaglianza tra gli uomini di Francesco Antonio Grimaldi


di Spartaco Pupo


Tra il 1779 ed il 1780 vennero stampate a Napoli le Riflessioni sopra l'ineguaglianza tra gli uomini di Francesco Antonio Grimaldi (1741-1784), calabrese di Seminara, fratello di Domenico (1735-1805), che nel 1770 fece stampare il Saggio di economia campestre per la Calabria Ultra, divenuto ben presto famoso, anche in Europa, in cui denunziava la profonda arretratezza dei settori economici della sua terra e, sull'esempio del Genovesi e dei riformatori napoletani, proponeva urgenti riforme nella pratica utilità del lavoro, considerando la natura come la "salvezza" dal male umano e l'agricoltura come la principale fonte di vita della Calabria.
Una Calabria, quella della seconda metà del 1700, dilaniata nel tessuto sociale, sotto il dominio feudale e con una piccola borghesia rurale che faceva da arbitro dei beni dei braccianti e dei coloni, e che tentava ad ogni costo di impossessarsi delle redini economiche, ancora in mano alla nobiltà.
La povertà dei beni materiali, i soprusi e gli abusi legati al sistema feudale, il mancato trapasso della proprietà dal baronato alla borghesia, l'inefficienza degli apparati burocratici, la mancanza di progetti riformistici, l'inesistenza di industrie (l'unica era quella della seta, peraltro in perenne crisi), l'inadeguatezza dei mezzi, rudimentali ed antiquati, delle pur coraggiose attività artigianali e l'inconsistenza del numero degli istituti educativi non lasciavano indifferenti gli intellettuali calabresi, quasi tutti, come i fratelli Grimaldi, formatisi nell'ambiente culturale della capitale del Regno, e che agivano sull'impervio terreno delle riforme, dall'economia alla politica e allo stato sociale. La molteplicità dei problemi e delle negatività persistenti richiedeva l'attenzione di menti eclettiche e l'esperienza di poliedrici uomini di cultura.
Non a caso Francesco Antonio Grimaldi fu insieme uno storico, un filosofo, un giureconsulto, un fine sociologo, un politologo. Le stesse Riflessioni sopra l'ineguaglianza tra gli uomini non sono altro che una sintesi efficace di variegati impulsi, il frutto degli studi più disparati, il risultato finale di accurate ricerche nei vari campi del sapere.
Non poteva mancare, nella Collana delle Edizioni della Civiltà Calabrese, promossa dalla Regione Calabria, l'imponente opera del Grimaldi, che è una delle più importanti testimonianze della tensione intellettuale con cui i calabresi partecipavano, seppure in ritardo, al dibattito illuminista del Settecento.
E non poteva essere più felice la scelta di affidare la presentazione e la cura di quest'attesa riedizione delle Riflessioni a Franco Crispini, ordinario di Storia della Filosofia all'Università della Calabria, nonché Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia, a cui va riconosciuto il merito di avere prima rinvenuto e poi attentamente interpretato il pensiero del Grimaldi, ma soprattutto di essere riuscito a coglierne i motivi dell'adesione ai programmi dell'Illuminismo, nella sua "versione" meridionalistica, della cui storiografia, anche con riferimento all'epoca culturale antecedente, Crispini stesso è senz'altro uno dei maggiori esperti.
Il suo resta l'unico, serio studio critico del capolavoro del Grimaldi e delle opere minori, senza nulla voler togliere, comunque, alla validità delle analisi contenute nel saggio di Vincenzo Ferrone, F.A. Grimaldi e l'ineguaglianza. Le radici scientifiche dell'illuminismo conservatore, in I Profeti dell'Illuminismo, pubblicato nel 1985 da Laterza.
Tra Vico e il tardo Illuminismo napoletano. La riflessione etico-politica di F.A. Grimaldi, il testo che fa da introduzione all'opera è l'ultimo di una serie di scritti con cui Crispini ha sin qui dato uno spessore qualitativo alla non ampia (purtroppo) letteratura critica sul Grimaldi. Nella nota bio-bibliografica che chiude l'introduzione, Crispini cita solo uno di questi suoi saggi, il più recente, e cioè Filosofia e politica tra settecento e primi anni dell'Ottocento, in Storia della Calabria moderna e contemporanea (Roma, 1997), ma vale la pena segnalare almeno due precedenti contributi critici: F.A. Grimaldi, la "virtù antica", il "savio politico", in Seminara nella cultura italiana (Bordighera, 1993), e Gaetano Filangieri e F. A. Grimaldi nei due "elogi" di Salfi e Delfico, in Settecento Calabrese (Cosenza, 1985). Grazie alla varietà delle argomentazioni e delle interpretazioni relative alle questioni di fondo (e cioè l'etica, la politica e il diritto) questi saggi offrono, nel loro complesso, una visione organica della filosofia grimaldiana.
