L'Associazione di cultura politica Per una sinistra di governo nasce con
l'intenzione di offrire una sede permanente di riflessione, di dibattito e
di proposta ai parlamentari, anche europei, dei Democratici di sinistra che
condividono l'esigenza di fondare su più solide e partecipate basi teoriche,
e su più nette ed inequivoche opzioni ideali e politiche, la costruzione del
nuovo partito del socialismo europeo. La ridefinizione dei rapporti fra
società civile, società politica e istituzioni, nel quadro del rafforzamento
della coalizione di centro-sinistra in Italia, e dello schieramento delle
forze riformatrici in Europa.
Il primo impulso alla costituzione dell'Associazione è venuto dalla
percezione di un disagio largamente diffuso fra i parlamentari, e dovuto
all'incerta determinazione del loro ruolo e della loro funzione.
Le riforme elettorali di tipo maggioritario hanno prodotto una modifica
radicale dei criteri di selezione delle rappresentanze nelle istituzioni e
del mandato ad esse conferito, incidendo fortemente sul rapporto fra i
partiti e gli eletti: ad ogni livello, infatti, questi ultimi non
rappresentano più soltanto le forze politiche di appartenenza, ma le
coalizioni. In particolare, i parlamentari eletti nei collegi uninominali si
trovano a dover conciliare il vincolo di lealtà al mandato di coalizione con
l'adesione soggettiva a un partito, oltre e prima ancora che a dover rendere
compatibile la loro funzione di legislatori con gli obblighi ad essi
derivanti dal fatto di essere espressione di un territorio, cioè di una
realtà geograficamente ben delimitata e dotata di sue specifiche
peculiarità.
Da queste innovazioni, che non hanno finora ottenuto adeguata attenzione
(sono del tutto mancati, ad esempio, una appropriata analisi dei modi in cui
tali problemi sono stati affrontati dagli altri partiti del socialismo
europeo, e un approfondito confronto sul ruolo in essi rivestito dalle
rappresentanze istituzionali), è derivata, a carico dei parlamentari, una
ambigua investitura. Per ciò che riguarda poi, in particolare, i deputati e
i senatori dei DS, essi si sono visti progressivamente marginalizzati dalle
sedi e dalle occasioni in cui si forma la volontà politica del partito, e
chiamati ad assolvere a meri compiti di propaganda; per converso,
l'effettivo esercizio del mandato di coalizione è per loro quasi del tutto
vanificato dalle resistenze di partiti gelosi delle loro autonome
prerogative e ancora in larga misura condizionati da una cultura
proporzionalista. Analoga situazione vivono i parlamentari europei, i quali,
pur se eletti su liste di partito, sono comunque tenuti a coniugare la
rappresentanza e la tutela degli interessi nazionali con le logiche
dell'integrazione comunitaria, l'appartenenza a un soggetto politico con
l'adesione a un gruppo che, per quanto omogeneo, risente comunque della sua
composizione sovrannazionale.
Com'è evidente, sarebbe vano affrontare tali questioni attraverso la sterile
rivendicazione della dignità del ruolo degli eletti, o la patetica
deprecazione dell'accessorietà della loro funzione. Dal momento che non si
aspira certo a una condizione notabilare, ma s'intende soltanto individuare
le forme attraverso cui alle rappresentanze istituzionali sia consentito di
contribuire efficacemente alla riaffermazione delle ragioni di una sinistra
moderna e di governo, alla elevazione del suo profilo progettuale e
programmatico, al consolidamento dell'unità delle forze democratiche e
riformatrici, in ambito sia nazionale che europeo, va da sé che la
valorizzazione del ruolo e della funzione dei parlamentari fa tutt'uno con
il conseguimento degli obiettivi di un profondo e reale rinnovamento della
politica, che contrasti efficacemente e sconfigga la preoccupante tendenza
alla passività di aree sempre più ampie della cittadinanza (come dimostra
eloquentemente il fenomeno della disaffezione al voto); di una riforma dello
Stato che definisce un nuovo sistema di relazioni fra centro e periferia,
promuovendo l'autogoverno della società civile e rendendolo compatibile con
la coesione e l'equità sociale; dell'estensione e del rafforzamento
dell'Unione Europa, per cui alla sempre più avanzata integrazione
dell'economia, della finanza, dei sistemi di sicurezza e di protezione
sociale corrisponda un nuovo assetto delle istituzioni del governo
comunitario.
