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Il corpo ed il limite
di Luigi M. Lombardi Satriani
I. Il desiderio e la corporeita'
Il Carnevale e', come e' noto, uno degli istituti culturali piu' indagati,
si', che una bibliografia degli studi relativa a esso sarebbe talmente
ampia che non puo' essere in alcun modo richiamata in questa sede. Puo'
essere utile comunque ricordare che, dopo una fase di rilevazione accurata
delle numerosissime modalita' attraverso le quali si realizza l'istituto
carnevalesco, si e' passati a un'attenzione di tipo storico-filologico
-si pensi, per tutti, alla notissima opera di Paolo Toschi 'Le origini
del teatro italiano'- e, successivamente, a una lettura tesa a sottolineare
le valenze trasgressive e contrappositive. delle forme folkloristiche carnevalesche
rispetto al potere e al suo quadro formativo. Anche per questa angolazione
problematica i riferimenti potrebbero essere numerosissimi, dalle opere
di Roberto De Simone e Annabella Rossi, a quelle di Domenico Scafoglio,
Glauco Sanga Italo Sordi, e cosi' via; io stesso piu' volte ho riferito
di carnevali calabresi soffermandomi su tali aspetti. Non mi sembra ugualmente
indagato il ruolo che il corpo occupa nello spazio carnevalesco. Tale sottolineatura
non vuole significare un invito a sostituire una prospettiva esclusiva
o tendenzialmente tale con un'altra prospettiva esclusiva. Infatti, Italo
Sordi opportunamente ricorda che 'una constatazione che sotto varie forme
e' stata espressa da tutti gli studiosi del carnevale, e' che esso rappresenta,
piu' che qualsiasi altra festa nazionale, una struttura aperta ed elastica,
suscettibile di inglobare di volta in volta elementi di provenienza diversa
e di esprimere contenuti nuovi: cio' che rende difficile darne una descrizione
che non si risolva in una semplice somma di descrizioni di singoli eventi,
o una semplice elencazione di elementi cerimoniali ricorrenti; e, ancora
di piu', darne una interpretazione univoca' ('Dinamiche del carnevale',
in La ricerca folkloristica, numero monografico su Interpretazioni del
carnevale, 6,1982,p.21). L'ipotesi che intendo avanzare e' che il carnevale
costituisca lo spazio per realizzare, attraverso la manipolazione del corpo,
l'esigenza di trascendimento del limite connaturato alla condizione umana.
L'uomo, infatti, si sperimenta quale datita' corporea; qualsiasi esigenza
egli intenda realizzare non puo' che tradursi in comportamenti biologicamente
condizionati. L'azione umana e' costitutivamente possibile entro limiti,
anche corporei, invalicabili. L'hic et nunc dell'azione deve tener conto
di questo corpo, quand'anche tale corpo singolo possa essere teatro di
un dramma. Anche la vita pi* povera o squallida - lo ha sottolineato Guido
Ceronetti - 'e' un dramma eschileo se si pensa alla tragedia delle funzioni,
ai bisbigli delle secrezioni, ai silenzi degli organi, agli sforzi della
memoria, al brancicare della voce, al sangue che ruota, ai miasmi mortali,
alle risse tra microrganismi, alle guerre spermatiche, alle eruzioni cellulari,
alle pestilenze dei nervi, alle predestinazioni biochimiche, al fatto che
a poco a poco ti introduce nel morbo finale, alle piaghe, ai foruncoli
scoppiati, ai serpenti della pazzia, alle cagne furiose della Fame' (Il
silenzio del corpo, Milano, Adelphi 1987, p. 36). Il corpo, nella nostra
come nelle altre culture, si pone come centrale. Esso, ci ha avvertito
Mariella Combi, 'esprime in modo evidente sia il sistema metaforico/metanimico,
sia la comunicazione simbolica nei suoi rapporti con la parola, che rappresenta
un mezzo di trasmissione dei codici di informazione e di comunicazione
del sistema sociale. Il corpo occupa [...] un posto privilegiato per le
molteplici relazioni che intesse sia con la natura, sia con la cultura
di cui e' prodotto, sia con la societa' cosi' come appare e/o vuole apparire'
(Il grido e la carezza, Palermo, Sellerio,1988, p. 89). In ogni societa',
comunque, 'il corpo cosi' come e' vissuto dal singolo individuo, e' impegnato
dal simbolismo, dalle reazioni ai rapporti interpersonali e dalle emozioni.
E' un corpo su cui il sociale con i suoi riti e le sue norme, le rappresentazioni
fantasmatiche, la magia, la scienza e l'esperienza personale lasciano un
segno' (ibidem, p. 57). Ma questo corpo io, nell'autonomia che lo spazio
carnevalesco mi garantisce, posso manipolarlo, enfatizzando alcune sue
parti, mettendone in ombra altre, riorganizzandolo nella proporzione delle
sue parti, in qualche modo producendolo e rendendolo atto a parlare una
molteplicita' di linguaggi. Chiunque abbia avuto frequentazione con i carnevali
sa che tra i segni materiali e comportamentali del carnevale 'fondamentale
appare il mascheramento e il travestimento, che possono proporsi risultati
piu' o meno precisi: dalla trasformazione della persona in qualcosa di
irriconoscibile, di informe, alla realizzazione sorprendentemente accurata
di un personaggio previsto nei minimi particolari dalla tradizione, alla
imitazione sia nell'aspetto sia nei modi di comportarsi di una figura reale
(per esempio una donna, o un prete), spesso con risultati semplicemente
straordinari dal punto di vista dell'illusione sugli spettatori, che presuppongono
da parte degli attori (questa volta senza virgolette) eccellenti doti interpretative,
anche la' dove non si arriva a una vera e propria drammatizzazione del
carnevale. I carnevali che non comportano mascheramenti - i travestimenti,
i costumi sono sempre presenti - costituiscono un'eccezione (salvo il caso
gia' citato dei funerali di carnevale), ma un'eccezione importante. Sono
carnevali, come quello di Sampeyre, di Rocca Grimalda, o di Ivrea che [...]
