Ora Locale

(Digita o Clicca su "Ora Locale" per tornare indietro)


La scuola, Marx in Calabria, un centocinquantenario agostano


A Eugenio Garin

Caro Professore, non se Lei sia stato messo a parte del dibattito che è seguito alla Sua intervista a Corrado Stajano, sul Corriere della sera del 5 agosto u.s., dal titolo Garin. Ricominciamo dall'Abc. Rousseau, Marx, Croce, Gramsci per recuperare progetto e passione... Sono intervenuti davvero in tanti, con una grande, grandissima voglia di Abbecedario, ora ad accogliere ora a respingere il Suo autorevole invito a rileggere, di Marx-Engels, il Manifesto del partito comunista : e, sempre sul Corriere , ne hanno discusso Dario Antiseri (9 agosto), Luciano Canfora (10 agosto), Giulio Ferroni (11 agosto), Giovanni Belardelli (13 agosto), Massimo Baldini (14 agosto), ancora Canfora (17 agosto); sull' Avvenire , ne hanno scritto Rosso Malpelo (9 agosto) e Luca Geronico (12 agosto); su l'Unità , Bruno Gravagnuolo (12 agosto); sul Secolo d'Italia , Angelo Gallippi (22 agosto); sulla Gazzetta del Sud , Girolamo Cotroneo (30 agosto). Io ho raccolto diligentemente gli articoli, li ho studiati, mi sono fatto qualche idea del tono della discussione; e m'è capitato perfino di pensare che in Calabria, dove per l'appunto mi sono trovato a leggere e a conversare di Antonio Labriola (completamente trascurato nella querelle , benché autore di quell'In memoria del Manifesto dei Comunisti così importante per Croce e per Gramsci, oltre che per Garin), è dal 1848 per l'appunto che Marx fa sentire direttamente la sua voce. Ricorda infatti la lettera a Giuseppe La Farina, apparsa sul Corriere di Calabria del 7 luglio del '48? Nemmeno a farlo apposta, è il primo degli "scritti italiani" di Marx, quarantottino come il Manifesto , ed ora centocinquantenario con quest'ultimo... Che bella ricerca da svolgere a scuola, su Marx e la Calabria, la Calabria e Marx. Io la avevo incominciata una ventina d'anni fa, con i miei ragazzi dell'Istituto tecnico "B. Grimaldi", a Catanzaro; e - se rammenta - La tenni a più riprese informata dei risultati dell'indaginetta (sul quindicinale questaCalabria , in un libro di cose didattiche ecc.). Ma ne valeva la pena? Non saprei, davvero non saprei. Fare, per il piacere di fare!?!
So invece (non avrei dubbi) della rilevanza anche educativa, in Calabria come a Capo Nord o a Città del Capo, e del valore certamente didattico, della Sua intervista agostana con annessi e connessi polemici. Si dice Novecento ed insegnamento della storia del Novecento, come si dice ricerca, ricerca di prima mano in classe. Ecco una buona, un'ottima occasione per spiegarsi nel merito, e per intervenire sul piano delle questioni di metodo. Un'intervista, in primo luogo la Sua intervista a Stajano. Io partirei da qui: e non trascurerei di rilevare, immediatamente, il terreno innanzitutto dialogico, interlocutorio, e dunque unilateralmente esplicativo, esemplificativo, quindi provocatoriamente tagliato con l'accetta, della Sua conversazione giornalistica. Ed ha fatto bene la redazione del Corriere a fornire al lettore una bio-bibliografia essenziale di Eugenio Garin... In altri termini, se si vuol capire ciò che questo autore dice adesso, occorre risalire a quel che egli ha pensato e scritto nel corso del tempo, da oltre un sessantennio a questa parte: il suo Marx di ora, questo colloquio con l'invito a rileggere il Manifesto , ha una storia di cui occorre tenere conto. Se non si vuol fraintendere il senso. Insisto: bisognerebbe parlare a scuola di questi temi.
Ecco perché, caro Professor Garin, ho trovato fuori luogo, e decisamente sproporzionate rispetto alla "cosa", certe reazioni alla Sua uscita sul fervore di idee espresso per esempio dal Manifesto del partito comunista di Marx e Engels che uscì 150 anni fa. La sua grandezza e la sua forza sono assolute. Ma pochi ne hanno parlato, in occasione dell'anniversario . Ho trovato sbagliata, radicalmente sbagliata, la scelta di schierarsi gli uni e gli altri pro e contra una presunta sua predica marxistica e comunistica. A nessuno è venuto in mente di precisare che Garin non è mai stato un marxista scrio scrio (diceva Labriola); e che pertanto il parere gariniano sull'operetta marx-engelsiana, da rileggere, va inteso anzitutto dal suo pulpito. E, per la pars destruens , come una dichiarazione di scontentezza critica ed autocritica; per la pars construens , come un'indicazione storiografica, di ricerca: una proposta pedagogica, un invito a mettersi in gioco disinteressatamente, da marxisti e da non marxisti, alla presenza di un "classico" come il Manifesto . Al suo livello didattico.
Non dimenticherei cioè, che Lei, sempre che studia o invita a studiare un testo, un autore, la fortuna di testi ed autori, si fa insegnante, è soprattutto un insegnante. Di qui il senso della mia proposta didattica ai colleghi e agli studenti lettori di Ora Locale . Rileggiamo sì il Manifesto a scuola, e magari prendendo le mosse dalla notevole messe di interventi in occasione del Garin interloquente in agosto, nell'agosto del '98, con Stajano; ma non accontentiamocene. Rendiamo più complessa l'intervista, alla luce dell'opera di Garin, maestro di complessità. Rileggiamo i suoi scritti, in presenza delle suggestioni marxiane e marxiste (Labriola, Gramsci, Banfi ecc.), che certo ci sono. E spiegamone pure i termini e i limiti, discutendone gli aspetti, avanzando ipotesi, esercitandoci nella critica-autocritica, producendo indagini rigorose fuori dagli schemi ideologici a buon mercato... Già il mercato . Un altro tema su cui riflettere. Non solo d'agosto, con l'aiuto delle idee e della loro storia, in classe, e non solo in Calabria. Fin dai primi giorni di scuola.
Grazie del suggerimento, Professore. E mi abbia devotamente, il Suo
Nicola Siciliani De Cumis



Ora Locale

(Digita o Clicca su "Ora Locale" per tornare indietro)