Le Riflessioni sopra l'ineguaglianza tra gli uomini sono il segno tangibile della maturità dell'autore, una "decisa fase di arrivo", come la definisce Crispini, verso "una veduta solidale di etica, diritto e politica", che è possibile rintracciare a sprazzi anche nelle opere precedenti, e cioè la Lettera sopra la Musica, del 1766, in cui l'autore distingue una musica voluttuosa da una filosofica, "norma del pensare ordinato, che incammina sulla via della virtù", il De successionibus legittimis, testo giuridico, dello stesso anno, e le biografie: Vita di Ansaldo Grimaldi (1769), dove, ancor prima di Filangieri, è bene espressa l'esigenza di affidare ad una legislazione il compito di "tirare le passioni della nazione alla concordanza del bene comune", e Vita di Diogene Cinico (1777), in cui il Grimaldi spiega l'ineguaglianza come conseguenza dei bisogni (per questo Diogene, emblema della lotta solitaria contro le imposture e i "vizi trionfanti", si ritira dalla società). Le opere minori rappresentano il percorso speculativo che conduce alle Riflessioni, nelle quali Grimaldi, nel tentativo di superare il significato tradizionale dei termini uguaglianza ed ineguaglianza, approda alle idee di sviluppo, civiltà, progresso.
L'opera, divisa in tre parti (Dell'ineguaglianza fisica, Dell'ineguaglianza morale, Dell'ineguaglianza politica), consiste principalmente nella confutazione, puntuale e rigorosa, delle tesi di Rousseau. Partendo dal presupposto che nella natura sta l'origine della disuguaglianza tra gli uomini, Grimaldi, non senza l'influenza di Condillac e di Montesquieu, arriva a questa conclusione: dall'ineguaglianza fisica, sorta per effetto di una legge immutabile ed eterna, derivano l'ineguaglianza morale e quella politica. Da qui il sorgere e il differenziarsi tra gli uomini dei caratteri che li contraddistinguono, come l'intelligenza, la sensibilità, la volontà, di cui Grimaldi fa una minuziosa descrizione. Sbagliava Rousseau ad affermare la distinzione tra l'uomo che vive nello stato di natura e quello della società civile: tutti sono "uomini naturali". A renderli diversi è soltanto il maggiore o minore grado di sviluppo, legato alle condizioni in cui si trovano ad operare.
Scrive l'autore in uno dei passi più significativi dell'opera: "Io non m'imbarazzo ad esaminare le diverse opinioni de' metafisici antichi, e moderni intorno alla determinazione della voce Natura: se la più sana ragione ci convince dell'esistenza di un ESSERE creatore, e conservatore dell'Universo, la Natura non può in altro senso prendersi, che per la libera, ma costante, ed immutabile determinazione delle leggi della Provvidenza, con cui tutti gli esseri creati sono sempre regolati. Posta questa definizione, è facile comprendere, che ogni uomo, nello stato in cui si ritrova, è uomo naturale, e vive nello stato di Natura, perché vive guidato dalle leggi della Provvidenza, che sono le leggi della Natura. Il selvaggio adunque, più imbrutalito, solitario, e ramingo per le orrende selve della parte più sconosciuta del Globo; e l'uomo colto, e civile, abitante delle Città più brillanti dell'Europa, sono egualmente uomini naturali, e vivono nello stato di Natura; perché la medesima legge, che determina la condizione del selvaggio, la medesima determina ancora la condizione dell'uomo civile" (p. 276).
L'uguaglianza degli uomini uguali per natura non è, secondo Grimaldi, interrotta dalla legge civile, poiché quest'ultima non fa altro che ratificare l'ineguaglianza degli uomini nello stato di natura, eguali nella potenza ma non nell'atto. Occorre prendere coscienza del fatto che il vero stato di Natura dell'uomo è quello in cui realmente si trova, la società: "in questo stato bisogna guardarlo, per conoscere qual egli è; fuori del quale, o è un entechimerico, o è un'eccezione singolare della regola stabilita dalla Natura" (p. 273).
I filosofi, fa notare Grimaldi, hanno sempre costruito una sorta di uomo immaginario e una storia altrettanto immaginaria. Ma non è vero che la storia dell'uomo si svolga in contraddizione con l'eguaglianza che caratterizzava l'uomo nello stato di natura. Anche lì gli uomini erano diseguali.
Crispini, facendo sua l'interpretazione di Ferrone, colloca il Grimaldi nell'area dell'"Illuminismo Conservatore cui la stessa ragione scientifica riesce a dare forti presupposti secondo una realistica scienza dell'uomo che mantiene fisso ed insuperabile il dato della condizione naturale".
Ma il tradizionalismo non impedisce all'autore delle Riflessioni di guardare al presente e al futuro, che vanno costruiti sui valori della natura e del diritto, dell'etica e della politica, della civiltà e della storia. Termini, questi, sottolinea opportunamente Crispini, coi quali Grimaldi intesse la sua trama anti Rousseau, e che alla fine risultano essere gli stessi termini di cui si compone la scienza dell'uomo roussoviana.



Ora Locale

(Digita o Clicca su "Ora Locale" per tornare indietro)


L'edizione on-line di Ora Locale e' ideata e progettata da
Walter Belmonte