Entro questo orizzonte appunto intende collocarsi l'iniziativa
dell'Associazione, che si propone innanzitutto come centro di riflessione,
di ricerca, di elaborazione e di dibattito capace di oltrepassare i limiti
della dialettica nominalistica e della torsione politicistica che sembra
affliggere il centro-sinistra nel nostro Paese, e di contribuire alla
definizione di una cultura politica e di un programma che esaltino
l'originalità e specifichino l'azione di governo insieme dei DS e della
coalizione, in termini di reciprocità e non di antagonismo, incardinandola
sempre più organicamente in una dimensione europea.
L'Associazione si prefigge, dunque, di cooperare al processo di costruzione
di un partito veramente "aperto e plurale", che non ritenga la costituzione
di componenti organizzate sufficiente a garantire la democrazia interna, e
che si sforzi invece di rimettere in circolo idee e risorse, di sollecitare
la più ampia partecipazione di tutte le energie, che si dia un programma e
un progetto in grado di illuminare e motivare le sue scelte e le sue
politiche, che dissipi gli equivoci tuttora incombenti sulla democrazia di
mandato, di cui non si disconoscono la legittimità e persino la necessità,
ma che va resa compatibile con la qualità democratica del partito,
attraverso una efficace definizione del rapporto fra le responsabilità del
leader e i meccanismi di formazione della volontà politica.
Un partito, ancora, che sappia riformulare termini e garanzie del patto con
gli elettori, e - più in generale - rivitalizzare il suo rapporto con la
società civile: assumendo in primo luogo uno statuto (ma tale obbligo
andrebbe esteso a tutte le forze politiche, e sancito come condizione
pregiudiziale per l'accesso al finanziamento pubblico) che contenga
esplicite norme per favorire e rendere efficace la partecipazione
democratica degli iscritti e degli elettori alla vita del partito, nonché
alla selezione dei suoi dirigenti e delle sue rappresentanze istituzionali,
ad ogni livello.
Un partito, infine, che si riconosca nella grande famiglia del socialismo
europeo, che sappia coniugare fedeltà agli ideali e istanze di cambiamento,
e che, abbandonata la sterile disputa sui modelli da importare e a cui
meccanicamente adeguarsi, sia mosso dall'impegno a raccordare funzionalmente
specificità nazionali e dimensione europea, a dare risposta ai grandi
problemi la cui soluzione soltanto può esaltare le ragioni della sinistra
italiana, ma anche della coalizione,e dello stesso socialismo europeo. Ci
riferiamo, ad esempio, alle questioni capitali del governo democratico dello
sviluppo, della regolazione sociale dell'economia e della finanza nell'età
della globalizzazione; del nuovo ordine mondiale, dei principi cui esso deve
obbedire e degli istituti incaricati di garantirlo; della riforma del
welfare; della piena espressione dei diritti di cittadinanza; della
sussidiarietà e del federalismo solidale.
Con questi e con altri problemi l'Associazione intende misurarsi: aspirando
a rappresentare un luogo aperto e libero di riflessione e di confronto
politico-culturale, e di qualificarsi insieme come soggetto attivo nella
dialettica democratica dei Democratici di sinistra, in grado di fornire un
autonomo contributo di proposta, di orientamento, di intervento sugli
aspetti qualificanti dell'azione di governo, del programma e del progetto
che devono caratterizzare una moderna sinistra italiana, a pieno titolo
partecipe della realtà del socialismo europeo e al contempo convintamente e
responsabilmente impegnata, nel nostro Paese, nel rafforzamento della
coalizione di centro-sinistra e nella definizione di una sua sempre più
nitida identità politica e programmatica.