hanno in comune la caratteristica di rappresentare la conquista della liberta'
da parte della comunita'; e per questo i rappresentanti della comunitˆ
ai quali quest'ultima delega la realizzazione del carnevale vi compaiono
con la propria identita' ' (I. Sordi, scritto cit., p. 26). Puo' essere
utile allora far interagire la letteratura carnevalesca con la letteratura
sul corpo che ha conosciuto in questi ultimi anni una notevole fioritura.
Ne' e' un caso che nella prima meta' degli anni Settanta siano stati realizzati
alcuni documentari sulla cinesica e la gestualitˆ nelle aree meridionali
(Napoli, Barbagia e Sicilia) a cura di Diego Carpitella (Istituto Luce).
E' significativo, infine, che un blocco di appunti demartiniani si riferisca
alle tecniche del corpo e che l'emologo napoletano abbia dedicato una serie
di note intorno a 'diverse letture critiche di letterari, filosofi, psichiatri,
relative in linea di massima alla problematica della costruzione degli
schemi di percezione corporea e oggettuale'. De Martino riporta la definizione
sartriana del corpo, del proprio corpo come 'strumento e fine dell'azione',
riflettendo sullo 'schema corporale, questo sistema di referenze per cui
abbiamo coscienza delle diverse parti del nostro "proprio corpo", questo
"centro di referenze toltale che indicano le cose" (Sartre), base esistenziale
delle nostre percezioni, orizzonte sempre presente e costante degli eventi
della nostra vita, "modo di essere annodato o radicato nel mondo" e "a'
l'espace" (Merleau-Ponty)' (La fine del mondo, Torino, Einaudi, 1977).
Il corpo - e' stato efficacemente sottolineato - 'e' il primo luogo su
cui interviene la mano dell'adulto per marcare il bambino; e' il primo
spazio in cui sono imposti i limiti sociali e psicologici dati alla sua
condotta; e' cio' attraverso cui la cultura iscrive i suoi segni determinando
e codificando un uso particolare del corpo'. E, ancora, 'la cultura agisce
sul corpo fisico del singolo e lo modella scegliendo, tra le tante possibili,
quelle forme, quei modi di essere che sono coerenti con la maniera in cui
affronta problemi e valori quali la vita e la morte, il lavoro e la festa,
la natura dell'uomo e il suo destino, il piacere e il sapere. Ossia, esiste
anche una coerenza tra la determinazione dei valori riconosciuti come fondamentali
in una societˆ in un certo periodo storico e il tipo di rapporto che essa
instaura con il corpo' (M. Combi, op. cit., pp. 51,50). Ovviamente, la
lettura del corpo e' una produzione culturale, in quanto le categorie entro
le quali esso e' sussunto vengono fornite nelle diverse societa' dalle
loro rispettive culture. Uno dei tratti costanti nella manipolazione carnevalesca
del corpo e' quello della enfatizzazione delle zone erogene e degli organi
sessuali. Mammelle gigantesche, escrescenze falliche, protuberanze varie
esaltano la potenzialita' sessuale di un corpo cosi' trasformato. Esso
suscita, in una cornice "istituzionalmente" scherzosa, interesse e paura,
curiosita' e stupore, attrazione e diffidenza, desiderio e repulsione.
Il tempo del carnevale si riconferma cosi' come tempo del desiderio, tempo
del linguaggio della corporeita'.
Per l'approfondimento delle tematiche qui trattate v. fra gli altri:
Le origini del teatro italiano (1955) di Paolo Toschi; La liberation du
corps(1973) di Max Pages: Il corpo incompiuto (1975) di Bernard Rudofski;
L'expressivite' du corps (1976) di Michel Bernard; Le corps a ses raison
(1976) di Therese Bertherat;Il carnevale di Bagolino di
Italo Sordi in Roberto Leydi e Glauco Sanga, Brescia e il suo territorio
(1976; In principio era il corpo (1977) di Sabino Acquaviva; Carnevale
si chiama Vincenzo (1977) di Roberto De Simone e Annabella Rossi; Pouvoir
et corps (1978) di Michel Foucault; Le corps redresse' (1978) di Georges
Vigarello; Il silenzio del corpo (1979) di Guido Ceronetti; Le dialogue
corporel (1980) di Pierre Vayer; La maschera della cuccagna (1981) di Domenico
Scafoglio; Il corpo (1983) di Umberto Galimberti; Le corps et ses fictions
(1983) a cura di Claude Reicher; Il linguaggio del corpo (1988) di Alexander
Lowen; Il corpo tra natura e cultura (1988) numero monografico, a cura
di Carla Pasquinelli, di 'Problemi del socialismo'; Il grido e la carezza
di Mariella Combi (1988); Pulcinella - Il mito e la storia (1992) di Domenico
Scafoglio e Luigi M. Lombardi Satriani; Dimore del corpo (1996) di Laura
Faranda; Perche' il corpo (1996) a cura di Mariella Pandolfi; Il corpo
e la roccia (1996) di Fiorella Giacalone).
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