Intervista di Viviana Santoro a Roberto Stirparo
Visto e considerato che puntualmente, ad ogni estate, ci si ritrova davanti al problema del mare inquinato ed alle varie graduatoria delle località più o meno sicure, abbiamo tentato di capire (e non è stato semplice) di chi è la competenza della gestione degli impianti di depurazione delle acque reflue. Ci siamo, perciò rivolti all'ing. Roberto Stirparo, libero professionista che si occupa di gestione degli impianti di depurazione, per trovare il filo di Arianna nel labirinto delle circolari e delle note, che sfuggono a noi comuni mortali, che, peraltro chiediamo solo acque pulite.
Scopriamo così che, poiché nel 1998 ci si era accorti che la situazione della depurazione delle acque reflue in Calabria versava in stato di assoluta gravità, la presidenza del consiglio dei ministri, visto il livello di allarme, aveva dichiarato lo stato di emergenza anche nel settore delle acque reflue, dopo averlo già fatto per quello dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani, con ordinanza PCM n. 2696 del 21-10-97.
"In quell'occasione - Spiega Stirparo -il governo provvide a nominare il Commissario per l'Emergenza nella persona del Presidente della giunta regionale ed il Sub Commissario in quella dell'On. Italo Reale. Ancora nell'estate '99 non si registrava alcun cambiamento, anzi la gravità fu sotto gli occhi di tutti allorquando un gravissimo inquinamento si manifestò su tutta la fascia costiera calabrese"
Come mai?
L'ufficio del Commissario non aveva avuto ancora il tempo materiale per operare. Infatti tale ufficio si era attivato sin dall'inizio del '99 con un censimento analitico di tutti gli impianti esistenti sul territorio regionale e con le analisi chimico biologiche degli affluenti
Cosa rilevò l'indagine?
Quasi tutti gli impianti presenti nella nostra ,regione non erano in condizioni di rispettare i limiti di qualità degli affluenti, così come fissati dalla normativa vigente, parecchi avevano bisogno di adeguamenti tecnologici. Si rendeva, perciò, necessario, da una parte, realizzare altri impianti e potenziare quelli già esistenti, ma insufficienti, dall'altra, assicurare con urgenza la corretta gestione di quelli già esistenti.
Quali provvedimenti adottò, allora, il Commissario delegato?
Il Commissario cominciò ad adottare provvedimenti tesi ad unificare, così come la normativa nazionale e comunitaria prevedeva, la gestione degli impianti comunali nell'ambito ciascuno di ATO (ambito territoriale ottimale), che a livello regionale sono 5, uno per provincia.
Quali i passaggi per realizzare la gestione unitaria?
L'Ufficio suddetto si adoperò per indire una gara d'appalto per la gestione unitaria degli impianti di depurazione in Calabria; tale gara si concludeva a fine marzo 2000, individuando per ogni provincia una ditta con il compito di gestore unico. I Sindaci, con nota 9-11-99, erano stati invitati ad aderire all'iniziativa in quanto la gestione unitaria oltre a garantire il rispetto dei parametri di legge, avrebbe consentito presumibilmente «un risparmio di costi, rispetto a quelli relativi alla corretta gestione del singolo impianto comunale e quindi un beneficio economico indiretto, oltre la gestione del singolo impianto comunale e quindi un beneficio economico indiretto, oltre che un beneficio in termini di minori responsabilità gestionali, (ovviamente per i Sindaci). Il costo di adeguamento tecnologico e straordinaria manutenzione degli impianti normalmente a carico dei comuni proprietari, sarà assunto dallo scrivente Ufficio del Commissario»
Come risposero i Comuni?
Anche Comuni come quello di Soverato, ad esempio, che risultarono essere in grado di mantenere nel limiti della legge 319/76 la qualità dell'effluente, ritennero vantaggiosa l'iniziativa non solo in termini economici, ma anche in termini di risultati oggettivi.
Intanto i Comuni cominciavano a consegnare gli impianti all'Ufficio del commissario, che a sua volta, li consegnava alla ditta appaltatrice, individuata, tramite gara d'appalto.
A questo punto i Sindaci ritenevano di essere esonerati dalla grossa responsabilità relativa alla gestione degli impianti di depurazione, anche perché le ditte avrebbero stipulato un regolare contratto proprio con l'Ufficio del Commissario e non con i singoli comuni.
Ma la stagione estiva 2000 non ha rilevato sensibili miglioramenti, come mai?
Le singole ditte si sono trovate davanti un'enorme quantità d'impianti da gestire (così, da un giorno all'altro), ed ogni impianto presentava evidentemente problemi più o meno gravi. Inoltre le ditte hanno avuto difficoltà nell'assunzione del personale per via di alcune vicende sindacali. Da non dimenticare poi che la stessa stipula del contratto di gestione e la nomina dei direttori tecnici da parte dell'Ufficio del Commissario sono avvenute con notevole ritardo, impedendo, o quanto meno ritardando, le spese che le ditte dovevano affrontare per un'adeguata gestione.
Tutto questo può allora spiegare il pessimo stato delle acque del mare in alcuni periodi, anche prolungati, dell'estate 2000. Ma l'ing. Stirparo continua a ragguagliarci sul "balletto" delle note che ancora continuano ad arrivare in agosto da parte del Commissario, delegato indirizzate oltre che ai Sindaci, alla guardia di finanza, ai Prefetti, ai Presidenti delle Province, ai comandi provinciali dei Carabinieri, della Polizia di Stato e della guardia di finanza, ai Direttori generali delle ASL.
In quella del 3 agosto 2000 leggiamo quanto segue: «l'Ufficio del commissario ha solo fornito, attraverso una gara, ai comuni un soggetto imprenditoriale in grado di gestire per conto degli enti locali, ai quali comunque rimane la titolarità degli impianti, tant'è che i Comuni non erano obbligati ad accedere a tale gestione».
Se ho ben capito i sindaci in questo momento si trovano ad essere corresponsabili di una gestione eseguita da una ditta individuata e quindi di fiducia dell'Ufficio del Commissario e non più da una ditta di loro fiducia?
E' proprio così, e tutto questo meraviglia gli addetti ai lavori e i Sindaci...
Ci pare di capire, quindi, che, poiché a fine estate sono stati firmati i diversi contratti, ci sono tutti i presupposti affinché nel prossimo futuro i vari depuratori possano essere resi, finalmente, funzionali e funzionanti.
Non è, quindi, impossibile, come si pensava fino a qualche anno fa, gestire un impianto di depurazione biologico?
Non è impossibile, è stato ampiamente dimostrato anche dalle ditte locali che non hanno potuto partecipare alla gara perché non avevano i requisiti tipici delle grandi ditte, richiesti dal bando. Quello che è auspicabile, adesso, è che gli organi preposti al controllo svolgano il loro compito in maniera appropriata ed incisiva, affinché le ditte private non ottengano il raggiungimento dei profitti sfruttando il personale, e magari smaltendo in maniera inadeguata i fanghi risultanti dal processo depurativo.
Un iter lungo, perciò, questo che abbiamo scoperto essere stato persorso dagli enti preposti per la soluzione del problema gestionale degli impianti di depurazione delle acque reflue. Lungo, di non facile comprensione per la gente, ed in evidente poca sintonia con una politica di sviluppo delle imprese e quindi dell'economia locale.